Il premier Mario Draghi ha trovato un primo serio intoppo nelle nomine per il vertice di Fincantieri. Palazzo Chigi ha dovuto prendere atto della mancanza di un accordo sulle sue intenzioni e non ha potuto passare il “pizzino” con i nomi alla Cassa depositi e prestiti, la società pubblica che nei prossimi giorni, oltre a rendere ancora più ricca la famiglia Benetton con il bonifico da oltre 8,2 miliardi di euro per il controverso acquisto dell’88,06% di Autostrade per l’Italia deciso dalla politica (Pd in testa, ma anche il M5S è d’accordo), dovrà procedere alle nomine del nuovo cda della società che produce navi da crociera e navi militari, controllata con il 71,3 per cento.
Le scelte entro il 21 aprile
Le designazioni dei candidati al vertice, attese per domani 13 aprile, sono rimandate a dopo Pasqua. C’era già stato un rinvio il 31 marzo. Le scelte devono essere ufficializzate entro il 21 aprile, ultimo giorno per il deposito delle liste di candidati presso la sede della società, che deve avvenire 25 giorni prima dell’assemblea, convocata per il 16 maggio.
Al vertice. Giuseppe Bono, secondo da destra
La resistenza di Bono
E’ l’effetto combinato della resistenza di Giuseppe Bono ad essere detronizzato e della mancanza di candidati convincenti a sostituirlo che ha rallentato le decisioni. Draghi insieme al consigliere Francesco Giavazzi vuole cambiare tutto il vertice. Via l’a.d. Bono che ha 78 anni ed è in sella da 20, mentre alla presidenza vogliono mandare una donna.
Todini e Folgiero non convincono
Non hanno però trovato una candidata adatta al ruolo, competente in geopolitica, nell’industria e in materia di difesa. Luisa Todini, l’imprenditrice gradita al centro-destra (ex europarlamentare di Forza Italia, ex cda Rai in quota Pdl-Lega, ex presidente di Poste nominata dal governo Renzi) di cui si è parlato per la presidenza, non ha un curriculum di questo tipo. Ha attività imprenditoriali nei vini, negli alberghi, un’intensa attività di relazioni nei salotti romani. Come candidato a.d. era in pole position Pierroberto Folgiero, a.d. di Maire Tecnimont, società di impiantistica industriale. Ma neppure lui convince tutti, perché ha un’esperienza nelle navi di poco più di due anni come Cfo (responsabile finanza) alla Tirrenia di Franco Pecorini.
Vino, alberghi e salotti. Luisa Todini
L’attenzione del Quirinale
La partita è seguita anche al Quirinale, dove Bono ha trovato attenzione. Il manager ex socialista è amico di Giuliano Amato, presidente della Corte costituzionale e già sottosegretario a Palazzo Chigi nel governo di Bettino Craxi, vorrebbe ottenere una presidenza con deleghe e farsi accompagnare da un a.d. di sua scelta, in modo da rimanere il numero uno. La partita si è bloccata. Se ne riparlerà la prossima settimana.
Audizione al Senato
“Ora mi rimproverano che sto là da troppo tempo…”. Bono ha fatto questa battuta sulle nomine, ascoltato ieri dalla commissione Difesa del Senato, nelle audizioni sull’affaire D’Alema-Colombia-Fincantieri-Leonardo, per il coinvolgimento di Massimo D’Alema come intermediario, autopropostosi, in una trattativa per vendere armi (navi e aerei) al paese sudamericano. In una conversazione registrata il leader ex Pds e Pd ha parlato di una potenziale provvigione di 80 milioni di euro da spartire con gli altri facilitatori italiani e colombiani e lo studio Allen Law di Miami. L’affare non è andato in porto.
Intermediario. Massimo D’Alema
I piani di Bono per i prossimi anni
Bono ha parlato dello sviluppo della crocieristica: “quando sono arrivato Fincantieri aveva un solo cliente, ora ha clienti in tutto il mondo”. Per la difesa, in campo internazionale _ ha detto _ “abbiamo un’alleanza leggera con la Francia” che “ci consente di mettere insieme la parte di ricerca, soprattutto finanziata dalla comunità, e i programmi nell’ambito della difesa europea. Stiamo lavorando alla corvetta europea“. Bono ha quindi osservato: “ci siamo noi, la Francia e si è aggiunta adesso anche Spagna. Questo sarebbe il primo programma navale europeo”.
Le divisioni trasformate in società
Bono ha parlato come un manager che continuerà a guidare l’azienda nei prossimi anni. Fincantieri è organizzata in “due divisioni che nella mia testa dovrebbero essere società” ma “il Covid ci ha impedito di fare questo passo. Speriamo ci sia consentito di farlo nei prossimi anni”. Passata Pasqua, il governo dovrà mettere le carte sul tavolo.