Arriva dalla Germania un’offerta di acquisto per il 49% di Oto Melara, l’ex società del gruppo Leonardo con base a la Spezia che produce cannoni, soprattutto navali, blindati insieme a Iveco Defence Vehicles, torrette utilizzabili per carri armati. Un tempo produceva carri armati per l’Esercito italiano, ma questa è una capacità ormai perduta.
Colosso delle armi terrestri
L’offerta arriva da Rheinmetall, colosso tedesco che è il numero uno degli armamenti terrestri in Europa, in grado di produrre carri armati, blindati come il moderno Lynx, munizioni, cannoni, obici come quelli di cui si è parlato per potenziali forniture all’Ucraina per colpire bersagli a distanza di 150-180 km.
Colosso tedesco. Armin Papperger
Profumo preferiva Knds
Dopo vari tentativi di corteggiamento, non graditi dall’a.d. di Leonardo, Alessandro Profumo, che non ha mai dissimulato di preferire un accordo con un altro gruppo europeo, Knds, nata dall’unione della tedesca Krauss-Maffei Wegmann con la francese Nexter (nel capitale c’è lo Stato francese e quindi è la Francia a comandare, anche se l’a.d. è tedesco), Rheinmetall ha deciso di passare ai fatti. Profumo era pronto a cedere la totalità o la maggioranza di Oto Melara a Knds, con i buoni uffici dell’advisor Rothschild Italia, al cui vertice c’è, come vicepresidente, un ex boiardo, Paolo Scaroni, che ha guidato Enel ed Eni nominato da Silvio Berlusconi. L’a.d. di Leonardo ha spiegato le ragioni della sua preferenza in un’audizione alla Camera prima di Natale, ha detto che con Knds il gruppo potrebbe rimanere fornitore per l’elettronica, mentre Rheinmetall è un concorrente in quest’area.
L’affondo di Papperger
Armin Papperger, a.d. del gruppo basato a Dusseldorf e Alessandro Ercolani, a.d. di Rheinmetall Italia, dove il gruppo tedesco ha circa 3.000 dipendenti in sei siti, hanno contattato diversi esponenti del governo e hanno esposto il piano tedesco: un’integrazione con la più piccola Oto Melara, con l’acquisto del 49% del capitale, con un piano industriale di sviluppo per lavorare a nuovi progetti di blindati su ruote (Infantry fighting vehicles) e carri armati, con un obiettivo finale, coinvolgere anche il gruppo italiano nel futuro progetto di carro armato pesante europeo che dovrebbe entrare in servizio non prima del 2035 Un progetto detto Mbt (Main battle tank) o Mgcs, per ora oggetto di un accordo esclusivo tra francesi e tedeschi, che però come accade spesso nei loro rapporti nella difesa (per esempio per il nuovo aereo da combattimento Fcas) passano più tempo a litigare che a fare accordi, pertanto ancora aperto alla partecipazione di altri soggetti.
Leonardo. L’a.d. Alessandro Profumo (secondo da destra)
Il governo “corregge” Profumo
Papperger ha incontrato sia il ministro della Difesa Lorenzo Guerini sia il responsabile del Mise, Giancarlo Giorgetti. A Poteri Deboli risulta che il governo nelle ultime settimane ha “corretto” la linea di Profumo, “spiegandogli” che per l’azienda spezzina Leonardo deve accettare anche altre offerte oltre alla preferita Knds. L’intenzione dell’esecutivo per ora è quella di non cedere la maggioranza del capitale a stranieri. Così, malgrado Profumo non ne fosse entusiasta, da Dusseldorf il 25 maggio gli è stata recapitata una lettera con l’offerta di acquisto del 49% di Oto Melara.
Prezzo indicativo 190-210 milioni
La lettera, firmata da due top manager del gruppo, assegna “una valutazione preliminare indicativa” (“prezzo indicativo”) tra 190 e 210 milioni di euro per il 49% delle azioni di Oto Melara, che adesso è un ramo d’azienda dentro Leonardo. Ma, se la cessione andasse in porto, verrebbe scorporata e diventerebbe una società autonoma. Queste cifre corrispondono a una valutazione dell’intera Oto tra 387,75 e 428,57 milioni.
