Le Ferrovie sono nel cuore, ma la nuova vita di Mauro Moretti è altrove. L’ex numero uno del gruppo Finmeccanica, da lui ribattezzata Leonardo, sta sfogliando la margherita.
Moretti vuole tornare a fare il manager a tempo pieno. Per questo sta passando in rassegna le opportunità sul mercato all’altezza della fama che ritiene di essersi conquistato nei tre anni passati nel gruppo aerospaziale, da cui è uscito il 16 maggio scorso.
Ormai è dietro le spalle la delusione per non essere stato confermato nell’incarico dal governo di Paolo Gentiloni, dopo che era stato condannato in primo grado a 7 anni di reclusione per l’incidente ferroviario di Viareggio del 2009 (33 morti).
Moretti guarda avanti. Del resto, la generosa liquidazione ottenuta (9,44 milioni di euro lordi) aiuta ad essere più sereni.
L’ingegnere riminese non si accontenta di fare il presidente della Fondazione Fs, incarico che ha dal 2013 e che si è tenuto ben stretto anche quando dirigeva il gruppo aerospaziale. Infatti l’anno scorso si è fatto confermare presidente della Fondazione, che gestisce l’archivio e il patrimonio storico delle Fs e il museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, a Napoli Portici, con “200 rotabili storici operativi (…) “gioielli di famiglia”, perfettamente restaurati e funzionanti”, si legge sul sito della Fondazione.
Inoltre, appena uscito da Leonardo ha ottenuto la vicepresidenza di Previndai, il fondo di previdenza complementare dei dirigenti d’industria, presieduto da Giuseppe Noviello. Piccolo particolare: quando Moretti era a.d. dell’ex Finmeccanica, il 6 novembre 2015 è stato fatto un accordo che ha affidato a Previndai la previdenza complementare per i dirigenti ed ex dirigenti di tutte le società del gruppo aerospaziale, togliendola alla Cassa di previdenza per i dirigenti del gruppo Finmeccanica.
Molti nel gruppo e anche fuori hanno messo in relazione la nomina di Moretti nel Previndai a questa “trasfusione” di somme di denaro importanti, di cui Previndai ha beneficiato. Il senatore Maurizio Gasparri di Forza Italia, in un’interrogazione al governo, chiede se non ci sia un conflitto d’interessi.
In linea. Mauro Moretti, ex amministratore delegato di Leonardo-Finmeccanica e Fs (foto Ansa)
Ma Moretti guarda avanti. Chi lo ha incontrato in queste settimane racconta che ha aperto un ufficio alla Balduina, a Roma, una sorta di studio di consulenza. Ma neppure questa è l’occupazione che sogna il “ferroviere”, che compirà 64 anni il prossimo 29 ottobre.
Moretti si sarebbe offerto al successore in Leonardo, Alessandro Profumo, per fargli da superconsulente, con un compenso adeguato al ruolo. L’ex numero uno di Unicredit, con eleganza, ha ringraziato “Mauro”, lasciando cadere la proposta.
Sfumata la possibilità di andare all’Alitalia, dove avrebbe potuto far valere la sua esperienza di manager dei trasporti, anche se ferroviari e non aerei, l’ex a.d. di Leonardo-Finmeccanica, secondo indiscrezioni, avrebbe individuato un paio di grandi aziende di servizi che, per diverse ragioni, si trovano in una fase critica soprattutto per le difficoltà nei rapporti con il governo.
Il primo caso che Moretti avrebbe vagliato è Mediaset, che sta soffrendo per il contenzioso con il gruppo francese Vivendi dopo il naufragio dell’accordo per cedere la tv a pagamento ai francesi. Moretti avrebbe potuto sfruttare la sua esperienza e le sue strette relazioni con il milieu politico-istituzionale, ha accesso ai vertici del Pd, dal suo mentore Matteo Renzi alle istituzioni, al ministero dell’Economia.
Moretti si sarebbe potuto proporre come il negoziatore con i francesi, che sono il secondo azionista di Mediaset, dietro Fininvest. Pur avendo simpatie politiche e appoggi nel Pd (alle Ferrovie è stato sindacalista della Cgil, è stato amico di Massimo D’Alema, ha rapporti con Pier Luigi Bersani), Moretti ha sempre ammirato Silvio Berlusconi come uomo forte ed è stato in grado di avere appoggi non solo “a sinistra”.
In fondo anche Moretti si presenta come “uomo del fare“, un decisore. Il costruttore Francesco Gaetano Caltagirone lo aveva indicato come un candidato adatto a fare il sindaco di Roma, in un’intervista al Financial Times, il 12 dicembre 2012.
A Mediaset però non ci sono spazi. E’ inamovibile il presidente Fedele Confalonieri, amico di Silvio da moltissimi anni. Il vicepresidente è Pier Silvio Berlusconi, figlio dell’azionista di riferimento, dunque impensabile andare a ridimensionarlo anche per un manager della tempra di Moretti.
