È tempo di fare un primo bilancio di alcuni investimenti “strategici” fatti dalla Cassa depositi e prestiti (Cdp), società controllata dal ministero dell’Economia. Il tesoro della Cdp, costituito dai 250 miliardi di euro di risparmio postale depositati da 20 milioni di italiani, suscita l’appetito della politica per interventi che ricordano le vecchie “operazioni di sistema”, cioè la messa in sicurezza di pacchetti azionari per mantenere il controllo di società considerate strategiche.
Il difetto di queste operazioni è che privilegiano l’aspetto politico, mentre la redditività rimane in secondo piano. Spesso si concludono in perdita. Come è avvenuto, per esempio, con l’ingresso di Intesa Sanpaolo e Unicredit in Telecom per puntellare il ruolo di comando di Pirelli. Emerge già una perdita negli interventi fatti nel 2016 da Cdp per il salvataggio delle banche attraverso Atlante.
Non sappiamo se sarà un affare l’investimento nella banda larga con Enel. E la potenza di fuoco della Cdp ora viene dispiegata anche per l’industria siderurgica, per un possibile intervento che salvaguardi l’italianità dell’Ilva.
L’investimento più pesante fatto da Cdp è l’acquisto del 12,5% di Saipem, la società di ricerche petrolifere già controllata dall’Eni, messa in crisi dal crollo del prezzo del petrolio. Cdp, che è anche il principale socio di Eni con il 25%, è intervenuta per consentire al gruppo petrolifero di deconsolidare i debiti di Saipem dal suo bilancio. Il 22 gennaio 2016 il Fondo strategico di Cdp ha comprato per 463,2 milioni il 12,5% di Saipem dall’Eni, che ha mantenuto il 30,4% del capitale. Subito dopo c’è stato un aumento di capitale di Saipem, per la sua parte Cdp ha sborsato 439,4 milioni.
Le perdite di saipem nel 2016 sono aumentate da 806 a 2.087 milioni. Il pacchetto del 12,5% posseduto da Cdp in Borsa vale 537,4 milioni, ai prezzi del 12 aprile. Cioè 365 milioni in meno dei 902,6 milioni totali spesi per l’acquisto. Il presidente di Cdp, Claudio Costamagna, e l’ad, Fabio Gallia, potrebbero spiegare qual è la convenienza dell’operazione.