Ex. Giuseppe Bono (a destra) con Fabrizio Palermo
Bisogna tener conto dei debiti
Questa valutazione è basata sull’enterprise value. Dunque nel fissare il prezzo preciso finale si dovrebbero sottrarre i debiti finanziari del ramo d’azienda e aggiungere la cassa (più alti sono i debiti e più basso diventerebbe il prezzo offerto “cash”, e viceversa). Nella lettera di offerta Rheinmetall spiega di non poter indicare dati più precisi perché non ha potuto avere accesso alla data room con i conti riservati di Oto Melara. Leonardo non l’ha consentito ai tedeschi, perché non erano graditi, mentre negli ultimi mesi del 2021 Profumo ha aperto la data room sia a Knds sia all’altro pretendente, Fincantieri, che poi si sarebbe fatta da parte per mancanza di risorse finanziarie. E dopo l’uscita dell’a.d. Giuseppe Bono Fincantieri sembra fuori della partita.
Offerta non vincolante, fino al 30 settembre
Per queste ragioni l’offerta di Rheinmetall non è vincolante. La lettera precisa che è una “Non-binding offer” (Nbo), con validità di quattro mesi, fino al 30 settembre 2022.
Rheinmetall parla di “mantenimento della piena sovranità dell’assetto industriale” di Oto Melara e dice che il suo attuale portafoglio di prodotti completerebbe i prodotti internazionali in aree chiave e rafforzerebbe reciprocamente sia Oto Melara sia Rheinmetall. Oto Melara rimarrebbe una società autonoma e indipendente.
Difesa. Il ministro Lorenzo Guerini
In Borsa Rheinmetall vale il 46% in più di Leonardo
Certo avendo un azionista come Rheinmetall che fattura nel terrestre 5,7 miliardi nel 2021 (oltre alla difesa ci sono ricambi nel settore automobilistico) e ha 23.945 dipendenti, in pratica è la metà di Leonardo ma molto più concentrata e redditizia, parlare di autonomia è relativo. Dall’inizio di quest’anno il valore delle azioni di Rheinmetall è aumentato del 133%, per gli annunci di forte aumento della spesa militare in Germania, una percentuale più che doppia rispetto alla crescita di leonardo (+60%). La capitalizzazione di Borsa dell’intera Rheinmetall è 8,55 miliardi, 2,70 miliardi in più di Leonardo (5,85 miliardi).
Fanno gola gli investimenti dell’Esercito
Una delle ragioni di interesse sia di Rheinmetall sia di altri possibili pretendenti, come Knds, sono i piani di investimento dell’Esercito italiano per rinnovare la flotta vetusta di carri armati. E’ urgente il requisito per rinnovare i carri leggeri Ariete, con una previsione di spesa di oltre 2,1 miliardi, per questo Rheinmetall potrebbe proporre il suo Lynx, già comprato dall’Ungheria e offerto all’Esercito tedesco. Ma il bersaglio grosso è un altro. Entro il 2030-2035 ci dovrebbe essere anche il rinnovo del carro pesante dell’Esercito. E’ soprattutto a questo che punta l’offerta Rheinmetall, come quella di altri pretendenti, perché gli investimenti totali italiani nel terrestre potrebbero oscillare tra 6 e 8 miliardi.
Advisor. Paolo Scaroni, vicepresidente Rothschild Italia
Il carro europeo
Se si facesse un’integrazione e uno sviluppo di tecnologie Oto potrebbe essere coinvolta nel futuro carro pesante europeo e anche l‘Italia, come Francia, Germania e altri paesi, potrebbe essere acquirente del nuovo veicolo. Con la concentrazione, la razionalizzazione produttiva e le economie di scala il nuovo carro dovrebbe costare meno ai contribuenti che se si facessero modelli distinti per ogni Stato. Almeno così dicono i manager dell’industria.
L’opzione sul 2% e la Wass
Rheinmetall è disposta anche a discutere in futuro un’opzione per aumentare la sua partecipazione del 2% se il governo è d’accordo, dunque fino al 51% di Oto Melara, nonché a definire congiuntamente un piano industriale dedicato per Wass, l’azienda di Livorno di armamenti subacquei, idoneo a trasformarsi in futuro in potenziale investimento.
Informati Guerini, Giorgetti e Franco
Papperger ha informato anche il governo con una lettera di suo pugno, in italiano, inviata il 31 maggio ai ministri Guerini (Difesa), Giorgetti (Mise) e Daniele Franco (Mef). Adesso tocca a Leonardo fare la prossima mossa.