La questione Fs è sul tavolo delle nomine. Ieri sera è stata decisa la convocazione d’urgenza dell’assemblea Fs, è fissata per stamattina alle 10.
In ballo c’è la posizione dell’amministratore delegato, Renato Mazzoncini. Il governo _ azionista al 100% delle Fs attraverso il ministero dell’Economia _ deve decidere se confermare o meno Mazzoncini, il manager voluto da Matteo Renzi alle Fs nel 2015 e confermato con un blitz a fine dicembre dal governo di Paolo Gentiloni per altri tre anni, in anticipo rispetto alla scadenza naturale che sarebbe arrivata dopo le elezioni del 4 marzo, nella primavera 2018.
Un pacchetto con Cdp, Rai e altro
La nomina del capo delle Fs è entrata nel pacchetto delle decisioni che il governo deve prendere in queste ore, insieme a quella dei vertici della Cdp: il favorito come a.d. sarebbe il leghista Marcello Sala, ex vicepresidente vicario di Intesa Sanpaolo, punta su di lui il sottosegretario a Palazzo Chigi Giancarlo Giorgetti, con Massimo Tononi per la presidenza, indicato dalle fondazioni bancarie. Partita aperta per il vertice Rai. Per la direzione generale del Tesoro la scelta è caduta su Alessandro Rivera. Ma ancora i nomi non sono stati ufficializzati.
Disavventura in Umbria
Mazzoncini è incappato in una disavventura. E’ stato rinviato a giudizio a Perugia per una vicenda di contributi pubblici alla società regionale di trasporto locale, la ex Umbria Mobilità che è stata assorbita da Busitalia, controllata delle Fs di cui Mazzoncini era presidente. L’11 giugno il gup d Perugia ha rinviato a giudizio Mazzoncini con l’accusa di truffa, ritenendo che _ insieme ad altri due ex vertici dell’azienda umbra e a una dipendente _ avrebbe alterato le comunicazioni sui ricavi da traffico all’Osservatorio presso il ministero dei Trasporti che decide i contributi alle società di trasporto locale. Secondo le accuse i dati sui ricavi sarebbero stati gonfiati e Busitalia-Umbria Mobilità avrebbe ricevuto 6 milioni di euro che non sarebbero dovuti.
La direttiva Saccomanni
Il capo delle Fs sostiene di aver agito correttamente. Il processo comincerà nel gennaio 2019. Tuttavia Mazzoncini rischia di saltare perché lo statuto delle Fs contiene la clausola etica.
Fu voluta durante il governo Letta, con la direttiva dell’allora ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, per riabilitare l’immagine delle grandi società pubbliche dopo l’arresto con l’accusa di corruzione internazionale dell’allora numero di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, avvenuto nel febbraio 2013. Orsi è passato attraverso vari processi ed è stato assolto con sentenza definitiva l’8 gennaio di quest’anno.
Sponsor. Matteo Renzi, ex premier
Clausola etica
La clausola etica, recepita nell’articolo 10 dello statuto Fs, stabilisce tra l’altro che in caso di rinvio a giudizio per certi reati, per lo più di tipo economico-finanziario, contro la pubblica amministrazione o contro il patrimonio, non si può essere eletti in un consiglio di amministrazione di una società partecipata dallo Stato.
Lo statuto
Se il rinvio a giudizio colpisce un amministratore in carica, come avvenuto per Mazzoncini, questi _ afferma l’articolo 10 dello statuto Fs _ deve “darne immediata comunicazione all’organo di amministrazione, con obbligo di riservatezza. Il consiglio dì amministrazione verifica, nella prima riunione utile e comunque entro i dieci giorni successivi alla conoscenza dell’emissione dei provvedimenti di cui al terzo periodo, l’esistenza di una delle ipotesi ivi indicate”.
