La “congiura” per portare Gubitosi in Telecom – Retroscena

Non ha risanato l’Alitalia, viene promosso alla guida di Telecom Italia. C’è la spinta delle banche, soprattutto Mediobanca, nel ribaltone che dovrebbe portare alla nomina di Luigi Gubitosi ad amministratore delegato del gruppo telefonico, l’ex monopolista oggetto di una privatizzazione sbagliata (firmata Prodi-Ciampi-Draghi), oggi con i conti in disordine e a rischio di spezzatino.

Cda la domenica

Il cda si riunisce domenica 18 novembre per decidere la nomina. Alla scelta a favore di Gubitosi _ secondo la ricostruzione di una fonte autorevole _ si sarebbe unita anche Intesa Sanpaolo, la banca che ama presentarsi come la più solida tra gli istituti nazionali. Ma l’impronta decisiva rimane quella della banca d’affari milanese guidata da Alberto Nagel.

Nel pomeriggio di oggi Gubitosi era accreditato di sette voti a favore (su 15), compreso il suo, tra i dieci consiglieri nominati dal Fondo Elliott (tre dei quali non erano convinti della scelta). Contrari a Gubitosi erano i cinque consiglieri espressi dal socio Vivendi, che fa capo a Vincenti Bolloré. in tarda serata i consensi a favore di Gubitosi si sarebbero ricompattati. Domani mattina, prima del cda, si riunirà il comitato nomine di Telecom.

Nemici? Vincent Bolloré (a sinistra) e Alberto Nagel

L’aiutino di Montezemolo

Del resto furono le banche, Intesa e Unicredit con Mps, a spingere per la nomina di Gubitosi nel cda di Alitalia il 15 marzo 2017. Era designato a diventare presidente, ma questa nomina non ci fu perché i sindacati respinsero l’accordo sindacale sui tagli e Alitalia fu commissariata. Gubitosi, con l’aiutino di Luca Cordero di Montezemolo, fu nominato commissario, insieme ad Enrico Laghi e Stefano Paleari, il 2 maggio 2017.

Il dividendo occulto per le banche

Alitalia ha continuato a perdere soldi (mentre quesi tutte le compagnie del mondo fanno utili a palate), c’è stata qualche leggera riduzione di costi perché è stato interrotto il contratto di hedging sul petrolio con le banche, che costava sui 70 milioni all’anno. In pratica era un dividendo occulto a favore delle banche. E i 900 milioni che il governo Gentiloni ha prestato alla compagnia sono stati consumati per almeno un terzo della somma.

Aniene. Giovanni Malagò (primo da destra)

 

Socio del circolo Aniene

Uomo dalle molteplici relazioni, socio del circolo Canottieri Aniene, che raggruppa i vip di Roma (il presidente, onorario da quando è al vertice del Coni, è Giovanni Malagò), il costo d’ingresso è 30mila euro a fondo perduto, più la quota annuale, Gubitosi piace. Alle banche e anche ai giornali e alle tv, che già lo dipingono come un grande manager.

Il piano segreto contro Genish

Torniamo a Telecom. Tutto ruota intorno al piano segreto che prevede lo scorporo dai servizi telefonici della rete, la vera “ciccia” di Telecom. Il piano, di cui ha parlato per la prima volta alla fine della scorsa settimana Il Sole 24 Ore, è stato studiato a tavolino con l’obiettivo preciso di far saltare Amos Genish, il precedente a.d. del gruppo, sfiduciato dal cda il 13 novembre.

Genish era stato nominato a.d. il 28 settembre 2017 dal socio principale, la francese Vivendi, poi confermato nel maggio scorso dall’assemblea che ha visto Vivendi finire in minoranza e la vittoria del nuovo socio americano, Elliott, che ha fatto eleggere dieci consiglieri “indipendenti” (tra cui anche Gubitosi), su 15 totali dell’organo collegiale di governo della società.

Sfiduciato. Amos Genish

Genish contrario allo scorporo della rete

Genish era contrario allo scorporo della rete ritenendo che questo indebolisca la società. Secondo una fonte autorevole, Gubitosi, che da tempo punta a fare l’a.d. di Telecom anche se lo ha sempre negato, finora ha tenuto celate le sue aspirazioni dentro il cda.

Peluso e Mediobanca

Per eliminare l’a.d. Genish, Gubitosi ha mandato avanti uno dei consiglieri, Alfredo Altavilla, con il direttore finanziario Piergiorgio Peluso, per fare un “piano ombra” o piano segreto che prevede lo scorporo della rete dai servizi. Il piano è stato fatto da Mediobanca, l’istituto nel quale è in consiglio di amministrazione Massimo Ibarra, un manager che Gubitosi conosce bene perché ha lavorato con lui in Wind Telecomunicazioni, società di cui Gubitosi è stato Cfo e poi a.d., fino al 2011.

