La Vitrociset sta per cambiare proprietario. Edoarda Crociani, la vedova di Camillo Crociani, ex manager pubblico che guidò la Finmeccanica dal 1974 al 1976 e fu coinvolto nel caso di corruzione noto come scandalo Lockheed, ha raggiunto l’accordo per cedere l’azienda informatica attiva nella difesa, spazio, sicurezza e traffico aereo.
Il compratore, secondo indiscrezioni, è Antonio Di Murro, un imprenditore che non ha attività nell’aerospazio e difesa. Di Murro avrebbe attività imprenditoriali a Colleferro e sarebbe presente nel Tecnopolo di Roma.
Non ci sono conferme ufficiali. Tuttavia secondo fonti autorevoli l’accordo per la cessione è già stato firmato tra Crociani e Di Murro. Si parla di un prezzo di 50 milioni di euro per tutte le attività industriali di Vitrociset, compresi gli immobili, lo stabilimento di via Tiburtina e quello non più utilizzato di via Salaria. Gli immobili dal 28 marzo scorso sono stati scorporati dalla parte industriale con una scissione parziale e trasferiti in una nuova società, la Ciset Srl.
Holding olandese
Entrambe le società sono controllate dalla famiglia Crociani attraverso una holding olandese. Sarebbe questa l’oggetto della cessione, con dentro le partecipazioni di controllo, pari al 98,5%, nelle imprese italiane. Questo schema creerebbe una vantaggio fiscale per il venditore, perché in Olanda le tasse sulle plusvalenze sono più basse che in Italia, in alcuni casi pari a zero. Edoarda Crociani (nella foto in alto insieme a Michele Vietti) vive tra il Principato di Monaco e la sua abitazione ai Parioli, a Roma.
Segreti. La sede di Vitrociset in via Tiburtina a Roma
Vicino a Moffa
Di Murro è considerato vicino a Silvano Moffa, un esponente politico di centrodestra che è stato sindaco di Colleferro, presidente della Provincia di Roma dal 1998 al 2003, sottosegretario alle Infrastrutture dal 2004 al 2006, deputato dal 2006 al 2013 con Alleanza nazionale.
Il golden power del governo
Il passaggio di proprietà non è ancora avvenuto. L’operazione deve ancora superare alcuni passaggi formali. Dovrà essere notificata anche al governo, perché siccome l’azienda opera nella difesa e sicurezza nazionale il governo può esercitare i poteri previsti dalla legge del 2012 sul “golden power”, che ha sostituito la “golden share”. Il governo potrebbe imporre al compratore una serie di condizioni da rispettare, per esempio vietare il trasferimento di attività all’estero, salvaguardare le capacità tecnologiche e gli investimenti in settori delicati. Più difficile che il governo eserciti il diritto diveto, poiché l’acquirente non è straniero. Ma visto quello che è successo in Francia con il tentativo di Fincantieri di comprare Stx e la vicenda Vivendi-Telecom, c’è da aspettarsi un controllo penetrante nella fase di valutazione del governo.
Leonardo alla finestra, pensando a parare i colpi dalla Francia
Un passaggio toccherà anche Leonardo, l’ex Finmeccanica. Il gruppo pubblico detiene l’1,5% di Vitrociset e della “sorella” immobiliare Ciset, in base agli accordi potrebbe esercitare un diritto di prelazione. Non sembra tuttavia che ci sia l’intenzione di farlo. Sarà il nuovo a.d., Alessandro Profumo, a dire la parola definitiva.
Profumo oggi arriverà a Londra al salone Dsei, mentre è impegnato in dossier ben più impegnativi, come le ipotesi di accordo tra Fincantieri e governo francese su Stx che, da quanto è dato conoscere, avrebbero ripercussioni negative sulle attività industriali del gruppo Leonardo.
I precedenti tentativi, dai francesi a Chicco Testa
Dopo diversi approcci andati a vuoto, dal gruppo francese Atos a un’azienda di Pomezia, la Ads, vicina a Matteo Renzi (l’anno scorso vi era entrato come socio al 5% e vicepresidente Chicco Testa), poi i contatti con fondi di investimento (Armonia Sgr, di cui è amministratore delegato Alessandro Grimaldi), Vitrociset dovrebbe quindi trovare un nuovo approdo.
Cacciabombardiere. L’F-35 prodotto da Lockheed, con la collaborazione di diverse aziende italiane, tra cui Vitrociset
Tra i clienti le forze di polizia, la Nato, Banca d’Italia
Vitrociset ha rapporti con il ministero della Difesa, gestisce il poligono militare di Salto di Quirra in Sardegna, con la Nato, con l’Enav, gestisce la rete dati di forze di polizia e Banca d’Italia. Ha attività importanti spaziali, nei sistemi di terra del centro di lancio a Kourou in Guyana. Collabora alla produzione di componenti per il cacciabombardiere americano F-35, fornisce i “cart”, gli apaprati ausiliari a terra da 7 tonnellate del supercaccia.
Bilancio 2016: su gli ordini, giù ricavi e profitti
L’anno scorso il gruppo ha acquisito ordini per 197,6 milioni di euro, in crescita di 18 milioni sul 2015 e ha un portafoglio ordini di 309 milioni. Il giro d’affari è diminuito da 176,8 a 163,1 milioni (valore della produzione). I ricavi di vendita consolidati sono diminuiti da 170 a 156 milioni. L’utile oeprativo (Ebit) è diminuito da 14,9 a 9,7 milioni. L’utile prima delle tasse è diminuito da 8,7 a 5,3 milioni, l’utile netto è diminuito da 4,48 a 2,1 milioni. Sotto la guida dell’a.d. Paolo Solferino l’azienda ha affrontato un piano di riorganizzazione, i dipendenti sono 826.
Adesso il governo, il ministero della Difesa e dell’Economia dovranno rispondere a questa domanda: Di Murro, che si è già presentato in vari ambienti per accreditarsi come il compratore, è l’uomo giusto per gestire un’attività industriale così sensibile?