Prosegue lo statuto delle Ferrovie: “Nel caso in cui la verifica sia positiva, l’amministratore decade dalla carica per giusta causa, senza diritto al risarcimento danni, salvo che il consiglio di amministrazione, entro il termine di dieci giorni di cui sopra, proceda alla convocazione dell’assemblea, da tenersi entro i successivi sessanta giorni, al fine di sottoporre a quest’ultima la proposta di permanenza in carica dell’amministratore medesimo, motivando tale proposta sulla base di un preminente interesse della società alla permanenza della stessa. (…) Nel caso in cui l’assemblea non approvi la proposta formulata dal consiglio di amministrazione, l’amministratore decade con effetto immediato dalla carica per giusta causa, senza diritto al risarcimento danni”.
Il cda ha “assolto” Mazzoncini
Come riferito da Poteri Deboli il 15 giugno, il cda delle Fs, presieduto da Gioia Ghezzi, altra renziana, ha già verificato la vicenda giudiziaria, anche con la scorta di pareri legali, il 14 giugno. Il cda ha respinto l’ipotesi che Mazzoncini debba considerarsi decaduto.
Adesso occorre che si pronunci l’assemblea degli azionisti, in un modo o nell’altro. Nella forma la decisione spetta al ministero dell’Economia guidato da Giovanni Tria che esercita i diritti di azionista (al 100%) insieme al ministero vigilante, i Trasporti, guidato dal pentastellato Danilo Toninelli.
Azionista. Giovanni Tria, ministro dell’Economia
Pareri legali
Il cda Fs non si è limitato ad “assolvere” Mazzoncini. Il cda ha esaminato anche altri pareri legali, nei quali si fa notare che le grandi società quotate controllate dallo Stato hanno evitato di inserire la clausola etica nel loro statuto: infatti nel 2014 le assemblee dei soci di Eni, Finmeccanica e Terna rigettarono la proposta del Mef, con il voto contrario dei fondi d’investimento. La clausola fu inserita solo nello statuto dell’Enel, ma nel maggio 2015 fu ridimensionata, ora all’Enel ci vuole almeno una condanna in primo perché un amministratore sia ineleggibile o decada.
Il cda Fs chiede di sopprimere la clausola
E il cda Fs ha chiesto ai due ministeri, il Mef e il vigilante Mit, di sopprimere la clausola etica, adeguandola agli altri grandi gruppi pubblici che si ispirano ai criteri generali sull’onorabilità degli amministratori. Qualora la clausola venisse attenuata, la modifica non sarebbe comunque retroattiva, ci ha detto una fonte autorevole. E pertanto non verrebbe meno la necessità per Mazzoncini di ottenere una nuova fiducia dall’assemblea dei soci. L’assemblea di oggi potrebbe anche occuparsi, in sede straordinaria, della richiesta di modifica dello statuto in questo senso.
I candidati
L’a.d. Mazzoncini si è battuto come un leone per rimanere al suo posto, mentre la maggioranza di governo, soprattutto la Lega, vorrebbe sostituirlo con un proprio uomo di fiducia. Tra i candidati alla sostituzione ci sarebbe l’avvocato Giuseppe Bonomi, che è stato a.d. della Sea di Milano e presidente dell’Alitalia, leghista doc. E’ circolato anche il nome di Maurizio Manfellotto, a.d. di Hitachi Rail Italy, l’ex AnsaldoBreda.
Castellucci e Gubitosi
Una società di cacciatori di teste, Spencer Stuart, su incarico dei Cinquestelle, privi di propri uomini (o donne) esperti di trasporti, avrebbe suggerito come profilo idoneo Giovanni Castellucci, a.d. di Atlantia e Autostrade per l’Italia. Ma un ostacolo alla disponibilità di Castellucci è l’elevato stipendio nel gruppo autostradale dei Benetton, pari a poco più di sette milioni lordi nel 2017, tra compensi monetari e premi in azioni.
Lo stipendio dell’a.d. delle Fs dovrebbe essere intorno ai 700mila euro l’anno, questo almeno l’ultimo dato ufficiale (quando era a.d. Mauro Moretti, fino al 2014), perché l’importo non viene più pubblicato sul sito del Mef da qualche anno.
Un altro potenziale candidato alle Fs è Luigi Gubitosi, il commissario di Alitalia che punta però a un obiettivo ancora più ambizioso, la guida di Telecom Italia.
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