Crediti deteriorati in Italia il doppio dell’Europa
Sulla crisi delle banche il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, osserva che le sofferenze stanno diminuendo e afferma: “Siamo sulla buona strada. Ma il cammino resta lungo”. Eppure le banche italiane continuano a stare peggio di quelle europee: hanno il doppio di crediti deteriorati lordi rispetto alla media europea, in percentuale sul totale dei crediti. Lo sottolinea Ignazio Angeloni, componente del consiglio di vigilanza della Bce.
I due interventi sono andati in scena nel convegno sulle banche organizzato ieri a Roma dalla Luiss e dall’associazione The Ruling companies. Padoan ha affermato che “anche grazie agli interventi del governo, come le garanzie sulle cartolarizzazioni dei crediti e le misure per accelerare il recupero dei crediti, lo stock degli Npl si sta riducendo e il tasso di formazione delle nuove sofferenze sta tornando a livelli vicini a prima della crisi”.
Angeloni (Bce): in Italia Npl 12%, in Europa 6%
Subito dopo è intervenuto il numero due italiano della Bce, Angeloni, che da tre anni è nella vigilanza della banca di Francoforte. “Il contesto economico generale è in netto miglioramento in Europa, anche in Italia. I crediti deteriorati lordi delle banche italiane sono scesi dal 15% al 12% nell’ultimo anno. L’Europa però è al 6 per cento. Alcuni preferiscono che si parli di crediti deteriorati netti, tenendo conto degli accantonamenti, questi sono diminuiti dall’8% al 6 per cento. L’Europa è al 3 per cento. C’è stato un progresso notevole, però c’è ancora molta strada da fare“, ha detto Angeloni.
Vigile di Francoforte. Ignazio Angeloni, laureato alla Bocconi, dal 2014 nel consiglio di vigilanza della Bce
Quale film ha visto Padoan?
Verrebbe da chiedere a Padoan di spiegare quale sia questa “buona strada” e quale sia il film che ha visto sulle banche. Padoan però aveva lasciato la sala del convegno appena terminato il suo intervento, quindi non è stato possibile rivolgerli questa domanda.
Ci sembra più appropriato spiegare la riduzione del valore assoluto delle sofferenze e dei crediti deteriorati (detti anche Npl: oltre alle sofferenze, dovute all’insolvenza del creditore, comprendono anche i crediti scaduti da più di 90 giorni e le inadempienze che la banca considera probabili) con il lieve miglioramento dell’economia, seppur fragile, che con un risanamento delle banche.
In Italia un terzo degli Npl europei
Del resto in Italia lo stock di Npl lordi è pari a circa 350 miliardi di euro, a fine 2016, un terzo del valore di tutte le banche europee, circa mille miliardi. L’Italia però vale molto meno di un terzo di tutta l’economia europea. Quindi il livello delle sofferenze e dei crediti deteriorati (sia lordi sia netti) delle banche in Italia rimane abnorme, un livello patologico.
Penati: “Le sofferenze non sono un atto di Dio”
Lo ha riconosciuto lo stesso Padoan con maggior realismo al termine dell’intervento: “Per tornare alla normalità bisogna ridurre lo stock di sofferenze in eccesso”. L’economista Alessandro Penati, presidente di Quaestio Sgr, invece ha accusato i banchieri. “Mi sembra che il livello delle sofferenze che noi abbiamo vengano considerate prevalentemente come un atto di Dio, come un fatto esiogeno, come un terremoto. A mio avviso devono essere considerate invece come un errore”.
Ma i banchieri parlano d’altro
Numerosi i banchieri presenti al convegno, tra cui i vertici di Ubi Banca, Banco Bpm, Bnl, Intesa Sanpaolo, Crédit Agricole Italia, Deutsche Bank Italia, il vicedirettore della Banca d’Italia, Fabio Panetta: hanno tutti preferito parlare d’altro, nessuno ha parlato di sofferenze e Npl. Un argomento che scotta, evidentemente.