Che differenza c’è tra la terna di commissari Alitalia _ Luigi Gubitosi, Enrico Laghi, Stefano Paleari _ e il vertice precedente composto dal presidente Luca Cordero di Montezemolo e dal vice James Hogan?
Se consideriamo la decisione di rifare le divise del personale, potremmo dire che non vediamo una sostanziale differenza. I tre commissari infatti hanno deciso di rifare le divise, affidandole alla stilista Alberta Ferretti. Un anno e mezzo fa Montezemolo e Hogan avevano presentato in pompa magna le “nuove” divise disegnate da Ettore Bilotta, lo stilista che l’anno precedente aveva rifatto le divise per Etihad Airways, la compagnia emiratina che dal primo gennaio 2015 fino al commissariamento, decretato il 2 maggio scorso, è stata l’azionista forte di Alitalia (aveva il 49% del capitale).
Appartamento in piazza di Spagna
Le divise attualmente in uso sono state ispirate dal socio arabo, sotto la direzione di Aubrey Tiedt, l’inflessibile dirigente irlandese arrivata con Hogan, acquartierata in un appartamento in piazza di Spagna e restituita al mittente a fine giugno, come gran parte del management targato Abu Dhabi, il cui operato è stato fallimentare.
Facilitatore. Luca Cordero di Montezemolo, ex presidente Alitalia
Calze verdi
Le divise disegnate da Bilotta, conosciute soprattutto per le calze verdi delle donne, non sono mai piaciute ai dipendenti, soprattutto alle hostess, che le hanno giudicate scomode, anche per la scelta dei tessuti. Dall’interno di Alitalia nei mesi scorsi ci hanno raccontato anche di strane direttive impartite dallo staff di Tiedt, estese a puntigliosi consigli sul tipo di biancheria intima che le hostess avrebbero dovuto indossare, secondo la divisa e le stagioni.
Tutto questo è stato spazzato via con il commissariamento, ma le divise volute dagli arabi erano rimaste. Adesso Gubitosi, Laghi e Paleari, i quali dovrebbero vendere Alitalia, ma in realtà la gestiscono come se fossero manager (però non sono esperti di trasporto aereo e i conti vanno sempre molto male, mentre quasi tutte le compagnie del mondo guadagnano), hanno deciso di rifare il look.
Dov’è il cambiamento?
Se non cambiano i conti, almeno cambieranno le divise, “con una collezione che coniughi eleganza e praticità”, ha detto la compagnia il 29 novembre. “A causa del naturale logoramento dei capi, passato un certo periodo di tempo _ ha detto Alitalia _ è necessario procedere al riassortimento delle divise. In vista della prossima fornitura di magazzino si è deciso di sostituire l’attuale modello con un nuovo disegno firmato da una stilista italiana di fama mondiale. La scelta di cambiare le divise è stata presa anche per venire incontro alle numerose richieste provenienti dal personale operativo, con il proposito di migliorare il benessere e la qualità del lavoro di chi le indossa tutti i giorni. L’intento è quello di rendere disponibili le nuove uniformi per l’estate”.
Le divise precedenti alle attuali erano state rifatte nel 2001, da Mondrian. A quanto pare, in quel caso “il naturale logoramento dei capi” non era stato invocato per cambiarle dopo meno di due anni, come si fa adesso.
Vendita rimandata a dopo le elezioni
In teoria per l’estate Alitalia dovrebbe essere venduta e delle divise dovrebbe occuparsi il nuovo proprietario. Ma non ci aspettiamo che questo accadrà. La vendita è rimandata a dopo le elezioni politiche del 2018. Le offerte sono state presentate da Lufthansa, easyJet, c’è un interesse del fondo americano Cerberus, neoazionista di Deutsche Bank, mentre non ha presentato l’offerta vincolante il fondo Elliott, che aveva tentato di unirsi a easyJet.
