L’ex direttore imputato presente per la prima volta al processo. Consob distratta
Non ci si annoia al processo, che si dipana con lentezza, per falso in bilancio e manipolazione di mercato al Sole 24 Ore. All’ultima udienza, svoltasi il 4 novembre a Milano, è apparso in aula per la prima volta l’imputato numero uno, Roberto Napoletano.
La buonuscita di 700.000 euro
L’ex direttore responsabile del quotidiano economico-finanziario e normativo nonché delle decine di testate del gruppo (Radio 24, agenzia Radiocor e altre), cacciato nell’agosto 2017 con una buonuscita di 700.000 euro lordi quando era già indagato dalla Procura di Milano, non è ancora stato chiamato dai giudici a fare la deposizione difensiva. Però per la prima volta ha presenziato a un’udienza del dibattimento, quella in cui sono stati interrogati come testimoni l’ex direttore dell’amministrazione e bilancio del Sole 24 Ore, Alberto Ferrari e due ex vicedirettori del quotidiano, Elia Zamboni e Salvatore Padula. Forse ha voluto annusare l’aria prima che il processo entri nella fase più calda, in cui Napoletano dovrà comparire in aula per essere interrogato dai giudici e, probabilmente, dagli avvocati, tra cui c’è Antonio Di Pietro. L’ex pm di Mani pulite è il legale di alcuni dipendenti ed ex del Sole 24 Ore, che si sono costituiti parti civili contro l’ex direttore per gli sfracelli causati dalle copie taroccate.
Triade. Roberto Napoletano, Donatella Treu, Benito Benedini
I patteggiamenti
Due indagati hanno patteggiato una pena prima del rinvio a giudizio e sono usciti dal processo: l’ex amministratore delegato Donatella Treu è stata così condannata a 20 mesi di reclusione e 300.000 euro, l’ex presidente Benito Benedini a 17 mesi e 20 giorni, oltre a 100.000 euro. La pena è sospesa, pertanto gli ex vertici del gruppo non sono andati in carcere. I due assegni da 400.000 euro sono stati incassati dal Sole 24 Ore, a titolo di “mero acconto” per i danni subiti (da accertare). La Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio anche della società Il Sole 24 Ore, per la legge 231 del 2001. La società, come spiega nelle periodiche relazioni sui conti, “è stata imputata in relazione agli illeciti amministrativi dipendenti dai reati di false comunicazioni sociali (art. 2622 c.c.) e manipolazione informativa del mercato (art. 185 Tuf) contestati ai suoi ex amministratori e dirigenti”. La società ha patteggiato una sanzione pecuniaria di 50.310 euro, per non rischiare ulteriori conseguenze penali.
Napoletano: “sono innocente”
Napoletano non ha voluto patteggiare, proclamandosi innocente, è stato rinviato a giudizio dal gup Maria Cristina Mannocci nella stessa udienza, il 29 ottobre 2019. “Avrei potuto patteggiare come gli altri, ma non posso patteggiare per un reato che non ho commesso. Sono innocente e affronterò a testa alta il dibattimento e sono consapevole che in quella sede emergerà la verità”, è stato il commento di Napoletano. Il processo è cominciato il 16 gennaio 2020.
L’ideatore e gli esecutori
Nell’ultima udienza, il 4 novembre, il Tribunale _ il collegio è presieduto da Flores Giulia Tanga _ ha chiesto a Ferrari, ex direttore dell’amministrazione e bilancio del Sole 24 Ore (uscito a maggio 2019), di raccontare quanto già dichiarato alla Consob, che ha condotto una propria indagine, perché la società editoriale è quotata in Borsa. Secondo la relazione pubblicata nel 2018 dalla Consob, Valentina Montanari, già responsabile della finanza del Sole, aveva definito Napoletano “l’ideatore e il regista” della strategia che _ secondo l’accusa _ aveva portato a gonfiare il numero delle copie vendute del quotidiano. Nelle audizioni alla Consob Ferrari aveva dichiarato: “Napoletano faceva pressioni sulla struttura della diffusione del marketing affinché il numero delle copie aumentasse”. Centrale anche il ruolo di Anna Matteo, ex responsabile dell’area digital e publishing development, che _ secondo quanto detto da Ferrari alla Consob _ era “la lunga mano” del direttore e per Montanari “la mente intelligente”, mentre “gli altri erano esecutori“.
L’interrogatorio di Ferrari
Le dichiarazioni di Ferrari nell’udienza del 4 novembre davanti ai giudici sono state più sfumate, non ha ripetuto le stesse accuse fatte davanti alla Consob, secondo quanto riferito a Poteri Deboli da alcuni presenti. Un particolare importante, che non è sfuggito ai giudici e agli stessi avvocati delle parti civili. Di Pietro lo ha fatto notare a Ferrari mentre usciva dall’aula, gli ha fatto leggere le sue dichiarazioni riportate nelle pagine della relazione della Consob. Questo ha provocato la concitata reazione di uno degli avvocati di Napoletano (ce n’erano tre, guidati da Guido Carlo Alleva), che ha detto: “Questo non si può fare!”. Anche l’ex direttore è sbottato, ad alta voce: “Questo bisogna farlo mettere agli atti!”. Di Pietro ha chiarito che stava semplicemente facendo leggere un atto e che non doveva fare il controinterrogatorio del testimone. In quel momento il presidente del collegio non era presente. E’ stata come una piccola zuffa (solo verbale) tra studenti al cambio dell’ora, quando il professore esce dalla classe.
