Fra le 32 manifestazioni d’interesse presentate per Alitalia, gli interessi più concreti sembra siano quelli di Lufthansa, della compagnia americana Delta, degli arabi di Etihad Airways. E forse in campo ci sono anche compagnie cinesi.
Non disponiamo di informazioni complete e ufficiali per fare una valutazione. Tuttavia, da quanto finora è trapelato sia dalle informazioni diffuse a Roma sia dai leader dell’aviazione mondiale riuniti a Cancun all’assemblea della Iata, risulta che nessun pretendente sarebbe davvero interessato a comprare tutte le attività della compagnia in amministrazione straordinaria, con i suoi 12mila dipendenti. Si profila quindi l’ipotesi di uno spezzatino, che vorrebbe dire diverse migliaia di esuberi. I potenziali compratori sembrano infatti interessati solo ad alcune parti dell’attività di un’azienda che, anche quest’anno, si avvia a perdere almeno 650 milioni di euro, mentre il settore a livello mondiale è in buona salute.
La Iata, l’associazione mondiale delle compagnie che rappresenta l’83% del traffico globale, ha detto a Cancun che per quest’anno sono previsti profitti netti aggregati per tutte le compagnie mondiali pari a 31,4 miliardi di dollari. Quasi la metà, secondo le stime, sarebbero negli Stati Uniti e Canada, con 15,4 miliardi di dollari. In Europa ci sarebbero 7,4 miliardi di profitti aggregati, cioè facendo la somma algebrica tra chi fa utili e i pochi vettori in rosso.
La tedesca Lufthansa è tra le compagnie in maggiore salute. L’a.d., Carsten Spohr, ha ricordato a Cancun che il valore delle azioni in Borsa “è raddoppiato da ottobre”. Lufthansa è interessata ad Alitalia? “Non siamo interessati a comprare Alitalia”, ripete Spohr. Però, c’è un però… “Guardiamo con molto interesse al mercato italiano, per noi è il secondo più importante, dopo gli Stati Uniti”, ha aggiunto Spohr. “L’Italia non può essere un mercato solo per le compagnie low cost, merita collegamenti aerei a lungo raggio”. Spohr non ha voluto dire se Lufthansa abbia presentato o meno una manifestazione d’interesse. “Non ho nulla da dire su questo. No comment”. Spohr ha spiegato che Lufthansa è interessata “ad asset” di Alitalia. “Guardiamo con molta attenzione alle opportunità che emergono”. La compagnia potrebbe considerare, ha spiegato Spohr, l’eventuale acquisto o affitto di parte degli aerei e l’acquisto degli slot, le finestre orarie che danno diritto ad atterrare e decollare negli aeroporti. I più preziosi sono quelli all’aeroporto di Linate.
Se i tedeschi vorranno impegnarsi, potrebbero essere un pretendente forte per le spoglie di Alitalia. E’ da vedere se sarebbero disposti ad assumere anche una parte dei piloti, assistenti di volo e altri dipendenti, pur di avere gli aerei e gli slot. Una parte del personale potrebbe passare a Lufthansa se gli aerei venissero acquisiti in wet lease, cioè un affitto di velivoli ed equipaggio. Lufthansa ha già applicato questa formula contrattuale nei mesi scorsi, quando ha preso in wet lease 38 aerei ed equipaggi della disastrata Air Berlin, compagnia che, prima di Alitalia, era entrata nel raggio d’azione di Etihad. Air Berlin è stata smembrata in tre parti. Altri 30 aerei sono destinati a confluire in una joint venture con la compagnia Niki e il tour operator Tui. Rimangono 75 aerei che Air Berlin dovrebbe gestire direttamente. Questo precedente potrebbe ripetersi per Alitalia.
Non è chiaro quale sia l’interesse di Etihad. La compagnia di Abu Dhabi che, fino al commissariamento, possedeva il 49% di Alitalia, potrebbe essere interessata a tutelare il suo investimento e quindi per questo ha manifestato interesse. Va considerato che Abu Dhabi sta cercando di formare un accordo di vasta collaborazione con Lufthansa, ci sono già accordi comemrciali di code sharing su alcune rotte e un progetto di cooperazione nella manutenzione e catering. In sostanza, sarebbe Lufthansa a vendere questi servizi alla compagnia araba. Non è da escludere pertanto che la mossa di Etihad sia collegata a progetti di collaborazione con Lufthansa. Suscita comunque perplessità l’interesse di un socio come Etihad, che dal 2015 ha di fatto determinato le scelte più importanti di Alitalia ed è responsabile dei risultati disastrosi prodotti.
Curioso anche l’interesse che viene attribuito all’americana Delta. Se le anticipazioni verranno confermate, c’è da chiedersi quale sarebbe il vero interesse di un partner che, in base all’alleanza transatlantica nella quale Alitalia è entratanel 2011, ha contribuito a ostacolare i progetti di crescita dei voli di Alitalia verso gli Usa. Delta lo ha fatto in base a un contratto, quindi dal suo punto di vista in maniera legale. Ma nel momento in cui manifesta interesse per Alitalia, c’è da chiedersi quali siano le sue genuine intenzioni. Evidentemente l’interesse è per alcuni pezzi di attività, come slot che diano un migliore accesso agli aeroporti di Fiumicino e altrove.
Il coordinatore dei commissari Alitalia, Luigi Gubitosi, è volato fino a Cancun con l’obiettivo di approfondire soprattutto i contatti con il vertice di Delta guidato da Ed Bastian. Se l’operazione dovesse andare avanti, per gli americani ci sarebbe lo stesso limite alla propeità dei soggetti extracomunitari già applicato a Etihad: non potrebebro cioè possedere più del 49% di una compagnia dell’Ue.
In pista secondo indiscrezioni ci sarebbero anche compagnie cinesi. Per loro varrebbe lo stesso tetto del 49 per cento. Tra i nomi circolati, il più accreditato sarebbe la Hainan Airlines, la più grande compagnia privata cinese, che fa capo alla holding Hna. I vertici di Hainan, che ho interpellato a Cancun, non hanno voluto fare dichiarazioni su un possibile interesse su Alitalia. “Non ho commenti su questo”, ha detto Wei Hou, senior vice president di Hainan Airlines. Una risposta secca. Wei Hou ha solamente aggiunto: “Abbiamo già delle collaborazioni in Italia, voliamo dalla Cina a Roma”. Secondo voci ci potrebebro essere interessi China Eastern e Chiana Southern Airlines, ma non ci sono conferme.
Anche Ryanair ha manifestato interesse. In questo caso è confermata la strategia del vettore low cost irlandese presentata diversi mesi fa ad Alitalia: fare il “feederaggio”, cioè alimentare con i suoi voli europei i voli a lungo raggio di Alitalia. Questo vorrebbe dire che di Alitalia si salverebbero solo poche migliaia di posti di lavoro, probabilmente meno di metà dei 12mila totali. Le conseguenze sociali sarebbero molto pesanti.
Eppure, secondo alcuni osservatori, potrebbe essere la proposta di Ryanair una delle più concrete. Alla fine, quindi, Alitalia potrebbe essere divisa in due o tre parti: un pezzo ai tedeschi, uno a Ryanair, l’altro forse agli americani o cinesi.