Sempreverde e sempreinpiedi. Franco Bernabè potrebbe tornare al vertice di Telecom Italia. Sarebbe la quarta volta.
L’ex ragazzo prodigio dell’Eni che fu catapultato alla guida del gruppo petrolifero il 13 agosto 1992, poche settimane prima di compiere 44 anni, è il candidato numero uno dell’azionista francese Vivendi. Il principale socio di Telecom ha ufficializzato una lista di cinque candidati al cda, per sostituire metà dei dieci consiglieri nominati a Telecom su istanza della lista del Fondo Elliott il 4 maggio scorso.
Il Fondo Elliott. Paul E. Singer
L’azione di Vivendi
Vivendi ha chiesto al cda di Telecom la convocazione urgente di un’assemblea ordinaria, il cda presieduto da Fulvio Conti (il primo ad essere cacciato se passasse la proposta di Vivendi) ha preso tempo. Telecom ha risposto che la materia è già all’ordine del giorno del cda del 17 gennaio 2019. Ma Vincent Bolloré, patron di Vivendi, non vuole aspettare. Chiede che l’assemblea venga convocata subito e che si svolga entro la fine di gennaio. Devono trascorrere almeno 30 giorni dalla delibera del cda prima che i soci possano riunirsi.
L’uomo dei momenti difficili
Bernabè, che ha 70 anni (è nato a Vipiteno il 18 settembre 1948), viene pescato nei momenti difficili come un jolly per risollevare le sorti del gruppo che, dopo una privatizzazione condotta male (ottobre 1997, governo Prodi), non si è mai risollevato. Non si può dire che Bernabè sia riuscito nell’obiettivo. E’ riuscito però a trasformare gli incarichi in Telecom in una miniera d’oro.
La chiamata nel 1998, dopo il very powerful chairman
La prima volta fu nel novembre 1998, dopo gli sfracelli causati da colui che si era definito “very powerful executive chiarman”, Mario Rossignolo, manager vicino a Umberto Agnelli, cacciato dopo meno di dieci mesi con una liquidazione di 9,87 miliardi di lire lordi (circa 4,5 milioni in euro) insieme all’a.d. prodiano Tomaso Tommasi Vignano, il quale tra stipendio e buonuscita incassò 12,5 miliardi lordi (6,45 milioni in euro).
Sbalzato di sella dalla scalata di Colaninno
Bernabè arrivò come amministratore delegato, voluto dal “nocciolino” di azionisti stabili guidati dall’Ifil di Umberto Agnelli (che aveva solo lo 0,6% di Telecom). Fu sbalzato di sella in soli sei mesi, in seguito all’Offerta pubblica d’acquisto fatta a debito da Roberto Colaninno insieme alla ruvida “razza padana”, con l’appoggio del governo di Massimo D’Alema. Bernabè, che avvertì dei pericoli per Telecom rappresentati dalla massa di debiti portati dalla scalata, fu liquidato con 7,5 milioni di euro lordi.
Scalata con i debiti. Roberto Colaninno
Il ritorno nel 2007
La seconda volta di Bernabè in Telecom è alla fine del 2007. Dopo la gestione di Marco Tronchetti Provera, il 3 dicembre 2007 Bernabè viene nominato amministratore delegato, insieme a Gabriele Galateri presidente. Lo chiamano i soci che hanno rilevato il controllo dalla Pirelli: Intesa Sanpaolo, Generali, Mediobanca e Benetton, riuniti nella holding Telco. Bernabè rimane al vertice per quasi cinque anni, dal 12 aprile 2011 non più come a.d. ma come presidente esecutivo. Si dimette il 3 ottobre 2013, quando gli azionisti non approvano una ricapitalizzazione e decidono la cessione al gruppo spagnolo Telefonica.
Stipendi d’oro
I suoi stipendi di quegli anni sono: 9mila euro per 28 giorni nel 2007, 1,778 milioni nel 2008, 3,13 milioni nel 2009, 2,6 milioni nel 2010, 3,35 milioni nel 2011, 2,48 milioni nel 2012, 1,42 milioni nel 2013. In più incassa una buonuscita di 5,638 milioni. In totale, nel secondo giro a Telecom Bernabè riceve 14,767 milioni di euro lordi di stipendio in poco meno di sei anni. E con la buonuscita totalizza compensi pari a 20,4 milioni lordi.
Affondo. Vincent Bolloré (a sinistra) e Alberto Nagel
Terza chiamata nel 2017
Non è finita. Bernabè viene chiamato di nuovo nel cda nel 2017, in carica dal 5 maggio come “semplice” consigliere, senza deleghe, da Vivendi. E’ la terza chiamata. L’anno scorso ha ricevuto compensi per 87.000 euro. Il 22 marzo di quest’anno, in seguito alla guerra tra Elliott e Vivendi e alle dimissioni del presidente Arnaud de Puyfontaine e del vicepresidente Giuseppe Recchi, a Bernabè è stata affidata la “reggenza” del cda.
Reggente per 40 giorni
L’ex a.d. è stato nominato vicepresidente e consigliere delegato con le deleghe su sicurezza e su Telecom Sparkle, lasciate da Recchi, che non potevano essere attribuite a un manager straniero (all’epoca l’a.d. era Amos Genish, israeliano). Inoltre aveva il compito di fare le veci del presidente fino all’insediamento del nuovo cda. E’ uscito dal cda il 4 maggio, quando Elliott ha battuto Vivendi in assemblea e ha fatto entrare dieci suoi consiglieri su 15 totali.
In totale ha guadagnato 28 milioni
I compensi percepiti nel 2018 si conosceranno l’anno prossimo, quando sarà pubblicata la relazione sulla remunerazione. Dai dati finora pubblicati possiamo dire però che nei passaggi in Telecom Bernabè ha portato a casa compensi per complessivi 28 milioni di euro lordi.