Alitalia continua a volare in rosso. Le perdite dichiarate dalla compagnia si sono ridotte a 315 milioni di euro nel primo semestre di quest’anno, ma resta una caratteristica negativa: Alitalia è una delle poche compagnie al mondo che perde soldi, mentre il mercato è molto florido, il traffico cresce e quasi tutti i vettori fanno profitti.
Profitti mondiali
Basta ricordare le stime della Iata, l’associazione mondiale del trasporto aereo: quest’anno si prevede che tutte le compagnie mondiali facciano utili netti aggregati pari a 33,8 miliardi di dollari. Nel 2017 la Iata ha stimato che gli utili netti complessivi mondiali siano stati pari a 38 miliardi di dollari. Il calo stimato per quest’anno è dovuto al rialzo del prezzo del petrolio.
Qui riassumo un articolo che ho pubblicato oggi sul Sole 24 Ore, che rivela i primi dati sull’andamento dei conti nel primo semestre 2018. I dati provengono da un documento interno della compagnia, ancora riservato, predisposto per gli incontri tra i commissari e il nuovo governo, che ha chiesto maggiore trasparenza sui conti.
Infatti i commissari, nominati il 2 maggio 2017 dall’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, hanno fornito alcuni dati economici in occasione di alcune audizioni in Parlamento, ma non hanno mai pubblicato i conti completi della compagnia.
Perché non è stato fatto il bilancio 2016?
I commissari non hanno neppure predisposto un bilancio del 2016, un anno sul quale c’è un buio contabile totale. “Il bilancio non è compito dei commissari. Doveva farlo il precedente consiglio di amministrazione, “, ha detto durante un’audizione al Senato il 17 maggio scorso uno dei commissari, Enrico Laghi, commercialista romano e professore universitario pluri-poltronato. Accanto a Laghi c’erano gli altri due commissari, Luigi Gubitosi e Stefano Paleari.
Gubitosi aveva fatto parte anche del precedente consiglio, a partire dal 15 marzo 2017 fino allo scioglimento decretato il 2 maggio con il commissariamento. Quindi bisognerebbe chiedere anche a lui, oltre che all’ex presidente Luca Cordero di Montezemolo e all’ex amministratore delegato Cramer Ball, australiano, perché il precedente cda non ha fatto il bilancio 2016. La domanda potrebbe farla anche la Procura di Civitavecchia, che ha aperto un’indagine per bancarotta fraudolenta sul dissesto di Alitalia.
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Il primo semestre 2018
Nel primo semestre di quest’anno Alitalia ha riportato una perdita netta consolidata 315,2 milioni di euro. Secondo una tabella di raffronto predisposta dalla compagnia, nel primo semestre 2017 la perdita netta era stata di 527,6 milioni. Pertanto quest’anno la perdita netta al 30 giugno si è ridotta di 257,4 milioni, cioè del 45 per cento.
Nei dati di Alitalia si evidenzia che il margine operativo lordo (Ebitda), che è stato negativo per 117 milioni nel primo trimestre di quest’anno, nel secondo trimestre è migliorato pur rimanendo negativo per circa 7 milioni. Pertanto nell’intero semestre l’Ebitda è negativo per 124 milioni complessivi, rispetto a -326 milioni nel primo semestre del 2017.
Il “quasi pareggio” dell’Ebitda nel secondo trimestre
Secondo i commissari, come detto in audizione al Senato il 17 maggio, l’Ebitda è la voce più significativa dell’andamento della compagnia in amministrazione controllata. Per i commissari il “quasi pareggio” del secondo trimestre 2018 (-7 milioni) rappresenta un miglioramento significativo. Tuttavia l’Ebitda, pur essendo un buon indicatore per capire l’andamento della gestione industriale, è ancora molto lontano dal risultato finale netto, non comprende parecchi costi. L’Ebitda infatti è il risultato di gestione lordo, si ottiene sottraendo dai ricavi i costi interni (tra cui il costo del personale) e quelli esterni (in particolare il carburante, gli aeroporti, l’acquisto di servizi).
