Un erede di nome Alessandro
Luciano torna alla presidenza di Benetton nel febbraio del 2018, dopo sei anni in cui l’azienda è stata lasciata alla guida di manager esterni, con il figlio Alessandro per due anni presidente. I problemi dell’azienda di bandiera lasciano il segno anche nei rapporti familiari, facendo emergere le difficoltà, unite all’incapacità e alle gelosie tra i quattro rami dei discendenti, di individuare dei successori tra la numerosa progenie dei quattro fratelli, che in totale hanno quindici figli (cinque Luciano, quattro ciascuno Giuliana e Carlo, due Gilberto).
Luciano aveva cominciato ad apparecchiare una successione in azienda per il secondo figlio Alessandro, nato nel 1964, il quale si occupa principalmente di una società che ha fondato all’età di ventotto anni, la 21 Investimenti, oggi 21 Invest, naturalmente con i soldi guadagnati dai maglioni.
Si tratta di una piccola società di merchant banking e gestione di fondi, dà l’impressione di un costoso giocattolo per comprare e vendere pacchetti azionari, con il quale si incrociano le fortune di altri gruppi del capitalismo nazionale: all’inizio l’Ambroveneto, divenuto Intesa Sanpaolo, poi la famiglia bolognese Seragnoli, le Assicurazioni Generali, nel 2000 la Fininvest con Marina Berlusconi che entra nel consiglio.
C’è anche Deutsche Bank, che esce nel 2004. Non si ricordano operazioni di forte impatto di 21 Investimenti. Una delle più celebrate dalla stampa amica è la creazione del gruppo di sale cinematografiche The Space Cinema, con l’acquisizione, nel 2009, di venticinque multisala. Mediaset diventa azionista al 49 per cento. Il gruppo cresce fino a trentasei multisala e nel 2014 viene venduto alla britannica Vue Entertainment per 105 milioni di euro.
Nel dicembre del 2018 la società di Alessandro compra per 65 milioni il 36 per cento dell’azienda di vini Zonin1821, di proprietà della famiglia del banchiere Gianni Zonin, travolto dallo scandalo della Popolare di Vicenza per le truffe ai risparmiatori e condannato, nel marzo del 2021, a sei anni e mezzo di reclusione dal Tribunale di Vicenza. Alessandro conosce bene Zonin, per due anni è consigliere di amministrazione della Popolare di Vicenza, tra l’aprile del 2007 e l’aprile del 2009, quando il rampante banchiere sembra onnipotente.
Alessandro entra nel Cda di Benetton Group diventandone vicepresidente, scavalca il fratello maggiore di due anni, Mauro. Nel 2007 è nominato vicepresidente operativo e il suo stipendio fa un bel salto, da 300.000 euro a un milione e 100.000 all’anno. Il 24 aprile 2012 papà Luciano fa il «passo indietro» e lui diventa presidente. Presentato nelle campagne di comunicazione come un erede designato, non diventa mai un vero punto di riferimento, quello che è per esempio John Elkann per gli eredi delle famiglie sabaude Agnelli e Nasi, i soci di controllo dell’ex gruppo Fiat e di Exor. I cugini spesso si coalizzano contro di lui nelle votazioni in cui la famiglia deve fare scelte di strategia e sulle persone. Alessandro è sposato con la campionessa di sci Deborah Compagnoni. Meno nota è l’amicizia molto stretta con il ballerino Roberto Bolle.
Nel maggio del 2014 Alessandro lascia la presidenza di Benetton Group, nel novembre di due anni dopo si dimette anche dal consiglio. La stampa riferisce di dissidi tra Luciano e Gilberto. Alessandro e il padre sarebbero contrari alla ristrutturazione e alla riduzione di circa duecento addetti delle fabbriche di abbigliamento italiane apportate alla Olimpias. Gianni Mion tenta di smentire i dissapori: «La famiglia Benetton è e sarà sempre unita come un pugno» dice il manager.
Post scriptum. In base al contratto già firmato con la cordata Cdp dalla vendita di Autostrade Atlantia incasserà circa 8,2 miliardi di euro. Manca l’approvazione della Corte dei conti perché la cessione si concluda.