Nella battaglia sulle nomine pubbliche c’è una novità. Il ritorno di Dario Scannapieco come canddiato a una delle poltrone più ricche della galassia pubblica, quella di amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti (Cdp).
Una settimana fa Scannapieco (nella foto in alto) sembrava fuori gioco. Gli sarebbe stato imputato l’irrigidimento a proposito della scelta del futuro direttore generale della Cdp, per la quale Scannapieco non avrebbe voluto imposizioni dal governo. Nel fine settimana invece è circolata la voce che Scannapieco sarebbe disponibile ad accettare l’indicazione din un d.g. gradito al governo, si tratterebbe di Fabrizio Palermo. E’ l’attuale direttore finanziario della Cassa, che scalpita per avere una promozione e non guarda solo alla Cdp, come vedremo più avanti.
Vicepresidente in Lussemburgo
Nessuno ha sollevato obiezioni sul curriculum di Scannapieco, dal 2007 è vicepresidente della Banca europea degli investimenti (Bei) in Lussemburgo. E il mestiere della Cdp, benché snaturato negli ultimi anni con investimenti di tipo “politico”, spesso andati male, sarebbe finanziare gli investimenti, utilizzando la potenza di fuoco assicurata dal risparmio postale, 250 miliardi di euro. Nato a Roma nel 1967, laureato in economia alla Luiss, con un master in Business administration ad Harvard, in precedenza Scannapieco ha lavorato dieci anni al ministero dell’Economia. Dal 2012 è inoltre presidente del Fondo europeo per gli investimenti.
Mef. Giovanni Tria
Cacciatori di teste
A sostegno di Scannapieco sta lavorando la società di cacciatori di teste Spencer Stuart, con Carlo Corsi. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, potrebbe puntare su di lui per la Cdp. Non ci sono obiezioni dei Cinquestelle.
La Lega preferisce Sala
Invece la Lega, con il sottosegretario a Palazzo Chigi Giancarlo Giorgetti, per la guida della Cdp continua a preferire un leghista doc che ha già occupato una poltrona in banca, Marcello Sala, è stato per una decina d’anni nel consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, fino ad aprile 2016, negli ultimi anni come vicepresidente. Aveva la delega per lo sviluppo internazionale della banca.
Lega. Giancarlo Giorgetti
Per le fondazioni c’è Tononi
Per la carica di presidente della Cdp la mossa spetta alle Fondazioni bancarie, che hanno già designato Massimo Tononi, un uomo di finanza vicino a Romano Prodi, è stato suo assistente all’Iri e sottosegretario nell’ultimo governo del professore emiliano. Ha lavorato alla Goldman Sachs. Nato a Trento nel 1964, Tononi è stato eletto presidente di Mps il 15 settembre 2015, successore di Alessandro Profumo, ma si è dimesso dopo un anno – in pratica è stato cacciato – per le ingerenze del governo di Matteo Renzi e dell’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. E’ presidente di Prysmian.
Se tutte le caselle dovessero andare a posto le nomine del nuovo vertice della Cdp potrebbero essere fatte dopodomani dall’assemblea degli azionisti, rinviata più volte e ora fissata per il 18 luglio. E’ legato a questo traguardo anche l’annuncio del nuovo direttore generale del Tesoro.
Il direttore generale del Mef
L’intenzione di Tria, secondo indiscrezioni, sarebbe di promuovere il dirigente generale che si occupa di banche, Alessandro Rivera. Negli ultimi giorni, come Poteri Deboli ha raccontato ieri, è partito un siluro contro Rivera. L’ha sparato da Londra il finanziere Giuseppe Bivona, della società Bluebell Partners, che contesta a Rivera di essere stato il “braccio operativo” della politica degli ultimi governi sulle banche, in particolare sui disastri Mps e banche venete.
Palermo vuole un posto da a.d.
La scelta finale su Cdp dovrà tener conto anche delle aspirazioni del direttore finanziario, Palermo. Vorrebbe una promozione ad amministratore delegato. Se non dovesse riuscire a fare l’a.d. della Cdp, per il momento questa possibilità sembra preclusa, si racconta che avrebbe cercato di “prenotare” la casella di a.d. della Fincantieri, dove ha già lavorato. Il vertice Fincantieri scade l’anno prossimo.
Navi. Fabrizio Palermo (a sinistra) con Giuseppe Bono
Le mire di Bono su difesa e aerospazio
Le ambizioni di Palermo su Fincantieri lo avrebbero messo in rotta di collisione con Giuseppe Bono, il numero uno della società da 16 anni, quando fu scalzato da Finmeccanica per l’arrivo di Pier Francesco Guarguaglini. Il sogno di Bono sarebbe di ricreare intorno a Fincantieri un polo internazionale dell’industria della difesa e aerospazio, anche prendendosi pezzi del gruppo che ora si chiama Leonardo. In alternativa, a Bono piacerebbe andare al vertice di Leonardo al posto di Alessandro Profumo, non è l’unico che punta a quest’incarico. La carica non è in scadenza fino al 2020, ma M5S e Lega vorrebbero intervenire prima. Una partita che si giocherà da settembre.
La carica sulle Fs
L’altro dossier molto caldo è quello delle Fs. L’a.d. renziano Renato Mazzoncini è stato rinviato a giudizio per truffa a Perugia (una storia di contributi pubblici al trasporto regionale su gomma) e rischia di saltare. L’assemblea dei soci deve confermarlo o sostituirlo. E’ stata rimandata al 26 luglio. La Lega vorrebbe al suo posto l’avvocato Giuseppe Bonomi (ex Alitalia, ex Sea), si parla anche di una possibile candidatura di Flavio Cattaneo (marito dell’attrice Sabrina Ferilli e a.d. di Italo), mentre Mazzoncini sta resistendo con tutte le forze. Un altro nome che circola è quello di Maurizio Manfellotto, a.d. di Hitachi Rail Italy, l’ex AnsaldoBreda venduta da Finmeccanica ai giapponesi insieme al gioiellino del segnalamento Ansaldo Sts, che dopo la cessione ha smesso di crescere e ha visto peggiorare i risultati. Insieme a Mazzoncini potrebbe saltare anche Riccardo Monti, presidente di Italferr.
Bionico. Cristiano Ronaldo
Clima da calciomercato, ma senza “CR7”
Con questo clima da calciomercato (ma senza un “CR7”) e con molti manager intenti o a guardarsi le spalle o a cercare appoggi per promozioni o nuovi incarichi ci chiediamo: c’è qualcuno che si impegna a fondo per far crescere le aziende, migliorare i risultati e, se possibile, anche ampliare l’occupazione?