La commissione d’inchiesta sulle banche non vuole la trasparenza delle carte che le ha inviato Banca d’Italia? Oppure è il governatore Ignazio Visco che, incassata la riconferma del mandato per sei anni, non vuole piena trasparenza? O sono entrambi a non volere la massima tarsparenza degli atti?
Casini comunica: atti “riservati”
Lo chiediamo dopo aver appreso che stamattina il presidente della Commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche, Pier Ferdinando Casini _ citiamo l’agenzia Ansa _ ha informato la commissione di aver “desecretato gli indici del materiale fornito nei giorni scorsi dalla Banca d’Italia che possono così essere oggetto consultazione da parte dei componenti e collaboratori ma comunque riservati“. “Lo ha affermato lo stesso Casini _ spiega l’Ansa _ che aveva chiesto un parere in tal senso al governatore Ignazio Visco. Il governatore ha risposto via mail come la verifica di compatibilità di segretezza spettasse alla stessa Commissione, e che la Banca d’Italia ha interesse “a individuare
soluzioni per agevolare i lavori”.”
Atti riservati. Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione d’inchiesta sulle banche
Gli atti non saranno pubblici
Questo giro di parole vuole dire che non saranno pubblici, quindi non accessibili alla stampa né ad altri soggetti estranei ai 40 componenti della commissione e ai collaboratori della commissione, gli atti che Banca d’Italia ha comunicato che metterà (o in parte ha già messo) a disposizione della commissione d’inchiesta.
Il blitz di Visco
La sera del 18 ottobre, cioè il giorno dopo che la Camera aveva approvato la mozione del Pd che sfiduciava il governatore e chiedeva la nomina di una figura che desse “nuova fiducia” nella Banca d’Italia, con una mossa irrituale il governatore Visco _ l’ha scritto Enrico Marro sul Corriere della sera l’indomani _ si è presentato nel palazzo di San Macuto e ha incontrato Casini, insieme ai vicepresidenti della commissione banche, Mauro Maria Marino (Pd) e Renato Brunetta (Forza Italia).
Visco ha consegnato loro _ ha scritto il Corriere _ “l’elenco dei documenti, circa 4.200 pagine, che Banca d’Italia metterà a disposizione della commissione, relativi a sette crisi bancarie: le due banche venete, il Monte dei Paschi di Siena, e le 4 banche poste in risoluzione due anni fa (Etruria, Ferrara, Chieti e Marche)“.
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Il regime sugli atti della commissione
Adesso apprendiamo che tutti questi documenti non potranno essere direttamente accessibili al pubblico. Bisogna spiegare che la commissione banche ha infatti previsto tre livelli di riserbo per i documenti: atti segreti (in sostanza gli atti giudiziari segreti secondo l’articolo 329 de codice di procedura penale o altri atti classificati come segreti da autorità amministrative o anche da privati); gli atti riservati; infine gli atti “liberi”. Solo di questi ultimi “sono consentite l’estrazione e le copie (…) dietro richiesta scritta della documentazione”. Insomma il regime è molto restrittivo.
Chi può vedere i documenti
Per i documenti “riservati”, come quelli inviati da Bankitalia stando a quanto ha comunicato Casini, il regime di consultazione è il seguente, secondo l’art. 2, comma 1, della deliberazione sulla divulgazione degli atti e documenti “adottata” (“adottata”, non “approvata”, così dice il sito della commissione) il 5 ottobre dall’ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi:
“E’ consentita la consultazione dei documenti riservati per i soli componenti e collaboratori della Commissione, oltre che per il personale amministrativo addetto alla segreteria della Commissione, esclusivamente nei locali dell’archivio della Commissione stessa. La consultazione dei documenti riservati avviene previa annotazione nominativa su un apposito registro e con espresso avvertimento della natura dell’atto e dei limiti di utilizzabilità che ne derivano. E’ consentito, su disposizione del Presidente, il rilascio di copie dei documenti riservati ai soli componenti e collaboratori esterni della Commissione, nonché alle autorità richiedenti, previa annotazione nominativa su un apposito registro e con espresso avvertimento della natura dell’atto e dei limiti di utilizzabilità che ne derivano”.
Ecco il link per accedere alla deliberazione sulla divulgazione (ma sarebbe meglio parlare di non divulgazione) di atti:
Fai clic per accedere a DELIBERA_REGIME_ATTI_INIZIO_INCHIESTA.pdf
Il segreto è la regola, la trasparenza è l’eccezione
Possiamo comprendere che un’inchiesta parlamentare con i poteri di cui dispone la commissione, poteri identici a quelli della magistratura (lo dice la Costituzione), possa richiedere in certi passaggi esigenze di riservatezza per approfondire e ponderare situazioni anche delicate. Ma _ posto che non sappiamo se davverò sarà questo lo spirito che animerà i lavori della commissione _ riteniamo che sarebbe preferibile un regime di ampia pubblicità degli atti, salvo quelli giudiziari o amministrativi veramente segreti o quelli che di volta in volta e con adeguata motivazione vengano considerati segreti.
In altre parole, il segreto (anche se travestito da “riserbo”, come nella delibera della commissione e nella decisione di Casini) dovrebbe essere l’eccezione, invece qui ci sembra che sia la regola. E la trasparenza, che dovrebbe essere la regola, invece è l’eccezione.
Una domanda a Visco e a Casini
Gli atti “riservati” di Bankitalia saranno accessibili a Casini, a Brunetta, al tesoriere del Pd Francesco Bonifazi, o ai commissari del M5S, ma non ai giornalisti, né ai risparmiatori, azionisti, investitori o creditori che hanno perso i soldi a Vicenza, a Siena, o ad Arezzo. Chiediamo a Visco e a Casini: perché non vogliono la piena trasparenza degli atti? O è solo uno di loro a volere il segreto? E chi allora?