Grana in Umbria per Renato Mazzoncini, manager di Stato che ha fatto carriera quando era al governo Matteo Renzi, amministratore delegato e direttore generale delle Ferrovie dello Stato.
A fine dicembre Mazzoncini è riuscito a farsi rinnovare in anticipo il mandato dal governo Gentiloni, per altri tre anni, quando già i sondaggi indicavano il crollo del Pd e ha così evitato il rischio di essere sottoposto al giudizio di una diversa maggioranza politica, visto che la scadenza naturale del suo mandato sarebbe stata solo in questa primavera, e quindi dopo le elezioni del 4 marzo 2018.
Indagato a Perugia
Adesso però Mazzoncini deve affrontare un problema giudiziario a Perugia. Rischia di decadere dall’incarico, se venisse rinviato a giudizio per una vicenda cominciata due anni fa, che sembrava dimenticata. Mazzoncini è indagato per falso ideologico e truffa nell’inchiesta stralcio su Umbria Mobilità, società costituita tra Busitalia (controllata delle Fs di cui Mazzoncini è stato a.d.) e la società regionale di trasporto pubblico locale. Il processo è nato da una costola dell’indagine su un buco milionario nelle casse dell’azienda di trasporto umbra.
Sponsor. L’ex premier Matteo Renzi
Fondi pubblici per 6 milioni
Il pubblico ministero Manuela Comodi ha chiesto il rinvio a giudizio di Mazzoncini e altre tre persone, due ex vertici di Umbria Mobilità (l’ex presidente Lucio Caporizzi e l’ex a.d. Franco Viola) e una dipendente. La Procura accusa gli indagati di aver alterato i dati inviati all’Osservatorio del trasporto pubblico per abbellire i conti e ottenere circa sei milioni di contributi pubblici a favore dell’ex Umbria Mobilità e di Busitalia, la società delle Fs che ha incorporato le attività di trasporto locale regionale. Si tratta dei fondi che il ministero dei Trasporti trasferisce alle aziende di trasporto locale. I soldi vengono versati se le aziende raggiungono un certo livello di ricavi autonomi.
L’accusa: dati taroccati
Secondo quanto ha scritto il sito “Perugia today”, il 6 aprile davanti al gip Carla Giangamboni è stato ascoltato il consulente tecnico della Procura. Il consulente ha confermato che le voci che erano state inserite nei dati dell’Osservatorio erano sproporzionate. L’avvocato di Caporizzi, il penalista Luca Gentili, ha sostenuto invece la correttezza dell’operato contestato, affermando che “i dati inviati all’Osservatorio sono sempre stati veritieri e bene inseriti, tanto che nemmeno l’Osservatorio aveva sollevato questioni”.
L’8 giugno la decisione
La prossima udienza è in programma l’8 giugno per la requsitoria del pm, eventuali arringhe della difesa e in quella sede ci sarà probabilmente la decisione del gup se rinviare a giudizio o prosciogliere gli indagati. Solo in caso di necessità la decisione potrebbe slittare a un’ulteriore udienza, l’11 giugno, spiega un avvocato a Poteri Deboli.
Trasporto locale. Un autobus delle Fs in Umbria
I rischi del rinvio a giudizio
Appena emersa la notizia che era indagato, il 7 aprile 2016, Mazzoncini aveva precisato «di non aver mai ricoperto cariche operative o di rappresentanza in alcuna delle società operanti in Umbria», di non aver preso parte a trasmissioni di dati all’Osservatorio nazionale e di essere «totalmente estraneo ai fatti contestati».
La clausola “etica”
Un eventuale rinvio a giudizio non significherebbe colpevolezza. E neppure un’eventuale sentenza di condanna di primo grado sarebbe definitiva. Cosa rischia allora Mazzoncini? Rischia perché nello statuto delle Fs c’è la clausola etica, che alcuni anni fa il ministero dell’Economia aveva voluto inserire negli statuti di quasi tutte le controllate, dopo l’arresto di Giuseppe Orsi per le presunte tangenti in India, nel febbraio 2013, quando era presidente e a.d. di Finmeccanica. Orsi è stato poi assolto con sentenza definitiva, l’8 gennaio scorso.
La clausola etica, recepita nell’articolo 10 dello statuto Fs, stabilisce tra l’altro che in caso di rinvio a giudizio per certi reati, per lo più di tipo economico-finanziario, contro la pubblica amministrazione o contro il patrimonio, non si può essere eletti in un consiglio di amministrazione di una società partecipata dallo Stato.
Lo statuto Fs
Se il rinvio a giudizio colpisce un amministratore in carica, questi _ afferma l’articolo 10 dello statuto Fs _ deve “darne immediata comunicazione all’organo di amministrazione, con obbligo di riservatezza. Il consiglio dì amministrazione verifica, nella prima riunione utile e comunque entro i dieci giorni successivi alla conoscenza dell’emissione dei provvedimenti di cui al terzo periodo, l’esistenza di una delle ipotesi ivi indicate”.
Prosegue lo statuto delle Ferrovie: “Nel caso in cui la verifica sia positiva, l’amministratore decade dalla carica per giusta causa, senza diritto al risarcimento danni, salvo che il consiglio di amministrazione, entro il termine di dieci giorni di cui sopra, proceda alla convocazione dell’assemblea, da tenersi entro i successivi sessanta giorni, al fine di sottoporre a quest’ultima la proposta di permanenza in carica dell’amministratore medesimo, motivando tale proposta sulla base di un preminente interesse della società alla permanenza della stessa. (…) Nel caso in cui l’assemblea non approvi la proposta formulata dal consiglio di amministrazione. l’amministratore decade con effetto immediato dalla carica per giusta causa. senza diritto al risarcimento danni”.
Al governo. Il leader della Lega, Matteo Salvini
Il tentativo di cancellare la clausola
Sarebbe imbarazzante per Mazzoncini se fosse rinviato a giudizio. Dovrebbe presentarsi davanti all’assemblea degli azionisti (unico socio il ministero dell’Economia) per chiedere il rinnovo della fiducia. Con il nuovo governo di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, l’a.d. renziano delle Fs dovrebbe ottenere la fiducia dei grandi nemici di Renzi, Lega e M5S.
Mentre si proclama innocente, Mazzoncini deve essere consapevole dei rischi che corre a Perugia, perché a Poteri Deboli risulta che abbia tentato di far cancellare la clausola etica dallo statuto di Fs. Ma non c’è riuscito. Altre società pubbliche sono riuscite a evitare l’inserimento della clausola etica per il voto contrario dell’assemblea dei soci (Eni, Finmeccanica, Terna).
Lobby. Carlotta Ventura, direttrice relazioni esterne Fs
La lobby delle collaboratrici
Mazzoncini può sperare nella capacità di lobby delle sue più strette collaboratrici per ottenere indulgenza. La sua segretaria, Pamela Morassi, è stata anche assistente del leghista Giancarlo Giorgetti, designato sottosegretario a Palazzo Chigi nel nascente governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte. E la direttrice delle relazioni esterne Fs, Carlotta Ventura, non sarà esperta di trasporto ferroviario, ma è amica di Carlo Cottarelli, il tecnico che Sergio Mattarella aveva incaricato di formare il governo e potrebbe sempre tornare in auge in caso di nuove emergenze.