Gli Stati generali dell’economia organizzati dal governo a Villa Pamphili hanno tenuto banco per una settimana sui mezzi di informazione con annunci propagandistici, passerelle e molta fuffa, cioè il nulla. Qualche momento interessante però c’è stato. Imperdibile, per la gioia di chi ha potuto assistervi, l’incontro a porte chiuse tra il premier Giuseppe Conte e un gruppo di manager di Stato, i presidenti e gli amministratori delegati delle principali società controllate dal Mef, da cui si è capito come si relaziona Conte con i pezzi da novanta del capitalismo di Stato.
La convocazione dei boiardi
Sabato 22 giugno il premier ha convocato i boiardi di Stato per sollecitarli a presentare piani per il rilancio dell’economia dopo la pandemia. Insieme a Conte una mezza dozzina di ministri, tra cui Roberto Gualtieri (Economia), Stefano Patuanelli (Mise), Paola Pisano (Innovazione). I primi a parlare sono stati i vertici della Cdp, il presidente Giovanni Gorno Tempini (l’unico in videoconferenza) e l’amministratore delegato Fabrizio Palermo.
Palermo sconfina nella cyber security
La Cdp è la cassaforte del risparmio postale (soldi degli italiani) a cui il governo ha assegnato il compito di dispensare molti sussidi. Tra gli strumenti c’è il fondo patrimonio di 44 miliardi di euro per intervenire nel capitale delle imprese con più di 50 milioni di capitale. Palermo ha fatto un discorso che ad alcuni è parso piatto, sconfinando in argomenti come la cyber security, di competenza di altre società. Un tema molto caro a Leonardo-Finmeccanica, rappresentata dall’a.d. Alessandro Profumo, fresco di riconferma per un secondo mandato, insieme al nuovo presidente, il generale proveniente dall’Aise (più prosaicamente: i servizi segreti) Luciano Carta.
Lungo corso. Giuseppe Bono (a destra) con Fabrizio Palermo
Bono, manager di lungo corso
Quando è toccato a Fincantieri, la società controllata da Cdp che ha grandi progetti di espansione nella difesa e partecipa alla ricostruzione del Ponte autostradale di Genova, l’attenzione è stata catalizzata da Giuseppe Bono, l’ex d.g. dell’Efim ed ex a.d. di Finmeccanica che guida Fincantieri da 18 anni. Era il maggio 2002 quando ci fu lo scambio tra Bono e Pier Francesco Guarguaglini. Il primo passò da Finmeccanica alla società delle navi e il secondo da Fincantieri (che aveva risanato in tre anni) alla guida del gruppo dell’aerospazio e difesa. Per usare una metafora calcistica attuale, ci fu qualcosa di simile allo scambio dei centrocampisti Pjanic e Arthur tra Juventus e Barcellona, in quel caso senza plusvalenze né taroccamenti di bilancio. Bono ha fatto notare ai presenti di essere un manager di lungo corso: “Non parlo perché qui sono il più anziano, ma perché da 40 anni sono seduto a questi tavoli“. Una frase che ha provocato molti sorrisetti ironici. Durante il discorso di Bono c’è stata qualche frecciatina ironica di Conte, sempre con il sorriso.
Starace e Descalzi
Quando è toccato all’a.d. dell’Enel, Francesco Starace, Conte ha detto: “Adesso la parola all’immarcescibile Starace“. Poi Claudio Descalzi, l’a.d. dell’Eni che per farsi confermare nell’incarico nonostante le pendenze giudiziarie ha mobilitato il Pd, dal ministro capodelegazione Dario Franceschini al commissario europeo Paolo Gentiloni al segretario Nicola Zingaretti. Descalzi è sotto processo a Milano per l’accusa di corruzione internazionale per una presunta tangente da un miliardo e 92 milioni di dollari che l’Eni avrebbe pagato in Nigeria quando l’a.d. era Paolo Scaroni e Descalzi il numero due. Inoltre è indagato dalla Procura di Milano per omessa comunicazione di conflitto d’interessi per appalti petroliferi in Congo affidati dall’Eni a società che fino all’aprile 2014, una settimana prima della sua nomina, erano riconducibili alla moglie, la congolese Marie Madeleine Ingoba. “Anche lei è là da molto tempo”, gli ha detto Conte.
Lady Eni. Marie Magdalene Ingoba
Confermati ma non amati?
Sia Starace sia Descalzi sono stati appena confermati dal governo per un altro triennio. Il primo mai messo in discussione, il secondo ha faticato per tagliare il traguardo. Sono stati affiancati da nuovi presidenti scelti dal M5S: Michele Crisostomo all’Enel, Lucia Calvosa all’Eni. Entrambi erano stati nominati a.d. dal governo Renzi nel 2014 e confermati da Gentiloni nel 2017. Questo è il terzo mandato. Le punzecchiature di Conte, più ironico con Descalzi e rispettoso verso Starace, hanno dato ad alcuni l’impressione che “l’avvocato del popolo” li consideri un filo ingombranti. O forse è solo un’impressione. Chissà…