La “voia de laurà” dell’imputato
Poi i giudici hanno fatto alcune domande ai due ex vicedirettori, citati come testimoni dalla difesa dell’ex direttore del Sole. Sia Zamboni sia Padula, a quanto riferito da chi era presente, hanno detto che Napoletano era un gran lavoratore e passava molte ore al giornale. In lombardo, si potrebbe parafrasare che l’ex direttore accusato di aver taroccato i dati sulle vendite aveva tanta “voia de laurà”.
Consob assente. Il presidente, Paolo Savona
Consob: “Nessuna domanda”
Curioso che all’udienza non ci fosse l’avvocato di Consob, Gianfranco Carta, il quale avrebbe potuto immediatamente far risaltare la differenza tra quanto detto da Ferrari alla Commissione e le sfumate dichiarazioni in udienza. Perché il presidente Paolo Savona non ha mandato all’udienza l’avvocato che conosce a memoria tutte le carte del processo? “Nessuna domanda”. Queste sono state le parole della sostituta di Carta quando, esaurite le domande del pm Gaetano Ruta, la presidente Tanga le ha chiesto se intendeva controinterrogare Ferrari. Con stupore dei presenti, viste le dichiarazioni rilasciate nell’audizione Consob.
Il Sole responsabile civile
Da notare che la società Il Sole 24 Ore è già stata citata come responsabile civile dalla Consob. Il Tribunale ha accolto l’istanza, alla quale gli avvocati della società si erano opposti per “tardività”. Dunque la società editoriale controllata dalla Confindustria potrebbe subire un impatto economico negativo dal processo, in quanto “responsabile civile”, se ci fossero delle condanne. Si legge nelle relazioni finanziarie del Sole 24 Ore: “Per l’effetto, quest’ultima verrebbe chiamata a rispondere, in via solidale con gli altri imputati, in qualità di responsabile civile ex art. 2049 c.c. per possibili danni provocati a terzi dai fatti di reato contestati”.
Avvocato. Paola Severino con il marito
Da Severino a Panucci
La posizione del Sole è sul crinale. Da un lato il consiglio di amministrazione, guidato dall’a.d. Giuseppe Cerbone, ha promosso una coraggiosa azione civile per danni contro Napoletano e gli ex vertici che hanno patteggiato. Una mossa che parte della Confindustria non ha gradito. Dall’altro però un’eventuale condanna di Napoletano nel processo penale potrebbe avere riflessi negativi per Il Sole. Chi segue il processo si fa questa domanda: quale strada persegue veramente Il Sole 24 Ore? Per la condanna o per l’assoluzione dell’ex direttore? Ci sono influenti esponenti del mondo confindustriale che hanno sempre sostenuto Napoletano. Luigi Abete, che si vantava di veder soddisfatte da Napoletano tutte le sue richieste sul giornale, si è dimesso dal cda nel 2019 per disaccordo sull’azione di responsabilità. Poi l’ex direttore generale Marcella Panucci, per molti anni nel cda del Sole 24 Ore. E’ stata cacciata da Confindustria nel 2020 dal nuovo presidente Carlo Bonomi, ma è sempre influente: con il governo Draghi è diventata capo di gabinetto del ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Rileggendo il cv di Panucci si coglie il legame con Paola Severino, di cui è stata capo della segreteria tecnica e consigliere giuridico dal 2011 al 2012, quando la famosa penalista era ministro della Giustizia nel governo Monti. La prof. Severino è da anni avvocato del Sole 24 Ore, che assiste anche nel processo a Napoletano, inoltre è vicepresidente della Luiss, università posseduta da Confindustria. Il 24 settembre il governo Draghi l’ha nominata presidente della Scuola nazionale della pubblica amministrazione. Inoltre presiede il Comitato scientifico del Pnrr presso il Ministero dell’Università e della Ricerca, che in pratica deve stabilire la ripartizione dei fondi europei tra le università.
Amministratore delegato. Giuseppe Cerbone
Rischio bolla di sapone
Molti si chiedono cosa succederebbe nel processo penale se venisse fatto un accordo nella causa civile per danni tra Il Sole 24 Ore, Napoletano, Treu e Benedini. Il processo andrebbe fino in fondo per scoprire se ci sono responsabilità di Napoletano o finirebbe in una bolla di sapone?
