Alessandro Profumo va avanti. Non si dimette da amministratore delegato di Leonardo, ex Finmeccanica, dopo la condanna in primo grado a sei anni di reclusione, 2,5 milioni di euro di multa, cinque anni di interdizione dai pubblici ufici e due anni di interdizione dagli uffici direttivi di società e imprese per aggiotaggio e false comunicazioni sociali, relativa al periodo in cui è stato presidente di Banca Monte dei Paschi di Siena, tra il 2012 e il 2015. La condanna riguarda la contabilizzazione in bilancio dei derivati Alexandria e Santorini. Contratti speculativi per un valore di 5 miliardi di euro fatti dai predecessori di Profumo nella banca di Siena e presentati come Btp, cioè come titoli di Stato e quindi sicuri. Profumo, insieme all’ex a.d. Fabrizio Viola, che ha avuto la stessa condanna, aveva scoperto i derivati e li aveva denunciati, ma non aveva cambiato il modo di esporli nel bilancio della banca.
La lettera dell’a.d.: “non scalfita la serenità d’animo”
In una lettera ai dipendenti del gruppo dell’aerospazio e difesa Profumo dice che la sentenza, pur avendolo “amareggiato”, “non ha scalfito” la sua “serenità d’animo” e “con piena fiducia nella giustizia italiana” attende di “conoscere le motivazioni della sentenza per ricorrere in appello”.
“In un momento così delicato per la nostra comunità e per l’intero paese, dobbiamo continuare ad agire con la solidità che ci contraddistingue da sempre. Il nostro mercato di riferimento _ scrive Profumo _ ci sta dando fiducia e i risultati ottenuti in un periodo segnato dalle gravi difficoltà della pandemia raccontano di un’azienda solida e di professionisti animati da passione e competenza. Il nostro piano industriale, al servizio del paese, rimane l’obiettivo primario da perseguire con entusiasmo, responsabilità e massimo impegno, a partire dal mio“.
Ecco l’intera lettera dell’a.d. di Leonardo, che esordisce così:
“Care colleghe, cari colleghi, ho sempre creduto nel dialogo costante con tutti voi. A maggior ragione in questa personale circostanza sento il desiderio di condividere con voi il mio pensiero.”
La lettera è stata inviata anche ai dipendenti delle società controllate in Gran Bretagna, Stati Uniti e in altri paesi, ecco il testo in inglese.
Presidente. Luciano Carta
La posizione di Leonardo
La lettera è stata scritta il 20 ottobre ed è stata inviata dopo la riunione del consiglio di amministrazione di Leonardo, convocato d’urgenza, che ha esaminato l’impatto della sentenza _ non definitiva _ sulla carica di Profumo e sull’operatività di Leonardo. Il giorno della sentenza del Tribunale di Milano, 15 ottobre, in un breve comunicato Leonardo aveva detto: “La società precisa che non sussistono cause di decadenza dalla carica di a.d. di Leonardo ed esprime piena fiducia nella sua azione auspicando un percorso di continuità”. Ma non veniva chiarito chi per “la società” avesse deciso quelle affermazioni, non era nominato il presidente, Luciano Carta, generale della Guardia di finanza, né c’era stata una riunione del cda della società controllata dal ministero dell’Economia (con il 30,2%).
La riunione del cda
Il secondo comunicato, quello emesso da Leonardo dopo il cda del 20 ottobre, dice: “Si è riunito oggi il cda di Leonardo cui è stata fornita una compiuta informazione sugli eventuali effetti conseguenti la sentenza di primo grado nel processo Monte dei Paschi di Siena. Dall’esposizione dell’analisi, che ha tenuto in considerazione anche i diversi mercati di riferimento del gruppo, è emerso un quadro che non comporta specifiche limitazioni dell’operatività aziendale. Al comitato governance è stato affidato il compito di monitorare e approfondire ogni potenziale evoluzione della vicenda, tenendone informato il consiglio”.
Ministro degli Esteri.Luigi Di Maio
Il M5S ha chiesto le dimissioni, Misiani (Pd) contrario
Dopo la sentenza il M5S ha chiesto ufficialmente le dimissioni di Profumo da Leonardo, via Twitter. Non c’è stata però una dichiarazione di un esponente del M5S nel governo, i grossi calibri hanno taciuto. Non ha parlato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ha piazzato nel cda di Leonardo il suo ex compagno di liceo a Pomigliano Carmine America, quando Profumo è stato confermato in maggio. A favore di Profumo si è pronunciato solo il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani (Pd), per il quale Profumo non deve dimettersi perché la sentenza non è definitiva e quindi non cessano i requisiti di onorabilità.
