Il tesoro della Cassa Depositi e Prestiti rende sempre meno per i suoi azionisti. Che, indirettamente, sono i contribuenti italiani, visto che 1’80,1% di Cdp Spa è posseduto dal ministero dell’Economia. L’utile netto della società nel 2015 è diminuito del 58,9%, da 2,17 miliardi a 893 milioni di euro. causa principale della flessione è la riduzione dei tassi d’interesse che remunerano i denari impiegati dalla Cassa, rappresentati in larga parte dai 252 miliardi del risparmio postale.
Gli interessi attivi sono diminuiti di 802 milioni, a 898 milioni. Inoltre, i nuovi vertici scelti da Matteo Renzi- Claudio Costamagna e Fabio Gallia – nel bilancio 2015 hanno svalutato due partecipazioni tra quelle trasferite dal governo a Cdp negli ultimi anni, Fintecna di 145 milioni e Cdp Immobiliare di 63 milioni. Il bilancio consolidato è finito per la prima volta in rosso, -2,25 miliardi, a causa della perdita dell’Eni, la partecipazione più importante (il 25,76%).
Ma analizzando i conti della “nuova Iri” si scopre anche un aumento costante dei costi di struttura. Sono i costi per il personale e altre spese amministrative, consulenze, informatica, servizi generali. Nel 2015 sono aumentati di 2,43 milioni a 136,77 milioni, dopo essere già saliti negli anni precedenti. Nel 2012 erano pari a 110,68 milioni. Nel 2015 i dipendenti di Cdp sono aumentati da 597 a 637 e il costo è aumentato da 65,6 a 72,2 milioni.
Sono 113 in più rispetto a tre anni prima, quando il costo era di 54,9 milioni. Nel 2015 Cdp ha speso quasi 5 milioni in meno per l’informatica (totale 20,9 milioni), mentre ha speso 2,5 milioni in più per servizi professionali e finanziari (consulenze), costati 10,76 milioni.
L’incremento più forte in pochi anni è stato quello delle spese di pubblicità e marketing: 9,07 milioni nel 2015, rispetto ai 7,77 milioni del2014, mentre erano 3 milioni nel 2013 e 2,5 milioni nel 2012. Spese sostenute, afferma il bilancio, <<per il rafforzamento dell’immagine di Cdp».