Banchiere con il pallino dell’editoria, Matteo Arpe non è riuscito a comprare un giornale di primo piano. Ha provato con l’Unità, è stato per pochi mesi socio con il 32,5% della Foglio Edizioni Srl in cui ha investito un milione di euro, nella battaglia per il controllo del Corriere della Sera il suo nome è stato accostato a quello di Urbano Cairo, ma non è sceso in campo. Arpe ha anche
interloquito con alcuni soci del Fatto Quotidiano e si è interessato al sito Dagospia. L’anno scorso, Matto Arpe ha speso 2,35 milioni per incrementare dal 29 al 71% la partecipazione in News 3.0, editore di Lettera43 e Pagina99. Ha il 21,4% di Banzai, società di media elettronici. Basterà a soddisfare l’ex enfant prodige della finanza?
A ormai dieci anni dall’uscita da Capitalia (era il31 maggio 2007), da cui fu liquidato con 37 milioni lordi, il mestiere di Arpe resta la finanza, far soldi con gestioni patrimoniali e investimenti
in aziende. E poi l’immobiliare, con il socio Carlo Puri Negri. I conti della sua Sator, però, non brillano. La società ha chiuso il bilancio 2015 con un utile (ridotto a 859.478 euro rispetto a 6,76 milioni del2014) solo perché Arpe ha contabilizzato tra i ricavi fondi – per un milione – accantonati a una riserva patrimoniale negli anni precedenti. Questo gli è valso un richiamo d’informativa
del revisore, Ernst & Young. Arpe ha anche iscritto 455.558 euro di imposte anticipate attive, come se fossero un provento. Senza questi puntelli, i conti sarebbero in rosso.
Discorso analogo per il consolidato di Sator, che dichiara un utile in calo da 6,3 a 1,1 milioni. Per Arpe si potrebbe aprire un problema per le azioni di Banca Profilo che sono nella pancia di Sator. A fine dello scorso anno, ne aveva 10 milioni. Il prezzo è sceso a 17 centesimi, ai valori di inizio novembre: valgono cioè 475mila euro in meno di quanto iscritto nei libri contabili. Nel bilancio 2016 Arpe rischia di dover fare una svalutazione.