Compagno di scuola. Carmine America
Il silenzio del governo
Misiani però non rappresenta la posizione ufficiale del governo, conferma un’autorevole fonte del Mef. Per il resto il governo si è distinto per il silenzio. Nessun ministro ha parlato, né il responsabile del Mef Roberto Gualtieri (Pd), che formalmente è l’azionista pubblico della società, né il ministro della Difesa Lorenzo Guerini (Pd), Silenzio anche dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e dal sottosegretario a Palazzo Chigi che ha la delga per lo spazio, Riccardo Fraccaro, che ha frequenti contatti con Profumo. Il silenzio significa imbarazzo o approvazione?
Il Quirinale
Alcuni osservatori fanno notare che per la conferma di Profumo alla guida di Leonardo, cinque mesi fa, contestata dal M5S e sostenuta dal Pd, è stato determinante l’appoggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E questo, in assenza di un segnale dal Colle, influirebbe sul silenzio del governo.
Quirinale. Sergio Mattarella
L’affondo di Bivona
Si può notare che la riunione del cda di Leonardo, convocato d’urgenza, è stata fatta all’indomani di una pesantissima lettera di Giuseppe Bivona, finanziere attivista con la società Bluebell Partners di Londra, piccolo azionista di Mps e rincipale accusatore di Profumo nel processo come parte civile. Bivona il 19 ottobre ha chiesto a Profumo di dimettersi da Leonardo per ragioni di “opportunità, sensibilità, dignità, senso civico e spirito di servizio nei riguardi _ ha scritto Bivona _ dell’azienda per cui Lei lavora e dell’azionista Stato che L’ha nominata, con ogni evidenza ragioni ben più importanti rispetto ad un mero tecnicismo legale o statutario”.
I derivati nascosti di Mps
Da otto anni Bivona conduce una battaglia sui bilanci di Mps, sostenendo che ci sono dei derivati nascosti presentati come Btp, con lettere inviate a tutti i vertici della banca, ai presidenti del Consiglio che si sono succeduti (da Mario Monti in poi), ai presidenti della Repubblica, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella, ai ministri dell’Economia, alla Banca d’Italia e alla Consob, alla Commissione Ue e alla Bce. Lettere cadute nel vuoto. Banca Mps, durante la gestione di Profumo e Viola, ha querelato Bivona per diffamazione.
Attivista. Giuseppe Bivona
Perché la richiesta di dimissioni
Tra i numerosi motivi per i quali sarebbero opportune le dimissioni dell’a.d. di Leonardo, Bivona afferma:
“non è opportuno che una società quotata sia guidata da un a.d. condannato per aver falsificato i bilanci di altra società quotata in quanto viene meno il presupposto di fiducia tra amministratore e socio (Lei vorrebbe come amministratore del Suo condominio, l’amministratore condannato in primo grado per aver falsificato il bilancio del condominio di fronte? Bene, nemmeno io)”;
“Leonardo Spa è una azienda controllata dallo Stato ed in assenza di dimissioni si passerebbe il messaggio che lo Stato sia disposto ad affidare la gestione delle proprie aziende (res publica) a soggetti condannati per gravi reati finanziari”;
“Leonardo ha come clienti numerosi governi stranieri. Sarebbe inopportuno esporre il rappresentante di un governo straniero all’imbarazzo di doversi interfacciare o semplicemente incontrare un condannato per gravi reati finanziari in veste di rappresentante di un’azienda italiana controllata dallo Stato”.
Inoltre Bivona afferma che la condanna, sebbene non definitiva, potrebbe creare ostacoli alla possibilità dell’a.d. di Leonardo di “entrare negli Stati Uniti” e “in assenza di dimissioni, rischia di avere ricadute commerciali importanti” per le commesse all’estero.
Ecco il testo integrale della lettera di Bivona:
Lettera Bivona dott. Profumo (19 ottobre 2020)
Silenzio. Giuseppe Conte
Il gioco del silenzio
La lettera è stata mandata a Profumo, agli altri 11 consiglieri di amministrazione di Leonardo, al presidente della Repubblica Mattarella, al presidente del Consiglio Conte, ai ministri della Difesa Guerini e dell’Economia Gualtieri.
Nessuno ha risposto direttamente alla lettera. Tutti in silenzio. Ma la convocazione del cda di Leonardo e quanto afferma il breve comunicato del 20 ottobre appaiono anche come una replica all'”attivista” Bivona. Secondo Leonardo dall’analisi della condanna “è emerso un quadro che non comporta specifiche limitazioni dell’operatività aziendale”. Sarebbe opportuno chiarire meglio cosa si intende per “specifiche limitazioni”, cioè se vi sono alcune limitazioni o se non ci sono. La sensazione è che al momento non ci saranno pressioni del governo perché Profumo si dimetta. L’a.d. di Leonardo per ora può proseguire il suo lavoro. La partita però non è chiusa. E Poteri Deboli continuerà a seguirla.