Richieste di danni per 12,5 milioni
Cammina con grande lentezza anche la causa per danni promossa dal Sole contro gli ex vertici e Kpmg (ex società di revisione dei bilanci), approvata dall’assemblea degli azionisti il 30 aprile 2019. Riassumiamo le richieste di danni, per complessivi 12,5 milioni, come riportate nella relazione trimestrale del Sole 24 Ore al 30 settembre 2021:
“In data 18 giugno e 24 giugno 2019 la Società ha dunque notificato atto di citazione nei confronti delle seguenti persone:
a) Benito Benedini, nei cui confronti è stata formulata richiesta per il risarcimento di tutti i danni subiti e subendi da Il Sole 24 Ore S.p.A. in relazione alla Operazione Business Media (come definita nella relazione illustrativa ex art. 125-ter, d.lgs. n. 58 del 24 febbraio 1998 pubblicata il 29 marzo 2019), allo stato quantificabili in non meno di 4.328.280,00 euro, in via solidale con Donatella Treu.
b) Donatella Treu, nei cui confronti è stata formulata richiesta per il risarcimento di tutti i danni subiti e subendi da Il Sole 24 Ore S.p.A. in relazione:
(i) alle pratiche commerciali e di reporting volte a incrementare artificiosamente i dati diffusionali
del Quotidiano, allo stato quantificabili in non meno di 7.548.043,31 euro, in via solidale con Roberto Napoletano e KPMG S.p.A., anch’essa convenuta in giudizio;
(ii) alla Operazione Business Media, allo stato quantificabili in non meno di 4.328.280,00 euro, in via solidale con Benito Benedini;
(iii) alla Operazione Stampa Quotidiana (come definita nella relazione illustrativa ex art. 125-ter,
d.lgs. n. 58 del 24 febbraio 1998 pubblicata il 29 marzo 2019), allo stato quantificabili in non meno
di 665.560,00 euro, condanna da disporsi in via solidale con KPMG S.p.A..
c) Roberto Napoletano, nella qualità (ritenuta sussistente sia dalla Procura che dalla Consob) di Amministratore di fatto della Società, nei cui confronti è stata formulata richiesta per il risarcimento di tutti i danni subiti e subendi da Il Sole 24 Ore S.p.A. in relazione alle pratiche commerciali e di reporting volte a incrementare artificiosamente i dati diffusionali del Quotidiano, allo stato quantificabili in non meno di 7.548.043,31 euro, in via solidale con Donatella Treu e KPMG S.p.A..”
Confindustria. Carlo Bonomi
La causa civile
La causa è stata iscritta al ruolo del Tribunale Civile di Milano in data 20 giugno 2019 ed è stata assegnata al giudice istruttore Guido Vannicelli. La relazione finanziaria del Sole spiega: “Con provvedimento del 2 marzo 2020 il Giudice Istruttore ha differito la data della prima udienza al 17 novembre 2020, al fine di consentire ai convenuti di citare in giudizio le compagnie assicurative, la cui chiamata in causa è stata dunque autorizzata. Successivamente, con decreto emesso in data 21 maggio 2020 il G.I., al fine di riscadenzare il proprio ruolo d’udienza a seguito delle problematiche dovute all’emergenza Covid-19, ha rinviato la prima udienza al 9 febbraio 2021”.
Tentato un accordo
All’udienza del 9 febbraio 2021 il gudice Vannicelli ha chiesto alle parti di considerare un’eventuale soluzione transattiva aggiornando l’udienza. “All’udienza del 18 maggio 2021, verificata _ dice la relazione del Sole 24 Ore _ l’assenza del raggiungimento di un accordo bonario, il Giudice ha concesso i termini per il deposito delle memorie ex art 183 6°comma c.p.c. fissando l’udienza per la discussione delle istanze istruttorie al 14 dicembre 2021″. Tempi biblici, insomma.
Destini intrecciati
Dunque, l’ipotesi di un accordo tra Il Sole e Napoletano sarebbe tramontata. Ma non è detta l’ultima parola. La prossima udienza del processo penale sarà il 10 dicembre. L’interrogatorio di Napoletano, che adesso è direttore del Quotidiano del Sud, ci sarà solo l’anno prossimo. La sentenza potrebbe arrivare nel 2022. Negli stessi tempi potrebbe concludersi la causa in primo grado per danni. L’anno prossimo scade anche il cda del Sole presieduto da Edoardo Garrone. Toccherà a Bonomi decidere i nuovi vertici nell’assemblea degli azionisti a fine aprile. I destini dei protagonisti di questa storia sono intrecciati. Mentre lo “storytelling” aziendale parla di “crescita” del gruppo e miglioramento dei conti, che sono però ancora in perdita, l’a.d. Cerbone ha varato il classico piano che picchia sui lavoratori. Tagli di grafici e poligrafici (circa 70 dipendenti hanno ricevuto una lettera con l’ordine di trasferirsi da Roma e Carsoli a Milano, pena il licenziamento) e giornalisti (misure ancora da definire) per ridurre i costi. Forse Cerbone spera di guadagnarsi così una riconferma dall’indecifrabile Bonomi. Mors tua, vita mea.