Sul dissesto della banca Monte dei Paschi di Siena potrebbe aprirsi un nuovo processo penale. Sono indagati per falso in bilancio gli ex vertici, Fabrizio Viola e Alessandro Profumo, arrivati come risanatori nel 2012, dopo la gestione di Giuseppe Mussari e Antonio Vigni. Il caso riguarda i crediti e le sofferenze. Secondo l’accusa ci potrebbe essere stata un’errata contabilizzazione delle sofferenze in riferimento “alle relazioni e ai bilanci di BMPS dalla trimestrale al 31.03.2012 alla semestrale al 30.06.2015”, si legge nel decreto del giudice, il gip Guido Salvini.
L’ex amministratore delegato Viola (nella foto in alto) e l’ex presidente Profumo, insieme all’ex presidente del collegio sindacale, Paolo Salvadori, tuttora sindaco della banca di Siena, sono già stati rinviati a giudizio a Milano il 27 aprile 2018 dal gup Alessandra Del Corvo per un’altra vicenda, la contabilizzazione in bilancio dei derivati “Alexandria” e “Santorini”.
Il processo per i derivati
Operazioni speculative per 5 miliardi di euro fatte dai predecessori ma che, anche dopo l’arrivo dei nuovi vertici, la banca aveva continuato a iscrivere in bilancio come titoli di Stato (cioè come un investimento sicuro) e non come derivati, che invece sono contratti ad alto rischio. Per i derivati Viola e Profumo sono a processo per falso in bilancio e aggiotaggio, Salvadori per falso in bilancio. I manager hanno rigettato le accuse. Il giorno del rinvio a giudizio Profumo, che ora è a.d. di Leonardo-Finmeccanica, ha detto: “Dimostreremo di aver sempre operato correttamente nell’interesse dell’istituto e dei suoi azionisti, peraltro in stretta collaborazione con Banca d’Italia e Consob, e riconfermo la mia totale fiducia nella magistratura”.
Banchiere. Alessandro Profumo
Le sofferenze
Oggi la storia rischia di ripetersi, con riferimento ad una possibile errata contabilizzazione delle sofferenze. Le sofferenze sono la categoria più grave dei crediti “cattivi”, si verificano quando soggetti finanziati dalla banca diventano insolventi. Pertanto nei bilanci le banche devono fare adeguati accantonamenti e pesanti svalutazioni di questi crediti, perché non sono più recuperabili (o lo sono solo in minima parte).
L’udienza il 26 marzo
Otto miliardi bruciati
La trimestrale 2014
In particolare, nella trimestrale al 31 marzo 2014, l’ultimo rendiconto approvato da Mps prima dell’aumento di capitale 2014, venivano registrate rettifiche per 476 milioni, ovvero l’equivalente di circa 1,9 miliardi su base annua (cioè 476 x 4): il bilancio 2014 si sarebbe invece chiuso con accantonamenti ben superiori, per 7,8 miliardi, di cui 7,3 miliardi disposti dopo l’aumento di capitale eseguito a giugno.
La trimestrale 2015
Nella trimestrale al 31 marzo 2015, l’ultimo rendiconto prima dell’aumento di capitale 2015, la banca aveva fatto registrare rettifiche per 468 milioni (ovvero circa 1,8 miliardi su base annua). Questo dato si dimostrò in linea con il consuntivo 2015. Ma in seguito all’intervento dell’autorità bancaria europea (Eba) e al cambio degli amministratori, furono poi assunte svalutazioni sui crediti per 4,4 e 5,3 miliardi nei bilanci 2016 e 2017.
Le contestazioni della Vigilanza
Da alcuni documenti riservati, di cui Poteri Deboli è in possesso, emerge che sia la Banca d’Italia sia la Banca centrale europea nel 2012, 2014 e 2015 hanno mosso numerosi rilievi nei confronti di MPS arrivando addirittura a contestare l’iscrizione di sofferenze come crediti in bonis.