E allora è emersa un’altra opportunità, che verrebbe ponderata da Moretti con forte determinazione, sebbene non vi sia alcuna conferma dall’interessato. Una grande azienda con un problema di rapporti con il governo, le istituzioni, le Autorità di regolazione, nella quale c’è sempre come azionista Vivendi, in questo caso è il socio di controllo: Telecom Italia.
Tutto nasce dallo scontro sulla banda ultralarga con l’Enel. Il governo ha criticato pubblicamente Telecom perché, dopo anni di immobilismo negli investimenti, si è risvegliata in seguito all’iniziativa dell’Enel (che due anni fa ha risposto ai solleciti di Renzi premier) e ha deciso di investire sulla fibra nelle zone periferiche, le aree “bianche” poco popolate, dette “a fallimento di mercato”.
Per questi investimenti il governo ha stanziato 3 miliardi di sussidi. Il veicolo anti-Telecom è Open Fiber, la società controllata da due giganti dello Stato, Enel e Cassa depositi e prestiti.
Muscolare. Flavio Cattaneo, amministratore delegato di Telecom, con la moglie Sabrina Ferilli
Il sottosegretario allo Sviluppo economico Antonello Giacomelli ha minacciato azioni legali contro Tim-Telecom se la società va avanti a investire nelle aree bianche.
L’amministratore delegato di Telecom, Flavio Cattaneo, ha reagito con toni muscolari. “Quello del governo è un attacco degno di un paese dirigistico. Noi siamo un’impresa privata e in Italia c’è libertà d’impresa”, ha detto a Repubblica (18 giugno 2017).
Il livello dello scontro Telecom-governo si è alzato quando, in audizione alla Camera il 28 giugno, Cattaneo ha accusato il governo di aver predisposto dei bandi di gara su misura, per favorire il suo concorrente, la società controllata da Enel e Cdp: “Non partecipiamo più ai bandi perché riteniamo che siano costruiti in una certa maniera. Se sono costruiti ad hoc, allora per me possono farlo anche senza bando e darlo a chi ritengono più opportuno”.
Il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ha replicato duro: “Le affermazioni rese oggi dall’amministratore delegato di Tim sono gravi ed inaccettabili tanto più in quanto rese in una sede istituzionale. I bandi Infratel, a cui peraltro Tim ha partecipato insieme ad altri operatori, sono stati strutturati nel pieno rispetto delle regole nazionali ed europee”, ha spiegato il ministro. “Sono certo che la società tornerà immediatamente ad utilizzare, nei rapporti con il Governo, un linguaggio consono”.
Tra Cattaneo e l’azionista Vivendi si è creato un attrito che, se non venisse appianato rapidamente, potrebbe portare a sviluppi nel gruppo telefonico che fino a poche settimane fa sarebbero stati considerati imprevedibili.
E Moretti, secondo indiscrezioni, avrebbe visto in queste crepe degli spazi per inserirsi e portare le sue capacità manageriali e relazionali con il Giglio magico e con l’attuale governo.
Il “ferroviere” si sarebbe mosso ad alto livello nel Pd e nel governo, da Renzi al Mef, dove dialoga sia con il ministro Pier Carlo Padoan sia con l’influente Antonino Turicchi, dirigente generale per la finanza e privatizzazioni. Moretti può contare anche sull’appoggio di Graziano Delrio, ministro dei Trasporti e Infrastrutture, che avrebbe speso qualche parola per piazzarlo all’Alitalia e su quello del ministro per lo Sport, Luca Lotti, influente sia per la vicinanza a Renzi sia perché ha la delega per l’informazione e la comunicazione.
Moretti starebbe esplorando la possibilità di essere proposto come il manager che potrebbe dare un aiuto, sia a Telecom sia al governo, per superare gli attriti che rischiano anche di creare un contenzioso a tre (Telecom, governo, Enel) da cui potrebbe derivare una paralisi degli investimenti per cablare l’Italia, operazione a cui Renzi tiene molto.
Qualcuno arriva addirittura a paragonare l’importanza dell’infrastruttura in fibra ottica all’alta velocità ferroviaria, che Moretti ha completato, anche se è stata cominciata dai predecessori.
Sostituire Cattaneo non sarebbe una decisione semplice. Il manager lombardo, che nel primo anno in carica a Telecom, il 2016, ha guadagnato 5,26 milioni di euro lordi, ha un contratto particolarmente premiante attraverso il meccanismo del bonus quadriennale. Se l’a.d. venisse revocato in anticipo gli spetterebbero circa 40 milioni lordi di premio che, altrimenti, maturerebbe in quattro anni (Cattaneo ha già maturato 9,3 milioni del 2016). Questo sarebbe un costo elevato per gli azionisti della società telefonica, che ha modesti margini di guadagno.
Da Parigi nelle ultime ore è arrivato un avvertimento al “purosangue” marito dell’attrice Sabrina Ferilli: “C’è un problema vero: o Tim va avanti con Cattaneo, ma in modo diverso, o dovrà trovare qualcun altro”, ha riportato l’agenzia Reuters. Un avvertimento anonimo, che però viene ricondotto direttamente a Vincent Bolloré, il patron di Vivendi.