E’ cominciata la spartizione delle poltrone previste dall’accordo Italia-Francia che vede protagonista Fincantieri. Secondo indiscrezioni, sono già stati scelti i tre rappresentanti italiani nel gruppo di lavoro che dovrà studiare l’estensione al settore navale militare dell’accordo tra Fincantieri e governo francese su Stx France, la società che gestisce il grande cantiere di Saint-Nazaire.
Bono e l’ammiraglio Bisceglia
Il primo componente del gruppo di lavoro è Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri. Come lui, ci sarà da parte francese Hervé Guillou, “pdg”, carica equivalente all’a.d., di Naval Group. Il secondo italiano è l’ammiraglio Matteo Bisceglia, direttore degli Armamenti navali (Navarm), il principale ente tecnico-finanziario della Marina militare. I militari hanno rivendicato una posizione nel gruppo di studio in quanto sono il cliente principale dell’industria cantieristica, in poche parole, quelli che mettono i soldi (pubblici, dei contribuenti).
Dalla Cdp arriva Palermo
Per la terza “pettorina” ha prevalso, secondo indiscrezioni, la candidatura di Fabrizio Palermo, direttore finanziario (Cfo) della Cassa depositi e prestiti (Cdp), la società posseduta dal ministero dell’Economia che è una cassaforte di partecipazioni azionarie statali, tra cui la maggioranza di Fincantieri.
Palermo, 46 anni, è stato vicedirettore generale di Fincantieri e, secondo fonti del settore, si considera l’erede di Bono, che ha 73 anni. Queste nomine non sono ancora state ufficializzate. Se queste indicazioni saranno confermate, la composizione del gruppo di studio sarebbe quindi sbilanciata a favore di Fincantieri. Sarebbe stato Bono a indicare Palermo, per avere una presenza amica. Bono sarebbe anche co-presidente del gruppo, insieme al francese Guillou.
Linea con Parigi. (da sinistra) L’a.d. di Fincantieri Giuseppe Bono, il presidente di Cdp Claudio Costamagna e il predecessore, Franco Bassanini
Silenziato Calenda
Un’alternativa sarebbe stata la presenza, come terzo componente, di un rappresentante del ministero dello Sviluppo economico o di un altro esponente indipendente, per avere una figura più neutra rispetto a Fincantieri. Questo per far valere nella difficile partita con i francesi gli interessi nazionali, che non necessariamente coincidono con quelli di Fincantieri e del suo numero uno. In ogni caso, non si capisce cosa ci stia a fare un rappresentante della Cdp in questo gruppo di lavoro, se non per motivi “relazionali”.
Il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, si è battuto per far avere a Fincantieri il 51% del capitale d Stx (lo avrà, ma solo con l’1% in prestito dal governo francese), poi la sua voce è stata silenziata.
Leonardo rischia di uscire perdente
Secondo fonti che seguono il dossier Italia-Francia, nel negoziato sull’alleanza navale militare con la Francia rischia di uscire perdente il gruppo Leonardo-Finmeccanica. Fincantieri costruisce lo scafo delle navi, che rappresentano metà del valore. L’altra metà è costituita dai sistemi, software, elettronica, radar, armamenti, e questo è il mestiere di Leonardo. Nei sistemi navali le competenze sono in parte condivise tra i due gruppi nella joint venture Orizzonte (51% Fincantieri, 49% ex Finmeccanica), ma la convivenza è molto difficile.
Bono a Leonardo: “Siete quasi falliti”
Come Poteri Deboli ha già raccontato il 29 settembre, Bono non ha voluto che nel gruppo entrasse un rappresentante di Leonardo, gruppo con il quale c’è un’accesa rivalità, peraltro ricambiata. “Cosa volete voi che siete quasi falliti?”, ha detto l’a.d. di Fincantieri in una riunione governativa al rappresentante di Leonardo, Lorenzo Mariani.
Rischio di isolamento. Alessandro Profumo, a.d. di Leonardo dal 16 maggio 2017
Predominio francese
Invece dal lato francese gli interessi di tutto il settore sono rappresentanti dall’a.d. di Naval Group, Guillou, perché questa società racchiude sia le competenze per la costruzione dello scafo sia nei sistemi navali. E nell’azionariato, con il 35%, c’è anche Thales, cioè il concorrente (più grande) di Leonardo nei radar e nell’elettronica della difesa.
Il rischio che alcuni analisti hanno già evidenziato è che nell’accordo con la Francia, cui Bono tiene molto, siccome nel navale militare i francesi sono più grandi, finiscano per avere il controllo anche delle attività italiane nella costruzione di navi e che privilegino l’industria francese per i sistemi navali e le forniture di apparati elettronici, radar, armamenti. Questo andrebbe a scapito di Leonardo e delle altre industrie piccole e medie italiane.
Bassanini in pista
Sono da assegnare anche le quattro poltrone italiane nel cda di Stx France, altrettante spettano ai francesi. Nel cda potrebbe entrare Franco Bassanini, ex presidente della Cdp e presidente di Open Fiber, considerato vicino a Parigi.
L’a.d. di Stx lo deve nominare Fincantieri, ma i francesi hanno un diritto di veto. Un’ipotesi è che venga candidato Pier Francesco Ragni, vicedirettore generale di Fincantieri. Intanto il “pdg” di Stx France, Laurent Castaing, ha detto a Les Echos che pensa “di essere candidato, ma potrebbero essercene altri”. Il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, ha dato per scontata la conferma di Castaing.
Al timone. Laurent Castaing, a.d. di Stx France
Chi tutela l’interesse nazionale?
I francesi sanno fare sistema, gli italiani vanno in ordine sparso. Danno l’impressione di perseguire un obiettivo più per prestigio personale che per il bene complessivo del paese, dell’industria, del lavoro.
In questa girandola di incarichi (e di potere), la domanda che facciamo è: chi tutela l’interesse nazionale?