Ho ricevuto anch’io la lettera con la quale il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, chiede il voto agli elettori residenti nel collegio uninominale Lazio 1 – Roma 1 (non è il risultato di un derby di calcio).
Una lettera molto garbata, direi mite. Non mi pronuncio sul contenuto né sui profili politici, credo che questo non interessi a nessuno.
Vorrei fare invece altre considerazioni e riferire qualche notizia appresa dalla lettera. Mi sono chiesto quante lettere Gentiloni abbia spedito, quanto abbia speso (e chi paghi), dove abbia preso gli elenchi dei destinatari della propaganda elettorale. A casa siamo quattro e sono arrivate quattro lettere. Ho pensato che il premier avrebbe potuto fare una piccola “spending review” mandandone una sola per tutta la famiglia.
Il ruolo di Gabriele De Giorgi
In fondo alla lettera c’è scritto, in piccolo, che “i dati sono stati estratti da fonti pubbliche” e “titolare del trattamento è il Dott. Gabriele De Giorgi“.
Chi è Gabriele De Giorgi? E’ il figlio dell’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di Stato maggiore della Marina militare dal 2013 al 2016. Sapevo che il figlio era arrivato a Palazzo Chigi con Gentiloni, ignoravo con quali compiti precisi.
Petrolio. L’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, con Giorgio Napolitano
L’indagine sul “quartierino romano”
Giuseppe De Giorgi, figlio a sua volta di un ammiraglio che fu capo di Stato maggiore della Marina quarant’anni prima, è stato indagato nel 2016 dalla Procura di Potenza per concorso in abuso d’ufficio, nel filone siciliano dell’inchiesta giudiziaria sul petrolio lucano e su Tempa Rossa. Nell’indagine sul “quartierino romano” fu coinvolto anche l’imprenditore Gianluca Gemelli, ex compagno dell’allora ministro dello Sviluppo economico _ del governo Renzi _ Federica Guidi. In seguito all’inchiesta la Guidi diede le dimissioni nell’aprile 2016. L’inchiesta è stata trasferita a Roma e qui è stata archiviata nel 2017.
Curriculum da renziano
Torniamo a De Giorgi junior, Gabriele. Nato nel 1982, nel suo blog, in cui si definisce “un uomo labirintico”, ha scritto questa (auto)biografia: “Ho studiato Scienze politiche con passione e poco rigore e ho conseguito la mia laurea con una tesi in storia delle relazioni internazionali. Sono un consulente politico, oggi segretario particolare del sottosegretario agli interni Domenico Manzione, ho lavorato a fianco di diversi parlamentari del Pd (…). Nel 2012 ho scelto di impegnarmi a sostegno del progetto di rinnovamento, e perchè no, di rottamazione rappresentato da Matteo Renzi. (…)”.
“Uomo labirintico”. Gabriele De Giorgi, consigliere politico di Paolo Gentiloni
Consigliere politico
Domenico Manzione, magistrato, è il fratello di Antonella Manzione,l’ ex capo dei vigili urbani di Firenze che Renzi volle a Palazzo Chigi come capo del dipartimento affari giuridici.
Nel sito di Palazzo Chigi Gabriele De Giorgi è nella pagina dell’ufficio del presidente, tra i consiglieri politici. Nella stessa casella ci sono Luca Bader, che nel maggio2017 è stato piazzato da Gentiloni nel nuovo cda dell’ex Finmeccanica, ora Leonardo (compenso 80.000 euro lordi all’anno per partecipare a una decina di riunioni), e Simona Genovese.
“Spedite 160mila lettere”
Ho cercato De Giorgi a Palazzo Chigi per avere informazioni sulle lettere di Gentiloni. De Giorgi mi ha richiamato, cortese.
D: Le lettere sono state inviate a tutti i residenti nel collegio uninominale o è stata fatta una selezione?
De Giorgi: “A tutti”.
D: Quante lettere sono state spedite?
De Giorgi: “160mila”.
D: Dove sono stati presi i dati dei destinatari?
De Giorgi: “Sono estratti dall’albo degli elettori, nel rispetto della normativa”.
D: Sul Corriere della sera oggi Gentiloni ha detto di aver pagato lui le lettere.
De Giorgi: “Esatto”.
D: Quanto è costato spedirle?
De Giorgi: “Non lo so. Mi occupo del trattamento dei dati”.
D: Lei è arrivato con Renzi a Palazzo Chigi?
De Giorgi: “No. Ho una diretta collaborazione con Gentiloni a prescindere, sono un dipendente pubblico per modo di dire. Sono iscritto al Pd. Ho già collaborato con Gentiloni”.
Vigile. Antonella Manzione, dalla municipale di Firenze a Palazzo Chigi
Gentiloni: “La lettera pagata di tasca mia”
Sul Corriere della sera, in un’intervista ad Antonio Polito, Gentiloni ha risposto a una domanda sul significato politico della sua lettera, nella quale invita a mettere la croce sul suo nome ma non anche sul simbolo del Pd, dicendo: “Punto dunque anche sul mio consenso personale, e infatti la lettera me la sono pagata di tasca mia non avendo voluto fare, da premier, nessun fundraising. Poi sono anche capolista del Pd altrove e faccio sempre campagna per il mio partito. Detto questo io penso che non dobbiamo vergognarci di essere una coalizione. Anzi. Lo era l’Ulivo. Anche il primo Pd di Veltroni, a modo suo.”
Da come è trascritta l’intervista, la puntualizzazione di Gentiloni è stata spontanea, non c’è stata una domanda specifica del giornalista su chi abbia pagato le lettere. Nessun giornalista pare baver fatto questa domanda al presidente del Consiglio.
Quanto sono costate le lettere?
Dopo averla fatta al suo collaboratore De Giorgi, ripeto qui la domanda: Quanto è costata la lettera di Paolo (Gentiloni) agli elettori?
Sul sito di Poste Italiane si legge che spedire una lettera fino a 20 grammi costa 0,95 euro. Pertanto il costo di 160mila lettere sarebbe pari a 152.000 euro, salvo che vi siano sconti elettorali o per il volume.
E’ questo che ha speso Gentiloni? Tutti soldi di tasca sua? Lo chiediamo al presidente del Consiglio, confidando in una sua risposta.