Una lettera chiama in causa Consob, Banca d’Italia e Mef
La commissione d’inchiesta sulle banche non ha ancora cominciato a indagare sui dissesti di Banca Etruria, Monte dei Paschi, banche venete e altri istituti rovinati da una cattiva gestione. Oggi c’è stata la prima seduta dopo l’insediamento e l’elezione a presidente del senatore Pier Ferdinando Casini, leader dei centristi.
Una scelta controversa. Casini il 5 aprile scorso aveva definito l’iniziativa della commissione “un impasto di demagogia e pressapochismo”. Inoltre ci sono potenziali conflitti d’interesse. Casini è socio di una fondazione bancaria, la bolognese Carisbo, che è azionista di Intesa Sanpaolo. L’ex suocero, Francesco Gaetano Caltagirone, padre di Azzurra, è stato azionista e vicepresidente di Mps fino a pochi anni fa.
La commissione non ha fretta
All’ordine del giorno della seduta oggi c’è solo lo schema di regolamento interno della commissione. Invece ancora non si sa se e quando verranno convocati banchieri, autorità di controllo, associazioni dei risparmiatori e dei truffati. A quanto pare non c’è fretta.
Sul tavolo di Casini e dei commissari però c’è già una lettera di fuoco, sul caso Mps, banca storicamente nell’area d’influenza del Pd. La lettera arriva da Londra. Firmata da Giuseppe Bivona, un esperto di finanza romano radicato nella City, lavora per gli hedge fund con la sua società Bluebell Partners Limited
Spina nel fianco
Con iniziative che spaziano dalle banche (Mps, banche venete) all’industria (Ansaldo Sts, Hitachi, Finmeccanica), l’ingegner Bivona è la spina nel fianco di manager, banchieri, autorità di vigilanza come il presidente della Consob Giuseppe Vegas e il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ministri come il responsabile dell’Economia, Pier Carlo Padoan.
Hedge fund. Giuseppe Bivona, fondatore e socio di Bluebell Partners
Il ruolo di Visco, Vegas e Padoan
La lettera, inviata il 29 settembre a Casini e alla commissione, ha come oggetto “Il ruolo delle Autorità di controllo e del Mef nella vicenda Mps“. “Desidero mettere a disposizione della Commissione parlamentare _ afferma Bivona _ la mia testimonianza diretta di fatti che hanno riguardato Mps dal 2012 fino al salvataggio pubblico nell’agosto 2017 e delle precise responsabilità, inter alia, delle autorità di controllo”.
Ecco una sintesi dei fatti secondo il racconto di Bivona.
“1. A partire dal 2013, il governatore della Banca d’Italia e i componenti del direttorio, il presidente della Consob ed i componenti della commissione, tre presidenti del Consiglio, tre ministri dell’Economia ed il direttore generale del Tesoro (…) _ prosegue Bivona _ erano stati ripetutamente informati che Mps falsificava i bilanci contabilizzando cinque miliardi di derivati come titoli di Stato, un gravissimo illecito (…) commesso ininterrottamente dal dicembre 2008 al giugno 2015. Sebbene informate, le autorità di controllo non sono mai intervenute (…) ad ingiungere alla banca la correzione dei bilanci al fine di tutelare i risparmiatori e (…) gli investitori (…);”
“2. la Banca d’Italia a giugno 2012 e gennaio 2013 ha dato informazioni non corrette al governo ed al Parlamento nella procedura autorizzativa degli aiuti di Stato (c.d. Monti bond) poi erogati a Mps nel febbraio 2013: infatti contrariamente a quanto veniva rappresentato, i soldi dei contribuenti sono stati utilizzati per ripianare un deficit di capitale di oltre due miliardi prodotto dalle suddette spregiudicate speculazioni in derivati occultati in bilancio. Una verità taciuta e nascosta al Parlamento, a principale beneficio della Fondazione Mps allora azionista di maggioranza relativa;”
“3. la Banca d’Italia e la Consob nel 2013 hanno assunto iniziative potenzialmente volte a disconoscere/sanare gli illeciti contabili di Mps cercando (senza riuscirci _ osserva Bivona _ anche grazie al mio intervento) di ottenere una pronuncia delle autorità internazionali (Ifrs Ic) che riconoscesse una fantomatica (quanto inesistente) assenza di chiarezza dei principi contabili. La Consob ha anche inoltrato alla Procura della Repubblica proprie considerazioni “tecniche” volte ad avvallare la contabilizzazione (falsa) adottata da Mps;”
Il testo integrale della lettera si può leggere cliccando sul seguente link:
Lettera Giuseppe Bivona a commissione parlamentare banche
Banca d’Italia. Il governatore Ignazio Visco, il mandato scade il 31 ottobre
Panetta a Bivona: “Si riposi”
Nel merito le contestazioni di Bivona non hanno avuto una risposta dalla Banca d’Italia, mentre c’è un contenzioso aperto tra Bivona e gli ultimi ex amministratori di Mps, Alessandro Profumo (ora a.d. di Leonardo) e Fabrizio Viola. Quest’ultimo in seguito è stato nominato a.d. della Popolare di Vicenza e consigliere di Veneto Banca, ora è liquidatore delle due banche venete.
La vicenda sul presunto falso in bilancio di Mps è oggetto anche di un’indagine giudiziaria penale a Milano. Nei mesi e anni scorsi Bivona ha già scritto lettere alla Banca d’Italia e al ministro Padoan sul tema, senza ricevere risposta. A Poteri Deboli risulta che poco prima di Natale del 2013 Bivona inviò una lettera al direttorio della Banca d’Italia tornando a segnalare quello che, a suo avviso, era un falso in bilancio di Mps. Ottenne una breve risposta di riscontro dal vicedirettore generale, Fabio Panetta, che gli scrisse: “Si riposi“.
L’affare Dreyfus
Il governatore Visco, da quanto Banca d’Italia ha fatto trapelare su Repubblica, intende rispondere davanti alla commissione sulle banche. “La vicenda Mps, come ho già detto altre vole, è l’affare Dreyfus dei nostri tempi”, ha scritto Bivona a Casini. Bivona ha chiesto di essere convocato dalla commissione d’inchiesta “onde fornire la monumentale documentazione” in suo possesso”.
Può darsi che le cose non siano andate come sostiene Bivona. Ma i fatti denunciati sono gravi. Per questo sarebbe bene che si alzasse il velo sui segreti che coprono queste imbarazzanti vicende. O qualcuno ha paura del chiarimento?