A poco a poco si dirada la cortina fumogena intorno all’accordo governativo tra Italia e Francia sull’operazione Fincantieri-Stx. E i nuovi particolari che trapelano, secondo quanto appreso da Poteri Deboli, raffreddano l’ottimismo iniziale disseminato dagli “spin doctor” della società cantieristica e del governo. Si aprono interrogativi pesanti sulle prospettive dell’industria militare italiana, non solo navale, ma anche di Leonardo, l’ex Finmeccanica, che fornisce alle navi da guerra sistemi elettronici, radar, armamenti.
Il gruppo Leonardo rischia di diventare subalterno rispetto ai concorrenti francesi, in particolare Thales. A causa della scrittura finale degli accordi di Lione. Il testo per la parte italiana è stato scritto formalmente da Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica del ministero dell’Economia, ma in realtà è stato deciso da Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri dal 2002.
L’alleanza militare
La chiave per capire la portata dell’accordo non è solo nei risvolti dell’intesa su Stx France, la società che produce in prevalenza navi da crociera. Bisogna allargare l’analisi al resto dell’intesa, che prevede un gruppo di studio per creare una “progressiva alleanza nel settore della difesa navale”. Per questo l’accordo firmato a Lione prevede che un gruppo di studio bilaterale lavorerà fino a giugno 2018.
Il testo diffuso il 27 settembre dall’Ansa dice che Italia e Francia costituiranno un “comitato direttivo di sei membri che verrà istituito immediatamente, con due rappresentanti del governo italiano, due del governo francese e gli amministratori delegati di Fincantieri e Naval Group“. Quest’ultima è la società francese che produce navi militari, l’ex Dcns, controllata dal ministero della Difesa, di cui è azionista con il 35% Thales, il grande gruppo dell’elettronica per la difesa che è concorrente di Leonardo.
Banchiere. Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo dal 16 maggio 2017
Retroscena, cancellata la clausola
Una fonte autorevole racconta questo retroscena. Da parte italiana, a tutela dell’ex Finmeccanica e di una governance più equilibrata, era stata chiesta una modifica nel punto in cui si definiscono gli attori, per aggiungere a Fincantieri, Naval Group e Stx la formuletta “altre industrie militari”. Ma l’a.d. di Fincantieri, Bono, si è opposto con tutte le forze ed è riuscito a farla togliere.
Per capire questo passaggio è opportuno fare un passo indietro. Prima di andare a Fincantieri Bono si è occupato a lungo di industria della difesa. E’ stato nel gruppo pubblico Efim fino alla liquidazione e poi all’ex Finmeccanica. Da qui venne sfrattato nel 2002, quando il governo Berlusconi scelse come numero uno Pier Francesco Guarguaglini. Da allora Bono ha avuto un rapporto conflittuale con l’ex gruppo di appartenenza che, nonostante il ridimensionamento degli ultimi anni, è grande quasi tre volte Fincantieri.
Bono all’ex Finmeccanica: “Siete quasi falliti”
In una riunione preliminare in settembre con il governo sul caso Stx, alla presenza del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, alle richieste di Leonardo di partecipare al tavolo con i francesi, Bono avrebbe obiettato: “Cosa volete voi che siete quasi falliti?”. L’ex Finmeccanica era rappresentata da Lorenzo Mariani, ora nuovo direttore commerciale del gruppo guidato da Alessandro Profumo.
Secondo alcune interpretazioni la teoria di Bono sarebbe: Leonardo deve chiudere. In alcune confidenze, Bono ha spiegato di aver voluto cancellare la frase “altre industrie militari” non per escludere Leonardo, ma per non avere un rappresentante diretto di Thales, che nell’elettronica per la difesa è molto più grande del concorrente italiano. Sta di fatto che il testo dell’accordo navale favorisce l’industria francese, perché nel gruppo di lavoro sul militare Thales sarà comunque rappresentata indirettamente, attraverso l’a.d. di Naval Group, mentre Leonardo non toccherà palla. I top manager di Leonardo sono infastiditi da questo esito, si racconta.
Ambasciatore. Giampiero Massolo, presidente di Fincantieri, ex capo del Dipartimento sui servizi segreti
La ragnatela francese, tra massoneria e “servizi”
Nelle mosse dell’industria militare i francesi sanno mettere in campo un cocktail sapiente che schiera anche i servizi segreti e le forze oscure della massoneria. Nella lettura di queste mosse c’è chi fa notare una vicinanza alla sponda francese di Bono, legato dai tempi della militanza socialista a Giuliano Amato.
Nel gioco di specchi che accompagna queste operazioni sono considerati vicini ad “ambienti” francesi anche il presidente della Cassa depositi e prestiti (Cdp) Claudio Costamagna e il predecessore Franco Bassanini, ex socialista (entrambi insieme a Bono nella foto in apertura, da sinistra). Cdp è l’azionista di maggioranza di Fincantieri, attraverso Fintecna. Anche il presidente di Fincantieri, l’ambasciatore Giampiero Massolo, che ha guidato il Dipartimento dei servizi segreti (Dis), si sarebbe avvicinato ai francesi.
Ma non c’è solo questo a favorire i francesi. Poteri Deboli lo racconterà nel prossimo articolo, nel quale si parlerà anche delle grandi manovre in corso per dare esecuzione a questo accordo.