Lo spezzatino di Alitalia sta per essere servito. Il bluff del governo e dei commissari sulla “vendita in blocco” di Alitalia è ormai smascherato.
Nessuna delle manifestazioni d’interesse presentate da altre compagnie per la disastrata azienda in amministrazione straordinaria è diretta ad acquistare l’intera attività, da quanto si apprende da indiscrezioni. Non è solo Ryanair, come ha detto nei giorni scorsi l’a.d. Michael O’Leary, a volere solo una parte delle attività di volo.
Anche Lufthansa, easyJet, Etihad e l’asse tra Delta ed Air France sono interessati solo all’attività di volo. Anzi, l’interesse riguarda solo una parte dell’attività di volo, non certo la totalità dei naviganti e tutti i 123 aerei della flotta. Secondo indiscrezioni l’interesse riguarderebbe intorno a 60-70 aerei. Ryanair avrebbe ipotizzato 90 jet (ma forse O’ Leary ha esagerato, per farsi pubblicità, come avviene spesso con le sue esternazioni). Dei 12mila dipendenti, solo 6mila sono impiegati nelle attività di volo, pertanto se venisse venduto solo questo pezzo ci sarebbe il rischio di almeno 6mila esuberi tra attività di terra, uffici centrali e altri settori non legati al volo. Ma anche tra piloti e assistenti di volo ci sarebbero esuberi.
Se la ride. Michael O’Leary, a.d. di Ryanair, interessato allo spezzatino di Alitalia
Un interesse più ampio, almeno per l’intera attività di volo, sarebbe stato formulato dal fondo americano Elliott, ma non si conosce nei dettagli la proposta di Paul Singer, che peraltro essendo di nazionalità extra-Ue non potrebbe comprare da solo la compagnia, perché la sua quota azionaria non potrebbe superare il 49,9 per cento, pena la perdita dei diritti di volo di Alitalia. L’altra incognita è la cinese Hainan Airlines, del gruppo Hna, che peraltro essendo a sua volta extra-europea sarebbe soggetta allo stesso tetto del 49,9% che riguarda Elliott o soggetti non Ue.
La probabilità di uno spezzatino era stata segnalata da Poteri Deboli già in un articolo del 6 giugno scorso, alla scadenza del termine per inviare le prime manifestazioni d’interesse (“Le spoglie di Alitalia tra interessi di tedeschi, americani e cinesi”). I ministri Graziano Delrio e Carlo Calenda hanno vagheggiato di una vendita unitaria di Alitalia, ma evidentemente su basi illusorie, fingendo di non sapere _ le elezioni si stanno avvicinando tristi ed è meglio non evocare tristi scenari _ che l’interesse per la compagnia decotta (a causa di una cattiva gestione) riguarda solo pezzi dell’attività.
Hanno parlato dell’intenzione di vendere in blocco anche i commissari, a partire da Luigi Gubitosi, il più loquace del terzetto che comprende anche il professore universitario Stefano Paleari e l’occupatissimo professore di economia aziendale, commercialista, valutatore di aziende, presidente di società (come Beni Stabili) e collegi sindacali (Acea), nonché titolare di molti altri incarichi, Enrico Laghi. Intenzione legittima, ma mentre parlavano i commissari non potevano già non sapere quale fosse il reale interesse manifestato nelle proposte preliminari di acquisto.
La conferma che senza spezzatino difficilmente si potrebbe trovare qualcuno disposto a comprare una parte di Alitalia è venuta dal secondo bando di gara, pubblicato il primo agosto scorso, firmato proprio dai tre commissari. Il secondo bando dice che le manifestazioni d’interesse e le offerte d’acquisto possono essere dirette “alle attività aziendali unitariamente considerate” e questo si chiama “Lotto Unico”, oppure possono essere dirette alle sole “attività aviation” (cioè il “Lotto Aviation”) o alle “attività di handling” (“Lotto Handling”), che comprende i servizi di assistenza a terra a terzi in aeroporto, soprattutto a Fiumicino. Il “Lotto Aviation”, precisa il bando, è composto dalle “attività di trasporto aereo (…) ivi comprese le manutenzioni”.
