Dopo le ospitate in tv soprattutto alla Rai grazie all’amicizia con Bruno Vespa a Porta a porta e con il direttore del Tg2, Gennaro Sangiuliano, per Roberto Napoletano è ora di tornare in un’aula di tribunale. E’ fissata per il 7 luglio la nuova udienza del processo all’ex direttore del Sole 24 Ore al tribunale penale di Milano. Napoletano è stato rinviato a giudizio il 29 ottobre 2019 per false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato. L’accusa è di aver gonfiato le dichiarazioni delle vendite del quotidiano politico, economico e finanziario, soprattutto con le copie e gli abbonamenti digitali, le cosiddette “copie taroccate”. Il giornalista si è proclamato innocente.
I patteggiamenti di Treu e Benedini
Napoletano è rimasto l’unico imputato. Il 29 ottobre 2019 il tribunale ha accettato la richiesta di patteggiamento dell’ex presidente Benito Benedini e dell’ex amministratore delegato, Donatella Treu. Così Benedini è stato condannato a un anno, cinque mesi e 20 giorni di reclusione, Treu è stata condannata a 20 mesi, nonché al pagamento delle spese sostenute dalle parti civili. Nessuno va in carcere perché è stato concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena. Anche la società Il Sole 24 Ore ha chiesto il patteggiamento, accolto dal tribunale, che ha disposto solo il pagamento di 50.310 euro di multa, “dando atto, al contempo, dell’idoneità delle misure rimediali adottate dalla società per rafforzare ed ottimizzare la propria integrità ed affidabilità”, afferma la relazione finanziaria annuale del gruppo editoriale per il 2019.
Processo. Roberto Napoletano, Donatella Treu, Benito Benedini
Giustizia-lumaca
Nell’udienza del 7 luglio si dovrebbe cominciare a parlare di fatti, dopo che le precedenti sono state dedicate alla costituzione delle parti civili. Il processo è cominciato il 16 gennaio. Ma in cinque mesi non si è parlato che di questioni procedurali. Un esempio plastico della giustizia-lumaca, con l’attenuante solo parziale del Coronavirus. Nell’ultima udienza, il 21 maggio, la seconda sezione penale del tribunale ha deciso l’ammissione di tutte le parti civili ad eccezione dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, escluso “per tardività della costituzione”, dice l’ordinanza del tribunale, che si può leggere aprendo il link qui sotto.
Napoletano-story, ordinanza del tribunale
La “tardività” dell’Odg Lombardia
La difesa di Napoletano aveva chiesto l’esclusione delle parti civili costituitesi in gran parte per l’udienza preliminare del 16 settembre e di quelle intervenute nel corso delle udienze dibattimentali del 16 gennaio 2020 e del 30 gennaio 2020, quando si è costituito l’Odg della Lombardia. Il collegio di tre giudici, presieduto da Flores Giulia Tanga, ha ritenuto “fondata l’eccezione di tardività della costituzione dell’Odg della Lombardia”, perché avvenuta nell’udienza del 30 gennaio, “in cui era prevista la discussione delle questioni preliminari già anticipate sulla costituzione delle parti civili che, per l’appunto, a norma di quanto previsto dall’art. 491 c.p.p., presuppongono l’avvenuta costituzione delle parti. (…) Né può valere a sanare la tardività della costituzione, il rilievo che l’udienza in questione sia stata poi rinviata per impedimento del collegio (…)”.
Copie taroccate? Il Sole 24 Ore
Opinioni divergenti
L’Odg lombardo, che è presieduto da un giornalista del Sole 24 Ore, Alessandro Galimberti, secondo i giudici si è mosso troppo tardi. La richiesta di costituirsi parte civile era stata decisa dal Consiglio dell’ordine lombardo a maggioranza, non c’è stata l’unanimità. Prima di sottoporre la questione al voto era già trascorso diverso tempo, ad avviso di alcuni iscritti troppo, in parte per le discussioni se la competenza fosse dell’Ordine lombardo o di quello del Lazio, al quale Napoletano è iscritto.
Parti civili ammesse
Il tribunale ha ammesso la costituzione di parte civile di sei dipendenti ed ex dipendenti del Sole 24 Ore, di cui alcuni giornalisti, Nicola Borzi, Alessandro Di Cagno, Vincenza Loddo, Roberto Galullo, Angelo Mincuzzi, Leonardo Sergio Cosmai, inizialmente tutti rappresentati dall’avvocato ed ex pm Antonio Di Pietro. Ammessi anche Alberto Annichiarico, giornalista del Sole 24 Ore, gli azionisti Caterina Zodda e Marco Bava, il rappresentante comune delle azioni di categoria speciale, Marco Pedretti.
