Alitalia,il Tar tiene con il fiato sospeso Gubitosi & C./2

Fiato sospeso su Alitalia. Da più di 40 giorni il Tar del Lazio deve prendere una decisione importante per la sorte della sofferente compagnia. Deve decidere sul ricorso del Codacons di Carlo Rienzi, che ha chiesto l’annullamento della nomina dei tre commissari, fatta dal governo il 2 maggio 2017 con un decreto del ministro Carlo Calenda.

Secondo il Codacons Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari non potevano essere nominati per incompatibilità con gli incarichi precedenti. Le contestazioni maggiori, come riferito nell’articolo precedente, riguardano Laghi. Ma sono pesanti anche le obiezioni nei confroti di Gubitosi. Nella foto in apertura i tre commissari (sono però scambiati i nomi di Laghi e Paleari).

Gubitosi, l’uomo delle banche

Il manager esperto di finanza che è stato direttore generale della Rai ai tempi del governo Monti è stato catapultato in Alitalia dalle banche creditrici, Intesa Sanpaolo e Unicredit.

Gubitosi era stato nominato consigliere di amministrazione di Alitalia-Sai il 15 marzo 2017, quando la compagnia allora guidata dall’a.d. australiano Cramer Ball stava tentando di convincere i sindacati ad accettare un profondo taglio del costo del lavoro (2.000 esuberi e un taglio medio degli stipendi del 31%) per ottenere un finanziamento dalle banche.

All’epoca non si parlava ancora di commissariamento, benché la situazione economica e finanziaria fosse già molto difficile. A peggiorare la situazione c’era un contrasto tra il socio con il 49%, la compagnia emiratina Etihad, e le banche, titolari del 51% del capitale attraverso la Cai e la sua controllata al 100% Midco, di cui era presidente Laghi (poi divenuto commissario).

Gubitosi fu cooptato nel cda in una lunga riunione del consiglio e designato presidente, al posto di Luca Cordero di Montezemolo. Ma la promozione a presidente era sottoposta a una condizione: sarebbe scattata solo se i lavoratori avessero accettato il piano di riduzione dei costi che era oggetto di trattativa con i sindacati.

Presidente mancato. Luigi Gubitosi, commissario ed ex consigliere di Alitalia

Presidente in pectore

Gubitosi si è subito occupato degli affari di gestione, pur essendo un semplice consiglier, senza deleghe formali. Ha incontrato i dirigenti, ha partecipato agli incontri con i sindacati e al ministero con Calenda, ai negoziati per definire l’accordo sugli esuberi che è stato sottoposto al referendum tra il 20 e il 24 aprile. In un’intervista al Messaggero del 20 aprile, parlando come se già fosse il numero uno della compagnia, Gubitosi aveva esortato i lavoratori ad approvare l’accordo, affermando che altrimenti la sorte dei lavoratori sarebbe stata peggiore. Ma l’accordo è stato bocciato dal referendum e Gubitosi non è mai diventato presidente di Alitalia.

Il decreto Passera

A quel punto il governo ha commissariato la compagnia. Nelle aziende commissariate di solito c’è discontinuità tra chi era amministratore e chi arriva a fare il commissario. Invece in questo caso, con una scelta inusuale, il governo ha confermato Gubitosi, che già era nel cda, nella terna dei commissari, dandogli anche il ruolo di coordinatore, un primus inter pares.

Da questo nasce la contestazione del Codacons a Gubitosi, quella di essersi “ingerito” nella gestione dell’impresa poi dichiarata insolvente: il decreto ministeriale Passera del 2013, lo abbiamo citato nell’articolo precedente, vieta di nominare commissario chi “si è in qualsiasi modo ingerito” nella gestione dell’impresa commissariata, per evitare conflitti d’interesse.

Gubitosi ha un ruolo leader, tuttavia non ha buoni rapporti con Laghi. Gubitosi si è tenuto ben stretta un’altra carica, quella di consigliere di amministrazione del Sole 24 Ore, la società editrice del principale quotidiano economico e finanziario italiano, controllata dalla Confindustria. Una carica che aumenta il suo potere.

Incompatibilità. Corrado Passera, ex ministro dello Sviluppo economico

La difesa dei commissari

Un’altra obiezione del Codacons alle nomine dei commissari riguarda il fatto che Laghi e Paleari sono professori universitari. Secondo il Codacons e il M5S, in base alla legge Gelmini la posizione di professore universitario “è  incompatibile con l’esercizio del commercio e dell’industria”.

Ovviamente gli avvocati di Gubitosi, Laghi e Paleari e della stessa Alitalia hanno rigettato tutte le accuse del Codacons, pur non potendo contestare questi fatti. In sostanza gli avvocati hanno affermato che né Laghi né Gubitosi si sono ingeriti nella gestione né l’hanno influenzata. Sugli incarichi universitari gli avvocati hanno obiettato che Laghi è “in aspettativa senza assegni” dal 2015 e che Paleari “è immediatamente passato al regime a tempo definito e poi in aspettativa proprio per meglio dedicarsi al delicato incarico”.

Lo spezzatino

Intanto i commissari commissari continuano la loro normale attività di gestione della compagnia, decidono sulla cassa integrazione del personale, l’organizzazione interna, le nomine e i licenziamenti dei dirigenti,  fanno interviste (soprattutto Gubitosi) con toni che rasentano il trionfalismo, malgrado il disastro dei conti di Alitalia, una delle poche compagnie europee (e mondiali) ad avere bilanci in profondo rosso. La perdita stimata nel 2017 è di almeno 500 milioni, anche se Gubitosi & C. si guardano bene dal fornire dati precisi.
Poi ci sono gli incontri con i pretendenti all’acquisto. Sul tavolo ci sono sostanzialmente due proposte di acquisto, quella di Lufthansa è considerata la più concreta ma con un effetto pesante sull’occupazione, almeno 4mila esueri. L’altro schieramento vede easyJet a fianco di Air France-Klm, Delta e il fondo Cerberus, ma non ha formulato una proposta concreta e anche questa soluzione, che porterebbe allo smembramento di Alitalia, sarebbe pesante per l’ìoccupazione.
Pretendente. Il gruppo Lufthansa è il principale interessato a un pezzo di Alitalia

L’ipotesi Cdp e i soldi delle Poste

Sullo sfondo c’è l’ipotesi che, per evitare uno spezzatino e una macelleria sociale, sarà lo Stato a salvare Alitalia, probabilmente attraverso la Cassa depositi e prestiti. Una decisione dovrebbe essere presa dopo le elezioni. Intanto Alitalia continua a volare, in profondo rosso. I soldi per comprare il carburante e pagare le tasse aeroportuali sono stati messi a disposizione dai contribuenti a loro insaputa, grazie ai 900 milioni di euro di prestito statale concesso dal governo.
Con quali soldi interverrebbe Cdp? Attingerebbe ai 250 miliardi che ha in pancia, grazie al risparmio postale. Cioè soldi degli italiani. Deciderà il nuovo governo, dopo le elezioni. E, ormai solo dopo le elezioni, dovrebbe pronuciarsi anche il Tar. Chissà se salverà i commissari o stabilirà che la nomina è illegittima.