Le vittorie hanno molti padri e giustamente i vertici di Leonardo-Finmeccanica esultano per la prestigiosa affermazione ottenuta con gli elicotteri negli Stati Uniti.
Come è stato annunciato, l’aeronautica militare americana (Usaf) ha scelto l’elicottero Mh-139, modello basato sul bimotore Aw139 costruito dall’ex Finmeccanica (già AgustaWestland) e integrato nella parte avionica ed elettronica da Boeing, come velivolo militare per la protezione delle basi dei missili balistici intercontinentali in territorio americano e per il trasporto di personale governativo e delle forze speciali.
Commessa potenziale di 2,38 miliardi di dollari
E’ una commessa del valore potenziale di 2,38 miliardi di dollari per la fornitura di 84 elicotteri, più i sistemi di addestramento e il supporto logistico, se gli Usa eserciteranno l’opzione per l’acquisto di tutte le 84 macchine del programma. Le consegne comiceranno a partire dal 2020-2021 e arriveranno fino al 2031, dunque la commessa è spalmata in una decina d’anni, al ritmo di 8-10 elicotteri l’anno.
La forza di Boeing
Il “prime contractor”, cioè il capocommessa, è il gruppo americano Boeing, il numero uno mondiale dell’aerospazio, con una grande forza industriale e commerciale, unita a una efficacissima capacità di lobby presso l’amministrazione americana (e non solo). Insomma, il prodotto è italiano ed è considerato eccellente. Ma per vincere nel mercato più importante al mondo della difesa è stato necessario concedere qualcosa agli americani, cioè la licenza d’uso dei dati tecnici delle macchine e lasciare loro una fetta importante della torta. Qualcuno deve aver pensato che è meglio mangiare una fetta più piccola della torta che non mangiarla affatto.
Leonardo. L’ad Alessandro Profumo
Primo contratto per quattro elicotteri
Per ora l’Usaf ha assegnato a Boeing un contratto di 376 milioni di dollari per costruire 4 elicotteri come prima tranche dell’intera commessa. Le nuove macchine andranno a sostituire gli elicotteri Uh-1 Huey prodotti da Bell, che hanno 46 anni. E’ possibile che il consorzio sconfitto, cioè Sikorsky (controllata di Lockheed Martin) e Sierra Nevada, faccia ricorso. Ma se tutto filerà liscio e non ci saranno imprevisti, l’Usaf eserciterà l’opzione su tutti gli 84 elicotteri e quindi il valore della commessa arriverà a 2,38 miliardi.
Quanto vale la fetta di Leonardo?
Come sia ripartita questa somma non è stato detto, secondo fonti finanziarie vicine a Leonardo la quota per il gruppo italiano potrebbe essere intorno a un miliardo di dollari (nell’arco di dieci anni). Un valore importante, ma di per sé non eccezionale per saturare le linee di produzione dell’azienda elicotteristica, che appare in ripresa ma non è ancora uscita dalle difficoltà. Sarebbe bene però che Leonardo chiarisse ufficialmente le cifre. O che la qualcuno (la Consob vigila?) glielo imponesse, mentre le azioni oggi sono salite fino a più del 3% (hanno chiuso a 10,715 euro, +2,39%).
Il lavoro tra Usa, Italia e Polonia
Leonardo assemblerà il velivolo nello stabilimento americano di Filadelfia. In Italia ci sarà solo una parte del lavoro, in particolare le trasmissioni saranno realizzate a Cascina Costa, mentre il corpo dell’elicottero 139, la “carrozzeria”, viene prodotto in Polonia da una società controllata dall’ex Finmeccanica, la Pzl Swidnik. Il motore è costruito da Pratt & Whitney. Quindi Boeing completerà il lavoro con l’integrazione elettronica e l’avionica, in un proprio stabilimento nell’area di Filadelfia. E sarà Boeing il responsabile della consegna finale e dei rapporti con il cliente. In sostanza Leonardo sarà un fornitore di Boeing, anche se di altissimo livello.
Profumo: “Risultato straordinario”
“Questo straordinario risultato è per noi motivo di grande orgoglio. Clienti di primaria importanza continuano a fare affidamento su Leonardo, perché capace di rispondere ai loro più esigenti requisiti”, è il commento di Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo. “La scelta fatta dalla U.S. Air Force è un forte riconoscimento della qualità e della competitività del nostro prodotto, punto di riferimento per il mercato mondiale, per soddisfare tutti i requisiti operativi anche dei clienti più esigenti”, ha aggiunto Gian Piero Cutillo, capo della divisione elicotteri del gruppo italiano dal 2 ottobre dell’anno scorso.
La vicenda comincia nel 2016
Ci sono altri passaggi fondamentali che vanno ricordati. Perché la scelta dell’alleanza con Boeing per partecipare alla gara dell’Usaf non è un fatto recente, ma una decisione che risale a più di due anni fa, come raccontano fonti industriali qualificate. “La vicenda è cominciata nei primi mesi del 2016 con un confronto con Boeing e la ricerca di un terreno comune”, spiega a Poteri deboli una fonte autorevole dell’industria. “L’Air Force americana aveva fatto un’assegnazione diretta della commessa a Sikorsky, che proponeva il Black Hawk, una macchina da 8 tonnellate, più pesante dell’Aw139 che è di circa 7 tonnellate. Ci fu una protesta della parte americana di Finmeccanica. E a Washington si arrivò alla decisione di fare una gara”.