Confindustria oggi. Il neopresidente, Carlo Bonomi
Confindustria
Gli avvocati di Napoletano, Guido Carlo Alleva e Edda Gandossi, avevano perfino “eccepito il preteso difetto di legittimazione” della Confindustria, che è l’azionista di maggioranza del Sole 24 Ore. Tra le motivazioni addotte dagli avvocati di Napoletano c’è una presunta duplicazione tra la costituzione di parte civile e l’azione di responsabilità deliberata dall’assemblea degli azionisti del Sole 24 Ore il 30 aprile 2019 (con il voto favorevole di Confindustria) con la quale è stato chiesto a Napoletano il risarcimento di danni per oltre 7,5 milioni di euro. Secondo il tribunale “sono del tutto indimostrati i pretesi profili di duplicazione rispetto all’azione risarcitoria che la difesa ritiene di provare con la nota di stampa del 30 aprile 2019 sull’intervenuta approvazione da parte dell’assemblea dell’azione di responsabilità nei confronti degli ex amministratori e del direttore responsabile”.
Confindustria ieri. L’ex presidente Vincenzo Boccia con la d.g. Marcella Panucci
Il Sole e la Consob
Anche la Consob si è costituita parte civile. La Commissione di vigilanza sulla Borsa _ si legge nella relazione al bilancio 2019 _ “ha anticipato che farà richiesta di citazione de Il Sole 24 Ore come responsabile civile; per l’effetto, quest’ultima verrebbe chiamata a rispondere, in via solidale con gli altri imputati, in qualità di responsabile civile ex art. 2049 c.c. per possibili danni provocati a terzi dai fatti di reato contestati”.
L’altra voce di Napoletano
Dopo essere stato estromesso dal Sole 24 Ore nel 2017, a causa delle indagini penali sulle copie taroccate (ma con un incentivo all’esodo di 700.000 euro), Napoletano è tornato direttore nell’aprile del 2019, alla guida del Quotidiano del Sud, un giornale diffuso in Calabria, Basilicata e Campania di cui il vulcanico giornalista ha varato un’edizione nazionale-panino, “L’altra voce dell’Italia”.
Confindustria domani. Luigi Abete
Gli amici di Napoletano in Confindustria
Per i prossimi passi della vicenda sarà importante osservare anche il comportamento di Confindustria, presso la quale Napoletano è sempre stato influente. Basta ricordare che l’ex direttore del Sole ha sempre avuto il sostegno del direttore generale dell’associazione degli industriali, Marcella Panucci, tuttora nel cda del quotidiano, e di Paola Severino, l’avvocato penalista che è vicepresidente della Luiss, l”università romana posseduta da Confindustria. La prof. Severino tutela Il Sole 24 Ore nei processi su Napoletano, ma aveva cominciato prima a curare gli interessi del Sole, già quando l’attuale imputato per le copie taroccate era direttore. Del resto Severino è sempre stata molto vicina all’ex direttore, almeno dai tempi in cui il giornalista era direttore del Messaggero, quotidiano di proprietà del costruttore Francesco Gaetano Caltagirone, di cui la prof. Severino è avvocato di fiducia.
Il ritorno di Abete
Un grande sostenitore di Napoletano è Luigi Abete, l’imprenditore grafico (la famiglia ha fatto fortuna con le commesse pubbliche, tra cui le schedine del Totocalcio) molto connesso nel milieu romano che è presidente della Bnl. Abete si è dimesso dal cda del Sole 24 Ore il 28 febbraio 2019 perché in disaccordo sull’azione di responsabilità contro Napoletano e gli ex vertici. Abete ha dato un sostegno importante per l’elezione del nuovo presidente di Confindustria, il lombardo Carlo Bonomi. Le quotazioni di Abete sono in crescita. Molti si chiedono se questo avrà un impatto sugli equilibri interni del gruppo editoriale e sul futuro di Napoletano.
Bonus. Giuseppe Cerbone
Toto-nomine
Secondo voci trapelate durante la campagna elettorale per Confindustria, in cambio del sostegno a Bonomi Abete avrebbe preteso di diventare presidente del Sole 24 Ore. La poltrona è occupata dal petroliere Edoardo Garrone, in tandem con l’a.d. Giuseppe Cerbone, il quale dopo aver incassato un bonus di 90mila euro per il 2019 (oltre allo stipendio fisso di 545mila euro lordi annui) vuole tagliare in modo pesante il costo dei giornalisti. Al momento l’ipotesi Abete-presidente sembra esclusa. Il cda scade nell’aprile 2022, ma le scelte del decisionista Bonomi sull’assetto del Sole 24 Ore non sono ancora state fatte. E la storia recente del gruppo editoriale mostra che spesso i presidenti e gli a.d. non sono arrivati alla scadenza naturale del mandato.