I commissari di Alitalia sono assenti al vertice di tutte le grandi e piccole compagnie mondiali. Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari non partecipano all’assemblea annuale della Iata, in corso a Sydney da oggi al 5 giugno.
All’associazione mondiale aderiscono più di 200 compagnie, che rappresentano l’83% del traffico globale. Non aderiscono solo le low cost tradizionali, in particolare Ryanair, easyJet e Southwest. Ma ci sono anche le piccole. Oggi è stata annunciata un’alleanza della minuscola Fiji Airways (18 aerei) con l’alleanza Oneworld, la rete di cui fanno parte British Airways, Qantas, American Airlines, Qatar Airways.
Perché quest’assenza? “Fino a qualche settimana fa era previsto che i commissari venissero, ma non ci sono”, sottolinea il rappresentante di una delle maggiori compagnie mondiali. Un anno fa Gubitosi aveva fatto una rapida comparsa al vertice in Messico, a Cancun, stava cercando compratori per la disastrata Alitalia. Non li ha trovati.
Vendita congelata
Alla fine della procedura di vendita, lo scorso aprile, i commissari hanno ricevuto solo tre proposte, da Lufthansa, easyJet e Wizz Air, ma nessuna offerta vincolante d’acquisto. Tre proposte dirette solo a pezzi dell’attività di volo. Se accettate lascerebbero migliaia di esuberi. La proposta considerata più valida dal governo Gentiloni è quella di Lufthansa: gli esuberi sarebbero tra 4mila e 6mila, sui circa 12mila lavoratori della compagnia (dei quali 1.460 in cassa integrazione). Un problema sociale difficile da affrontare.
Lufthansa: “Aspettiamo il governo”
“Non abbiamo novità. Aspettiamo il governo…”, dice Cartsen Spohr, a.d. di Lufthansa. In teoria, la procedura di vendita di Alitalia è sempre in corso. Il 26 aprile il governo ha approvato un decreto legge che prolunga di sei mesi, fino al 31 ottobre prossimo, il completamento della procedura di venidta. Ma la procedura di cessione è congelata, bloccata fino alle indicazioni che darà il nuovo governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte.
Il contratto fra Di Maio e Salvini
Il “contratto” fra Luigi Di Maio e Matteo Salvini dice che la compagnia “va rilanciata nell’ambito di un piano nazionale dei trasporti che non può prescindere dalla presenza di un vettore nazionale competitivo“. Quest’affermazione lascia pensare che M5S e Lega vogliano investire su Alitalia anziché dismetterla. Il problema è che Alitalia continua ad assorbire cassa e a perdere soldi, molti soldi.
Per il 2017 non c’è un bilancio (neppure per il 2016: manca la trasparenza sui conti), tuttavia i dati presentati dai commissari al Senato dicono che nell’intero 2017 Alitalia ha perso più di 500 milioni di euro.
Nel 2017 Alitalia ha perso più di 500 milioni
L’anno scorso la compagnia ha realizzato ricavi totali, escluse le voci non ricorrenti (cioè non straordinarie) pari a 2.915 milioni, 35 milioni in più del 2016, mentre i costi totali sono più alti, pari a 3.228 milioni, benché diminuiti rispetto ai 3.299 milioni del 2016. Pertanto il margine operativo lordo (Ebitda) è negativo, pari a -313 milioni (rispetto a -419 milioni nel 2016). Il risultato operativo (Ebit), dopo aver calcolato gli ammortamenti, è negativo, pari a – 526 milioni, rispetto a -585 milioni del 2016. Se si considerano le partite non ricorrenti, nel 2017 il risultato è -496 milioni, rispetto a -360 milioni del 2016.
Per arrivare al risultato netto finale bisogna aggiungere ai costi gli interessi sui debiti e le tasse, dunque la perdita finale in un bilancio sarebbe ancora più pesante.
Record dei profitti per l’aviazione mondiale
Sono dati in totale controtendenza con quelli dell’intera aviazione mondiale, che scoppia di salute. “L’industria del trasporto aereo è nel suo nono anno consecutivo di profittabilità”, afferma il direttore generale della Iata, Alexandre de Juniac. Per il 2017 la Iata a Sydney ha alzato le stime degli utili netti aggregati per tutte le compagnie mondiali da 34,5 a 38,4 miliardi di dollari
Anche quest’anno i conti sono complessivi sono redditizi, l’ultima stima fatta in dicembre era di 38,5 miliardi di dollari di utili netti. A Sydney la stima degli utili 2018 è stata abbassata a 33,8 miliardi di dollari, per i recenti rialzi del costo del petrolio. Ma le principali compagnie non sembrano preoccupate.
Timori per la privatizzazione degli aeroporti
“Il grande problema del giorno sono le infrastrutture”, dice de Juniac. “Una crisi globale delle infrastrutture è complicata dal fatto che i governi considerano un’accelerazione del coinvolgimento dei privati negli aeroporti”, osserva il d.g. della Iata. Secondo l’associazione molte privatizzazioni di aeroporti si sono tradotte solo in un aumento dei profitti per gli investitori, ma senza un miglioramento dei servizi e un incremento di efficienza, anzi _ dice la Iata _ i costi sono aumentati per compagnie e passeggeri.
Da questo dibattito sono assenti Gubitosi, Laghi e Paleari. Oltre che per il futuro di Alitalia, anche per il loro futuro come commissari, sarà decisiva la volontà di Di Maio e Salvini. Il loro incarico non scade, ma il governo potrebbe anche decidere di sostituirli.
Post Scriptum: I conti andranno poi fatti con la Commissione Ue, che ha già contestato come aiuto di Stato il prestito pubblico di 900 milioni dato l’anno scorso dal governo per far volare Alitalia. Una riserva di cassa che si sta lentamente consumando. A pagare sono, ancora una volta, i contribuenti.