Vigilanza. La sede della Banca d’Italia
L’ispezione della Banca d’Italia
In un verbale di un’ispezione della Banca d’Italia _ cominciata il 12 novembre 2012 e terminata il 12 marzo 2013 _ si legge un’accusa grave: “L’esame analitico in sede ispettiva di un campione di posizioni”, riferito a un portafoglio di crediti deteriorati di Mps al 30 settembre 2012, “ha fatto emergere maggiori esigenze di accantonamenti per circa 780 milioni, cui si aggiungono ulteriori perdite di 58 milioni previste dall’audit su un altro campione selezionato con criteri statistici“. Solo dopo le contestazioni della Banca d’Italia sono aumentati gli accantonamenti nel bilancio di Mps: “L’azienda _ spiega il verbale dell’ispezione _ ha recepito pressoché integralmente nel bilancio 2012 le valutazioni ispettive (…) portando il coverage ratio relativo al campione esaminato dal 33,65% al 49,2%”. Gli ispettori muovono anche ulteriori contestazioni, ad esempio: “Dei n. 80 incagli esaminati, n. 30 sono stati riclassificati a sofferenza (pari al 43% per teste e al 40% per importi) con maggiori previsioni di perdite per 76,1 milioni”.
La relazione dell’ispezione della Banca d’Italia si può leggere aprendo il seguente link:
Relazione Banca d’Italia su ispezione crediti (12 marzo 2013)
Le accuse della Bce
Considerazioni pressoché analoghe risultano contenute in una comunicazione inviata il 9 dicembre 2014 dalla Bce all’allora a.d. Viola. La Bce eccepiva che il “il 31% dei crediti classificati come in bonis nel campione analizzato sono stati riclassificati come crediti deteriorati”. Un’accusa piuttosto grave per una banca.
La lettera della Bce si può leggere aprendo il seguente link:
Lettera Bce a Fabrizio Viola (9 dicembre 2014)
Una lettera di Draghi
Le contestazioni venivano ripetute dalla Bce all’intero consiglio di amministrazione di Mps con una lettera formale del 10 febbraio 2015, firmata dal presidente, Mario Draghi. Nella lettera la banca senese veniva accusata di “credit misclassifications”, ovvero di non classificare i crediti in modo coretto.
La lettera di Draghi si può leggere aprendo il seguente link:
Lettera Bce a Mps (10 febbraio 2015)
Indagine penale. Il Palazzo di giustizia di Milano
L’addio di Viola: “la banca è in utile”…
Sarà dunque interessante seguire lo sviluppo dell’udienza del 26 marzo il cui esito, visti i precedenti, sarà seguito con qualche apprensione dagli indagati ma soprattutto dall’ex a.d. Viola, il quale al momento di lasciare Mps, il 14 settembre 2016, scrisse in una lettera ai dipendenti di aver lasciato “una Banca solida ed in utile… strappata al fallimento” divenuta “il modello di esempio nel sistema”.
La lettera di Viola si può leggere aprendo il seguente link:
Lettera di Fabrizio Viola al personale del gruppo Mps (14 settembre 2016)
…ma entra lo Stato per salvarla
Come molti forse (non) ricorderanno, Mps chiuse il 2016 con una perdita di 3,2 miliardi, dopo svalutazioni sui crediti di 4,4 miliardi, l’azione in borsa praticamente si azzerò e la Consob sospese la quotazione spalancando le porte all’ingresso dello Stato, deciso dal governo Gentiloni.
P.S. Nel procedimento penale a Milano tra le persone offese dal reato, oltre a un gruppo di piccoli azionisti e all’Associazione “Buon governo Mps”, ci sono anche le autorità di vigilanza, Consob e Banca d’Italia. Sarà interessante vedere che posizione prenderanno nel merito Consob e Banca d’Italia: secondo voi staranno dalla parte dei risparmiatori che hanno perso i soldi o da quella degli ex amministratori della banca?