Pretendente. Lufthansa si dice interessata a una “nuova Alitalia”
Le condizioni pesanti di Lufthansa
Da quanto appreso da Poteri Deboli, le offerte sul tavolo si trasformerebbero in una carneficina del personale. Anche quella di Lufthansa, per la quale sembravano fare il tifo molti dipendenti, sarebbe molto pesante per l’impatto sociale.
Ecco spiegato il perché del rinvio della vendita. Intanto il governo ha aumentato il prestito statale (lo chiamano così, ma difficilmente sarà rimborsato) dai 600 milioni di euro iniziali a 900 milioni totali. Se i conti andassero davvero meglio, come sostengono le comunicazioni diffuse da Alitalia, non si spiega perché ci sia stato un incremento degli aiuti pubblici.
Iata stima superprofitti
Misteri d’Italia. Chi vuole farsi un’idea aggiornata sui conti delle compagnie aeree dovrà fare attenzione a quello che dirà domani a Ginevra Alexandre de Juniac, direttore generale della Iata. L’associazione del trasporto aereo comunicherà le stime aggiornate sui bilanci delle compagnie mondiali.
In giugno la Iata aveva stimato che tutte le compagnie mondiali quest’anno dovrebbero realizzare utili netti aggregati per 31,4 miliardi di dollari, cioè 1,6 miliardi di profitti in più di quanto stimato nel dicembre 2016. Questo corrisponde a un utile medio di 7,69 dollari per ogni passeggero (9,13 dollari nel 2015 e 10,08 nel 2014), come riferito da Poteri Deboli il 5 giugno scorso (“Perché Alitalia (e l’Italia) non è tra i poteri forti dell’aviazione”).
Secondo le stime di giugno, in Europa le compagnie dovrebbero generare quest’anno 7,4 miliardi di dollari di utili netti aggregati, ci sarebbe un calo di 1,2 miliardi dei profitti rispetto al 2016.
Alitalia in profondo rosso
Gubitosi, Laghi e Paleari non ci hanno detto come sta andando Alitalia in tutto il 2017 fino ad oggi. A dire il vero non hanno neanche depositato (né lo hanno fatto i predecessori, Montezemolo e Hogan) il bilancio del 2016, che secondo stime aveva una perdita di gestione di 600-650 milioni.
Quest’anno la perdita prevista, prima del commissariamento, era simile all’anno scorso. I tre commissari non hanno spiegato cosa stia facendo Alitalia di diverso, a parte aver cercato di interrompere l’emorragia sui contratti di hedging del carburante. Si stima per questo un risparmio sui 140 milioni di euro, che si spalma però in più anni (questo i commissari non lo hanno detto), non va a beneficio solo del 2017. Nel complesso i ricavi non sono aumentati, dunque le perdite di gestione nel 2017 dovrebbero rimanere vicine a 600 milioni.
Cassa integrazione per 1.800 lavoratori
Adesso è il momento delle divise e dell’orgoglio per la nuova immagine, mentre è stata estesa da ottobre fino ad aprile 2018 la cassa integrazione per un equivalente di 1.800 lavoratori. E si stanno cedendo pezzi di attività all’esterno, ad esempio nell’informatica con outsourcing.
Biglietti gratis in cambio delle divise
“La collaborazione con la casa di moda per la creatività e la progettazione delle nuove divise Alitalia non comporta alcun esborso finanziario per Alitalia“, ha detto la compagnia in una nota. Cercando di dare un senso a queste parole, dovremmo dedurne che ci sarà un cambio merci: le divise verrebbero pagate con biglietti aerei gratuiti. Alitalia non dice per quale importo.
In questo caso, però, Alitalia non incasserebbe nulla dalla vendita dei posti “regalati” ad Aeffe _ la società di Alberta Ferretti, quotata in Borsa _ in cambio delle divise. Questo non sarebbe un beneficio per i suoi conti, già in profondo rosso.