Risultato operativo
Nell’Ebitda non si calcolano invece gli ammortamenti, che vengono considerati in un ulteriore indicatore rilevante, il risultato operativo o Ebit. Nel semestre l’Ebit è negativo per 231,2 milioni, rispetto a -426,3 milioni del primo semestre 2017. Dunque l’Ebit è sempre negativo, ma la perdita è stata ridotta di 195 milioni rispetto all’anno scorso.
Nel complesso i dati indicano un miglioramento dei risultati ottenuto durante la gestione dei commissari, tuttavia la gestione è rimasta in perdita anche nel secondo trimestre, che di solito è una stagione positiva per il trasporto aereo. Per esempio l’Ebit è stato -167 milioni nel primo trimestre e -64 milioni nel secondo trimestre.
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Gli interessi sul prestito statale
Secondo i dati predisposti da Alitalia la perdita netta di quest’anno è stata di 305 milioni fino al 31 maggio e di ulteriori 10,2 milioni in giugno. Nel risultato netto del semestre sono calcolati anche gli interessi da pagare sul prestito statale di 900 milioni erogato alla compagnia dal governo di Paolo Gentiloni, gli oneri finanziari netti ammontano a un totale 77,38 milioni.
Nel primo semestre 2017 gli oneri finanziari netti erano stati pari a 101,1 milioni. Dunque in seguito al commissariamento la compagnia ha potuto risparmiare sugli interessi passivi. I commissari hanno calcolato ammortamenti e svalutazioni per 107,5 milioni quest’anno e per 99,89 milioni nel primo semestre 2017.
Sovrapprezzo carburante
I ricavi operativi nel semestre sono aumentati di 58 milioni circa, da 1.342,4 a 1.400 milioni (+4,3%). Non è un grande incremento. Ora si apprende che Alitalia in aprile, in seguito al rincaro del petrolio, ha incrementato il prezzo dei biglietti con un sovrapprezzo carburante («fuel surcharge»), questo ha contribuito alla crescita dei ricavi.
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I debiti
I debiti finanziari netti consolidati al 30 giugno erano pari a 1.281,9 milioni, un milione in meno rispetto a fine 2017 (1.283 milioni). Nel documento della compagnia non sono indicati i debiti a fine 2016.
Questo valore però si può rintracciare in un altro documento, la “Relazione illustrativa ex. art. 2446/2447 codice civile al 28 febbraio 2017” che era stata allegata dall’ex presidente Cordero di Montezemolo al ricorso presentato al Tribunale di Civitavecchia per ottenere la dichiarazione di insolvenza della società. Secondo tale Relazione i debiti finanziari netti consolidati nella situazione a fine 2016 “pro forma” erano pari a 1.028,5 milioni e quelli al 28 febbraio 2017 erano 1.197,2 milioni. Facendo il confronto si desume che i debiti finanziari netti a fine 2017 sono aumentati di 254,5 milioni rispetto a fine 2016 e di quasi 86 milioni rispetto al 28 febbraio 2017,
Il carburante costa più del personale
Nel primo semestre il costo del lavoro è pari a 289,6 milioni, c’è stata una riduzione di 15,2 milioni rispetto ai 304,8 milioni del primo semestre 2017. Per il “carburante flotta” la compagnia ha speso 373,5 milioni nel primo semestre 2018, oltre a “oneri doganali su carburanti” per 5,2 milioni,
Ci sono poi “proventi e oneri da hedging” pari a 29,4 milioni, cioè una voce positiva per i conti che non deriva dalla gestione ma, da quanto si può capire, dalle operazioni di copertura contro i rincari del carburante (hedging). Questa voce ha contribuito a ridurre le perdite.
Una domanda
La compagnia è tenuta in vita dal prestito statale di 900 milioni, che per legge deve essere restituito entro il 15 dicembre prossimo e che la Commissione europea sospetta sia un aiuto di Stato illegittimo. La liquidità al 30 giugno era pari a 745,7 milioni, cioè inferiore all’importo del prestito statale (ci sono ulteriori 100 milioni e rotti depositati in garanzia alla Iata).
Di fronte a questi dati, anche se le perdite sono state ridotte, non c’è una risposta alla domanda chiave sul futuro della compagnia: come farà Alitalia a continuare a volare?
Attendiamo una risposta dal “governo del cambiamento”.
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