Questo bando non esclude che vi siano offerte per l’intero perimetro di attività, ma è assai improbabile che queste vi siano. E comunque finora manifestazioni d’interesse di questa ampiezza non ci sono state. Anche i principali sindacati semvrano rassegnati ad accettare lo spezzatino. L’unico che lancia allarmi contro il rischio spezzatino è la Confederazione Unitaria di base (Cub Trasporti), insieme ad Aircrewcommittee, che chiameremo Acc. Le due entità hanno proclamato uno sciopero di 24 ore il 29 settembre del comparto aereo-aeroportuale-indotto. In un comunicato dal titolo “I commissari Az preparano lo spezzatino: Calenda e il disco-incantato della vendita di Alitalia”, Cub Trasporti-Acc affermano che “vogliono separare “Aviation” e “Handling”: un progetto che parte da lontano”, ricordando appunto il bando del primo agosto, che autorizza la vendita separata delle attività.
Doppio flop. James Hogan, ex a.d. di Etihad ed ex vicepresidente di Alitalia
Il comunicato di Cub Trasporti-Acc parla anche di un’ipotesi di ulteriore spezzatino nelle attività informatiche di Alitalia che starebbe prendendo corpo. Cub Trasporti e Acc sostengono che “sono diverse le operazioni che i commissari stanno capitanando per facilitare la dismissione di interi settori come nel caso dell’It Az o meglio di quanto resta della Divisione informatica Az dopo la sua parziale cessione del 2014 ad Ibm. I commissari Az, nonostante abbiano accertato che la decisione di Etihad di imporre l’abbandono di arco e l’utilizzo di Sabre abbia quintuplicato i costi ed abbattuto i livelli qualitativi di servizio allo scalo, non hanno mai messo in discussione la cessione a terzi dell’It Az, né tantomeno hanno abbandonato l’utilizzo indiscriminato di consulenze ed appalti, che invece da un paio d’anni nella Divisione informatica Az sono fioriti. Un malcostume emerso che merita azioni di responsabilità e/o approfondimenti della Procura della Repubblica.”
“E’ infatti di questi giorni la notizia della preparazione da parte degli stessi commissari Az _ affermano Cub Trasporti e Acc _ di un bando per la cessione delle attività (… senza i dipendenti) di sviluppo e manutenzione del software applicativo Az a società terze, per sostituire coloro che sono stati sospesi e quelli che lo saranno a breve. Non è un caso infatti che proprio tali società esterne si stanno prodigando per “ingaggiare” ed assumere gli informatici Az in cigs, ovviamente a condizioni al ribasso e senza garanzie per il loro futuro.”
Non ci sono state reazioni né commenti dei commissari di Alitalia a queste affermazioni. Inoltre, secondo Cub Trasporti e Acc, “tutto ciò è un modello di gestione delle dismissioni che i commissari Az adotteranno presto anche per quanto riguarda il futuro del call-center, dell’amministrazione e di altri settori, coinvolgendo quindi anche le aree operative”.
Vengo da Emirates. Fabio Lazzerini, nuovo direttore commerciale Alitalia
Restiamo in attesa di conoscere reazioni ed eventuali smerntite di Gubitosi, Paleari e Laghi, a cui daremo ospitalità. Intanto i commissari hanno nominato nuovi dirigenti, in sostituzione di dirigenti licenziati. Il nuovo direttore risorse umane, lo ha rivelato nei giorni scorsi Avionews, è Luciano Sale, attuale capo del personale di Wind-Tre, dirigente vicino a Gubitosi, che è stato a.d. di Wind. Sale prende il posto di Antonio Cuccuini. E’ in arrivo come direttore commerciale Fabio Lazzerini, che dal 2013 era direttore generale per l’Italia di Emirates, ha scritto oggi il Corriere della sera. In luglio il dirigente interno Massimo Iraci è stato nominato accountable manager, al posto di Giancarlo Schisano, per 12 anni direttore operazioni, dimessosi in seguito a contrasti con Gubitosi.
Una domanda per Gubitosi, Laghi e Paleari e i nuovi dirigenti: poiché Alitalia è in vendita e, almeno sulla carta, dovrebbe essere ceduta entro la fine dell’anno (obiettivo sul quale abbiamo molti dubbi), come fa ad assumere dirigenti dall’esterno? I nuovi manager hanno clausole paracadute con la garanzia di una robusta buonuscita qualora restino senza lavoro tra pochi mesi? Oppure Gubitosi & C. hanno assicurato ai nuovi assunti che Alitalia non sarà venduta a breve e quindi il loro nuovo posto di lavoro sarà davvero di lungo termine? Del resto, con le elezioni politiche previste nella prima metà del 2018, sono davvero in pochi a credere che Alitalia si a venduta entro quest’anno. Dopo il voto, lo spezzatino forse sarebbe più digeribile.