Confronto all’americana
“Tra Boeing e la divisione elicotteri di Finmeccanica _ racconta la fonte confidenziale di Poteri Deboli _ ci fu un confronto, fu constatato che non c’erano sovrapposizioni nel portafoglio prodotti e che i due gruppi avrebbero potuto fare qualcosa insieme. Boeing verificò che la macchina italiana Aw139 poteva soddisfare il requisito dell’Usaf, che chiedeva un elicottero medio”, da qui il prefisso Mh-139, che sta per “Medium helicopter”. Boeing non ha un elicottero medio. “C’era la possibilità di fare la produzione nella fabbrica di Filadelfia, ci sono stati gli accordi tra le due aziende, si è stabilito cosa faceva uno, cosa faceva l’altro. Fu stabilito che Boeing fosse il prime contractor, perché ovviamente era la chance migliore di essere accettati dal sistema americano. Si fece in modo di imparare anche dalla lezione sfortunata della precedente gara dell’elicottero del presidente Usa, vinta da AgustaWestland con Lockheed Martin che era prime contractor. Ma gli italiani avevano un ruolo molto visibile. Forse troppo per i gusti degli americani, che poi annullarono il contratto e lo diedero a Sikorsky”.
Elicotteri Boeing. David Koopersmith
Gli incontri tra Romiti e Boeing
In quella fase _ ricorda la fonte industriale _ la divisione elicotteri era guidata da Daniele Romiti, l’ingegnere che nel febbraio 2013 era diventato l’a.d. di AgustaWestland (dopo l’arresto di Giuseppe Orsi) e dal 2016 era il capo della divisione elicotteri. Furono gli incontri a Filadelfia e Washington tra una delegazione guidata da Romiti e il team degli elicotteri di Boeing, guidato da David Koopersmith, vicepresident e general manager della divisione “vertical lift”, nel primo trimestre del 2016, a definire le linee generali di un’alleanza che ha preso corpo nei mesi successivi, anche con le autorizzazioni dei livelli più alti dei due gruppi. All’epoca Leonardo-Finmeccanica era guidata da Mauro Moretti.
I passi formali per la gara
Il 6 marzo 2017 Leonardo ha annunciato l’intenzione di partecipare alla gara per la sostituzione della flotta di elicotteri UH-1N Huey della U.S. Air Force attraverso una collaborazione con Boeing. “Leonardo fornirà gli elicotteri a Boeing, che sarà prime contractor, offrendo la variante denominata MH-139, presentato il 2 marzo a Orlando nel corso del Air Force Association Air Warfare Symposium”, disse l’azienda italiana. Il 16 maggio 2017 Profumo ha preso il posto di Moretti come a.d. del gruppo. Il 13 settembre 2017 Boeing ha presentato la sua offerta alla Us Air Force per fornire fino a 84 MH-139 per la protezione dei siti che ospitano i missili balistici intercontinentali americani e per soddisfare determinati bisogni domestici di trasporto militare.
Ex manager Leonardo. Daniele Romiti
La riorganizzazione di Leonardo
Pochi giorni dopo, il 21 settembre 2017 il consiglio di amministrazione di Leonardo ha approvato una riorganizzazione e, tra le decisioni, ha deciso di sostituire il capo della divisione elicotteri, Romiti, nominando al suo posto Gian Piero Cutillo, che era stato per cinque anni il Cfo di Finmeccanica-Leonardo, in precedenza nella finanza, amministrazione, controllo di gestione. Dunque non aveva nessuna esperienza di gestione di aziende né di rapporti commerciali con i clienti. Romiti fu sacrificato per il calo di ordini degli elicotteri, avvenuto in un periodo in cui il gruppo ha sofferto molto anche per il calo del prezzo del petrolio e la contrazione del mercato del trasporto off-shore. Inoltre gli elicotteri, come altri settori, sono stati indeboliti anche dalle uscite di manager durante il periodo di Moretti a causa dei ruvidi metodi del “ferroviere”. Romiti fu destinato dal cda a occuparsi di “progetti speciali” alle dipendenze dell’a.d. Profumo. Di fatto, declassato.
Di chi sono i meriti?
Dopo pochi mesi, ad aprile di quest’anno, Romiti ha lasciato il gruppo Leonardo. Non ha mai rilasciato dichiarazioni. Tuttavia gli ordini della gara americana celebrati oggi erano già nella pipeline di Leonardo prima che Romiti fosse sbalzato di sella. Come anche quelli in Qatar per l’Nh90, una gara da 28 elicotteri vinta in marzo da Leonardo come capocommessa, ma preparata da diversi anni. Si trattava, forse, solo di aspettare.
In definitiva, nella gara americana va riconosciuto a tutta la squadra di Leonardo di aver lavorato bene. Va ricordato anche il ruolo di Carlo Gualdaroni, il manager che da marzo 2017 è stato inviato a Cascina Costa a guidare e rafforzare l’area commerciale. Ma ci sono anche meriti di chi, come Romiti, è stato messo alla porta.
Meriti probabilmente superiori a quelli di qualcuno che oggi esulta per un successo che è stato costruito da altri con lungimiranza. Il successo è dovuto in buona parte all’idea, rivelatasi vincente, di fare un’alleanza con un partner della forza di Boeing.
La gara del T-X
Se Leonardo ci fosse riuscita anche con altri prodotti, per esempio con l’addestratore M-346 per la gara americana del T-X, probabilmente avrebbe potuto avere ulteriori soddisfazioni. E invece a gioire, come sapremo a breve, saranno molto probabilmente i concorrenti.