Una sorta di congiura, nella quale Peluso ha avuto un ruolo chiave perché tiene i rapporti con le banche. Il premio promesso a Peluso, in caso di riuscita del piano, è la nomina a direttore generale di Telecom. Tutto è filato liscio fino alla sfiducia a Genish, votata a maggioranza dal cda il 13 novembre.

Vice-Marchionne. Alfredo Altavilla (a sinistra)

La lepre Altavilla

Fino a quel momento sembrava che il candidato a fare l’a.d. al posto di Genish fosse Altavilla, l’ex vice di Sergio Marchionne che ha lasciato il gruppo Fiat-Chrysler il 23 luglio scorso, quando gli eredi Agnelli, guidati da John Elkann, hanno deciso che non fosse lui a succedere al manager italo-canadese alla guida del gruppo automobilistico.

La buonuscita di De Angelis

A quel punto è entrato in partita anche un terzo incomodo, Stefano De Angelis, che fino a luglio era a.d. della controllata Tim Participacoes, la Tim brasiliana, dove _ a detta di molti nel gruppo _ ha ottenuto ottimi risultati. De Angelis, secondo indiscrezioni, era stato una sorta di consulente segreto di Elliott. E’ amico del precedente a.d. Flavio Cattaneo, Genish lo odiava e lo ha licenziato. De Angelis avrebbe ottenuto una buonuscita  di circa 4 milioni di euro lordi (cifra segreta, confermata a Poteri Deboli da fonti autorevoli).

Ex presidente. Franco Bernabé

Bernabé e il favore alla ministra Cancellieri

Il profilarsi di De Angelis ha spaventato Peluso, perché De Angelis lo odia. Sei anni fa De Angelis sembrava destinato a diventare il Cfo di Telecom. Ma nel settembre 2012 l’allora presidente esecutivo Franco Bernabè gli preferì Peluso, ex direttore generale di Fondiaria-Sai del gruppo Ligresti.

C’è chi sostiene che Bernabé abbia preferito questa soluzione per fare un favore alla mamma di Peluso, il prefetto Annamaria Cancellieri, che all’epoca era una donna potente. Era ministro dell’Interno nel governo Monti, da novembre 2011 ad aprile 2013.

Mamma-ministro. Annamaria Cancellieri

Le telefonate con i Ligresti

Quindi è stata ministro della Giustizia nel governo Letta. Cancellieri nel 2014 è stata anche indagata per lo scandalo Ligresti-Fondiaria-Sai, a causa delle telefonate che, da ministro della Giustizia, aveva fatto sia ad Antonino Ligresti, fratello di Salvatore, sia alla compagna di quest’ultimo, quando erano stati arrestati Salvatore Ligresti e le figlie, Jonella e Giulia, il 17 luglio 2013.

Il risveglio di Gubitosi

Gubitosi, che prima si diceva indisponibile per la guida di Telecom, alla fine si è svegliato. E Peluso, non volendo De Angelis, ha risvegliato le banche che spingono per la nomina di Gubitosi.

Così è cominciata la guerra in Telecom, anche fra i congiurati che avevano agito insieme. Altavilla, che sembrava il candidato a.d., appoggiato dalla Cdp (la società dello Stato che ha il 4,7% di Telecom) ha avuto contro sia Peluso sia Gubitosi. Probabilmente si riferiscono a questo le “fonti vicine a Vivendi” che il 15 novembre hanno fatto questa dichiarazione: “E’ ironico che le persone che hanno lavorato insieme per rimuovere Amos Genish ora stannio lottando per contendenrsi il suo posto mentre la società è nel caos”

Alitalia e non solo. Enrico Laghi

L’ingresso di Laghi

La mossa finale per dare la spintarella a Genish è stata l’approvazione in cda di una perizia in base alla quale la rete è stata svalutata di 2 miliardi di euro, l’operazione si chiama “impairment test”, cioè esame sulla perdita di valore. Chi ha fatto la perizia per Telecom? Il professor Enrico Laghi, cioè uno dei tre commissari di Alitalia di cui Gubitosi è il coordinatore. Chapeau!

 

Post scriptum: Intanto Alitalia, che dal 2 maggio 2017 è affidata alle cure dei commissari Gubitosi, Laghi e Paleari, continua a perdere in media 1,7 milioni di euro al giorno.