Per i lettori del quotidiano “la Repubblica” questa settimana ci sono state due novità. Una, ampiamente annunciata dal quotidiano sotto la nuova direzione di Carlo Verdelli (nella foto in alto), è la diversa collocazione delle pagine locali a partire da martedì 14 maggio, con un dorso separato per ciascuna delle 9 edizioni locali, definito da Repubblica “Un giornale nel giornale”, e ancora: “Da Palermo a Milano dorsi indipendenti ma con lo stesso stile e la stessa voglia di raccontare”. L’altra, invece, tenuta sotto silenzio, l’ha scoperta solo chi è andato a comprare il giornale in edicola: è l’aumento del prezzo.
Il sabato aumento di 50 centesimi
Sabato 18 maggio la Repubblica costava 2 euro e 50 centesimi, 50 centesimi in più rispetto al prezzo dei sabati precedenti. Sul giornale diretto da Verdelli non c’è alcuna comunicazione ai lettori dell’aumento di prezzo e dei motivi, salvo l’indicazione (obbligatoria) del prezzo di vendita accanto alla testata: “Oggi a € 2,50” con “Robinson” e “D”. Il magazine femminile “D” veniva già venduto il sabato insieme al giornale a 2 euro. Pertanto il fatto nuovo è l’abbinamento del quotidiano del sabato con il supplemento culturale “Robinson”, finora venduto con il giornale la domenica.
Robinson
Privo di Robinson che è stato anticipato al sabato, il prezzo del giornale della domenica è rimasto invariato a 2,50 euro (sempre insieme al settimanale L’Espresso, come avviene da tempo).
Il supplemento “Robinson” resta in edicola tutta la settimana come un supplemento autonomo che si può comprare anche gli altri giorni, pagando 50 centesimi in più rispetto al prezzo del giornale, mentre il sabato l’abbinamento è obbligatorio.
L’aumento di prezzo (pari a +25% per il numero del sabato e a +4% su base settimanale facendo la somma del prezzo di ogni giorno) è spiegabile come un tentativo di aumentare i ricavi, visite le difficoltà dell’editoria e la ristrutturazione che anche Repubblica sta affrontando.
Bilancio 2018 in rosso
Il gruppo Gedi, che oltre a Repubblica, L’Espresso e ai quotidiani locali è l’editore della Stampa e del Secolo XIX, portati in dote dalla fusione con Itedi perfezionata dal primo luglio 2017, l’anno scorso ha fatturato 648,7 milioni (-5,3% rispetto al 2017 “a perimetro equivalente”, dice la relazione degli amministratori) e ha chiuso il bilancio con una perdita netta di 32,2 milioni. Nel primo trimestre 2019 i ricavi del gruppo sono diminuiti del 6,5% a 145,6 milioni e c’è un utile netto di 2 milioni (inferiore ai 3 milioni dello stesso periodo 2018). Dall’inizio di quest’anno fino a venerdì 17 maggio le azioni Gedi hanno perso il 13 per cento.
Una domanda sulla trasparenza
Non si mette ovviamente in discussione il diritto di un editore di alzare il prezzo dei propri giornali, salvo verificare la reazione dei lettori. Ma abbiamo una semplice domanda per Verdelli e per il suo editore, cioè i figli di Carlo De Benedetti insieme a John Elkann. Vista l’ambizione di Repubblica di rafforzare l’informazione “con lo stesso stile e la stessa voglia di raccontare” nei nuovi dorsi locali, se si aumenta il prezzo perché non dirlo in modo trasparente ai lettori e, per usare le parole del giornale di Verdelli, con “la stessa voglia di raccontare”?